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fino al 3.XI.2002 Carlo Carrà – Il realismo lirico degli anni Venti Aosta, Centro Saint-Bénin
altrecittà
Opere futuriste, metafisiche e primitiviste fanno da sfondo agli anni del realismo lirico. Sessanta lavori tra dipinti e disegni, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e internazionali, documentano ad Aosta lo straordinario talento di Carlo Carrà...
Nell’ambito di un approfondito excursus che prevede l’esposizione di opere futuriste, metafisiche primitiviste, l’attenzione della mostra Carlo Carrà. Il realismo lirico degli anni Venti si concentra, in particolare, sugli anni del realismo lirico, dai quali emerge un nuovo approccio nei confronti della natura e del paesaggio. Difatti, principio fondamentale delle mie ricerche – scriveva il maestro nel 1943 all’interno della sua autobiografia ‘La mia vita’ – era di fermare la commozione suscitata nel mio animo dalla contemplazione del paesaggio.
Il progetto vuole essere l’occasione per rileggere la figura di Carlo Carrà partendo da Ritratto del padre del 1903 per giungere sino a La stanza del 1965. In quest’arco temporale vengono presentate le tappe fondamentali della sua ricerca attraverso una serie di opere degli anni Dieci come Piazza del Duomo a Milano del 1910, Ritmi di oggetti del 1911, Il fiasco del 1915 e Ricordi d’infanzia del 1916.
La mostra dedica poi un’attenzione particolare alla stagione degli anni Venti e alla ricerca postmetafisica dell’artista. L’anno spartiacque può essere considerato proprio il 1922 quando Carrà decise di staccarsi definitivamente dalle esperienze di gruppo per iniziare una ricerca autonoma. 1922: questa data segna la mia ferma decisione di non accompagnarmi più ad altri, di essere soltanto me stesso.
Di quest’epoca, caratterizzata da un solitario colloquio con la natura intesa nella sua dimensione emozionale, ma anche plastica e volumetrica, sono esposte ad Aosta 25 opere di notevole significato tra cui I Dioscuri (1922), Il mulino delle castagne (1925), Il piccolo Cinquale e L’Attesa (1926), oltre ad Autunno in Toscana (1927).
Il capolavoro? Le Vele del 1926, opera appartenuto al fondatore dell’Eni Enrico Mattei, già esposto alla Biennale di Venezia del 1938 e alla mostra di Palazzo Reale del 1962 – e da allora scomparso dalle mostre pubbliche. Una tela che rappresenta quattro vele che sembrano scolpite in un paesaggio fermo nel tempo, deliziando lo spettatore di momenti di sospensione poetica all’interno di un linguaggio profondamente innovativo.
A testimoniare gli anni Trenta vengono proposte invece opere quali La lavanderia (1930), Fondamenta nuove (1931) e Nuotatori (1932). In quest’ultima composizione, proveniente dalla collezione Giovanardi, si sintetizza la problematica visione neoprimitivista e monumentale della cultura artistica italiana che si caratterizzava per un processo di semplificazione delle forme umane e di confronto con il mistero della natura. Non manca, infine, qualche sintetica testimonianza dell’ultimo periodo della sua ricerca narrata attraverso opere emblematiche come Venere Anadiomene II (1944), Ultimo Capanno (1963) e La stanza dipinto da Carrà nel 1965, l’anno prima della sua scomparsa.
Un’altra peculiarità della rassegna aostana è quella di presentare una serie di ritratti e autoritratti sottolineando le caratteristiche psicologiche di un’indagine che prende le mosse dalla parte più segreta dell’io. Così, sono state raccolte in una sezione apposita una serie di testimonianze tra cui l’Autoritratto del 1949-51 proveniente dagli Uffizi di Firenze – in cui il pittore si coglie frontale con la tavolozza e il pennello tra le mani, il camice bianco di materia fluida e il basco in testa. In questa sezione non mancano nemmeno gli omaggi a Carrà di Filippo Tommaso Marinetti, Filippo De Pisis e degli scultori Bruno Calvani, Giacomo Manzù e Marino Marini. Di quest’ultimo viene esposto il Ritratto di Carrà in bronzo del 1946, che rappresenta forse la più acuta descrizione su Carrà uomo che sia mai stata fatta da un artista.
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Visita il sito della mostra
roberto sommariva
Carlo Carrà. Il realismo lirico degli anni Venti
Centro Saint-Bénin, Aosta. Fino a domenica 3 novembre 2002.
Aperto tutti i giorni, ore 9.30 – 12.30 e 14.30 – 18.30
Ingresso: Intero € 3; ridotto € 2; cumulativo con le mostre Glassway e Michele De Lucchi: Intero Euro 8,50; ridotto Euro 5,50. Catalogo: Edizioni Gabriele Mazzotta. Informazioni: tel. 0165.27268; ufficio mostre
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