“Hi and Bye” è un’espressione gergale americana, certamente più raffinata rispetto alla nostrana “sveltina”, ma altrettanto caustica nel sottolineare l’annullamento nel tempo di un atto che non vuole lasciare nessuna traccia di sé. Come vuole la struttura economica del capitalismo più evoluto, che riduce l’uomo ad una sola dimensione, è la fretta a dettare i ritmi vitali: più si è veloci e più si produce e non si capisce perché il commercio sessuale non dovrebbe sottostare alle comuni leggi dell’economia del mercato.
Eloisa Gobbo (Casalserugo, Padova, 1969), che si è accostata al mondo della prostituzione a partire dal ‘94, sia in strutture assistenziali sia tramite la sua arte con il progetto Street’s Stories, ne interroga i meccanismi sociali senza pietismo o accondiscendenza, né tantomeno con piglio inquisitore, ma con uno sguardo analitico. Nella serie Hi and Bye, così come nel ciclo Clandestine del sesso (sei acrilici dal formato quadrato) appaiono frammenti di volti, in genere visi tagliati a metà, volutamente anonimi, spesso seri, più raramente sorridenti: sono i ritratti di donne che si guadagnano da vivere grazie alla compravendita del sesso, ma non per questo prive di dignità. “Tante prostitute che ho conosciuto non erano affatto delle puttane, perché non vendevano i propri ideali e le cose in cui credevano” dichiara l’artista.
Gobbo pone dei quesiti etici e sociali, esaminando un concetto di prostituzione che pare estendersi oltre la sfera squisitamente sessuale, abbracciando ogni ambito in cui la rinuncia a qualcosa di sé, la svendita del proprio essere più profondo, avviene in cambio di un beneficio materiale. Non c’è ipocrisia, non c’è giudizio, solo ragionevoli dubbi.
Cos’è l’amore? Cos’è il sesso? Dove comincia il pregiudizio e dove l’oscenità? Da dove vengono i principi morali che definiscono cosa possa e cosa non possa essere oggetto di lucro? Recentemente un uomo ha dovuto risarcire la moglie per non aver adempiuto ai suoi obblighi di marito. Se la legge ha deciso che è necessario pagare la propria sposa per non aver fatto sesso con lei, perché inorridire di fronte a donne che (quando è per scelta), al contrario rispettano una transazione dando piacere in cambio di denaro?
Indubbiamente un tema scottante. Ma trattato nella maniera più tradizionale possibile, con il pennello che si sofferma a piccoli tocchi sui lineamenti tipici delle donne africane, col colore che ne stempera la gravezza in solare normalità.
Quasi ornamentale la serie Public release, che rivela l’anima da decoratrice dell’artista, sostanzialmente moderna, fortemente ispirata dalla computer graphic, ma radicata nella Poesia Visiva e nell’inestricabile legame tra il messaggio e la sua manifestazione in immagine.
Anche in questo senso i suoi slogan, i suoi aforismi racchiusi entro una veste gioiosa, fatta di bande di colore, di arabeschi, di volute floreali, donano una certa levità a considerazioni mai scontate, forse venate da un cinismo forte della riflessione, vicine, per stessa ammissione dell’artista ai Truism di Jenny Holzer. Un cenno merita il catalogo, deliziosa brochure che nel formato da CD booklet, ripropone il vigore cromatico degli acrilici.
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www.eloisagobbo.it
thelma gramolelli
mostra visitata il 6 aprile 2005
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ciao sergio!!!