Categorie: altrecittà

Fino al 3.VI.2001 | Una mostra bellissima | Bergamo, Pal. della Ragione

di - 9 Maggio 2001

Accostamenti e forzature
La vastità della Sala dei Giuristi colpisce il visitatore con la magnificenza del suo spazio e degli affreschi che ne decorano le pareti. L’arte contemporanea, in questo luogo, resta in secondo piano, la sua presenza sembra del tutto casuale. Come oggetti appoggiati alle pareti o dimenticati da un operaio distratto, i pezzi di Garutti, Paladino, Pistoletto e Spalletti perdono di forza, di valore comunicativo.
Ci si avvicina ai significativi “specchi” di Pistoletto, lastre di acciaio lucidate e specchianti che non riescono però nell’intento di portare l’osservatore in un altro luogo, di ingabbiarlo, di porlo di fronte ad una situazione diversa, proprio perché lo spazio circostante prevale sull’alterità creata dall’artista. L’effetto straniante non funziona, la riflessione è sussurrata, suggerita, ma non riesce a coinvolgere, proprio perché ad ogni opera esposta viene tolto il protagonismo dimensionale. Lo stesso si può dire per le “stanze” e il “Mobile” di Garutti e per i volumi di Spalletti, la cui tridimensionalità svanisce nella colorazione pastello, la cui presenza si nota appena. Perché è stato scelto questo luogo, perché, in ogni caso, le opere non sono state diversamente contestualizzate, perché non si riesce a focalizzare la propria attenzione su queste ricerche che hanno un importante valore spaziale? Il rapporto diretto con l’opera si fa più intenso, anche se non ancora totale, nella vicina Sala delle Capriate, la cui dimensione, più raccolta, riesce a farne risaltare meglio il valore semantico. Anche qui, come nella sala precedente, i pezzi che riescono a mantenere una propria identità, pur nelle dimensioni esigue, sono i “Dormienti” di Mimmo Paladino, opere frutto, probabilmente, della recente riflessione dell’artista sull’uomo contemporaneo, fatto a pezzi, sezionato, trafitto da numeri e informazioni. Altra domanda: perché accostare opere con datazioni tanto lontane le une dalle altre? Perché presentare gli specchi di Pistoletto, realizzati tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’70, con i pezzi del 2000 di Paladino, quelli degli anni ’90 di Garutti e di Spalletti? Al di là del piacere di osservare da vicino le opere di questi artisti, protagonisti del panorama italiano a partire dagli anni Sessanta, di poter confrontare il loro linguaggio, la riduttività dell’esposizione, la sua genericità, il numero di punti interrogativi che rimangono senza risposta resta comunque eccessiva per una mostra che si pone l’obiettivo di indagare il “concetto di bellezza come di qualcosa che modifica la nostra vita, che rende sensibile il nostro sapere, che agita le nostre passioni”.

Link correlati:
www.accademiacarrara.bergamo.it

Francesca Pagnoncelli




Fino al 3 giugno 2001
Bergamo, Palazzo della ragione, Piazza Vecchia, tel.035.399527, e-mail: gamcsegr@accademiacarrara.bergamo.it . Orario d’apertura: martedì, giovedì e domenica 10-19; venerdì e sabato 10-22.30; chiuso il lunedì. Ingresso: 5.000 lire


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  • Più guardo questa mostra e più mi sento serena, respiro la sacralità del posto, delle opere che sembrano volerci comunicare la loro poesia, la spiritualità dell'arte. Maria Pezzica

  • Si, capisco cosa vuoi dire; o, almeno, credo di capire. Mi piace come scrivi.
    ciao

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