Continuiamo a chiederci se veramente ce lo meritiamo, ma intanto spuntano come funghi su tutto il territorio nazionale esposizioni di ogni taglio e genere per celebrare i 150 anni dell’Unificazione Italiana. La storia, l’enogastronomia, l’illustrazione, le industrie, il design: quasi tutti gli aspetti della nostra Patria sono stati messi in mostra, con quella fierezza e orgoglio nazionale che non sempre ci accompagna.
La Gagosian Gallery ha raccolto una rosa di artisti “da manuale” e li ha uniti nella loro passione per il Bel Paese. Partendo dalla convinzione che l’Italia è un “caso unico di continuità storica e artistica, che l’ha resa punto di riferimento e d’attrazione per gli artisti visivi di tutto il mondo occidentale”, come afferma il curatore Mario Codognato. L’esposizione vuole tracciare un percorso artistico che restituisca il vissuto sentito di alcuni dei maggiori artisti degli ultimi sessanta anni che dall’Italia, la sua cultura e i suoi artisti, hanno preso spunto per la loro produzione. Nulla di nuovo: un Grand Tour in chiave contemporanea, solo che in quest’epoca viaggiare è più facile e alla portata di tutti.
La confusione e l’eterogeneità italiane sono perfettamente riportate all’interno degli splendidi spazi della Galleria. Non potevano mancare Leonardo, Caravaggio e De Chirico, rispettivamente reinterpretati da Duchamp(Blainville-Crevon, 1887- Neuilly-sur-Seine, 1968), Cindy Sherman(Glen Ridge, 1954) e Andy Warhol (Pittsburg, 1928- New York, 1987). A questo punto non può non balzare alla mente l’ironia de L.H.O.O.Q. (1964), la Monna Lisa duchampiana che dell’icona leonardesca ne ha fatto una beffa. Il bacchino caravaggesco della Sherman, Untitled, (1990) non è più malato, ma decisamente ammiccante e dalla connotazione (omo)sessuale molto più definita. Come Marilyn, Che Guevara e Mao, anche Ettore e Andromaca di De Chirico – The Two Sisters (After de Chirico), 1982 – e di nuovo la Gioconda – Four Mona Lisas, 1978 – sono stati ritratti in serie da Andy Warhol. Ancora, Roy Lichtenstein (New York, 1923- New York, 1997)si rifece a Carlo Carrà  con Study for the “Red Horseman” Carlo Carrà , 1913, del 1974; Richard Prince (Panama, 1949) al Canova (Venere del Canova, 1989) ; Jean-Michel Basquiat (Brooklyn, 1960- New York, 1988) all’archeologia romana (Rope of Roman Torsos, 1982).
Cos’altro ancora poteva andare nel calderone? Rauschenberg(Port Arthur, 1925- Captiva Island, 2008), che omaggiò Venezia; Richard Serra(San Francisco, 1939), Italo Calvino; Mike Kelley(Detriot, 1954), Pasolini. Si passa poi alla gastronomia e ai prodotti italiani della nostra Italia bella: il limone di Capri secondo Joseph Beuys(Krefeld, 1921- Dusserldorf, 1986), e il pesce napoletano secondo Damien Hirst(Bristol, 1965).
Non ci si aspettava la sublime veduta della campagna romana, ma l’orizzonte italiano in alcuni momenti forse lo si perde. La Gagosian Gallery non ha bisogno di grandi collettive, né di celebrazioni; ancor meno si richiede un’uniformazione alla tendenza tematica del momento. Meglio l’ordine e la chiarezza delle grandi personali che mai hanno lasciato il pubblico insoddisfatto.
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mostra visitata il 17 giugno 2011
dal 27 maggio al 29 luglio 2011
Made in Italy.
A cura di Mario Codognato.
Gagosian Gallery
via Francesco Crispi 16, Roma
Orario: martedi – sabato dalle 10:30 alle 19:00 o su appuntamento; lunedì – venerdì 10.30 – 19.00 o su appuntamento.
Info: 06 42086498; roma@gagosian.com
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