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16
aprile 2008
fino al 30.IV.2008 L’Arca Bari, Marilena Bonomo
altrecittà
Un curioso serraglio, per un caos tutto estetico. Nella pionieristica galleria barese, un gioco-pretesto linguistico diventa spunto tematico. Animali d’ogni specie raccolti in un’Arca contemporanea. Grazie all’apporto di artisti storicizzati ed emergenti...
È un’istituzione dal 1971, la galleria barese. Tutta l’arte è passata da qui: quella blasonata -con nomi quali Boetti e Fabro, LeWitt e Kounellis– e quella emergente pugliese, ormai maturata sotto l’ala protettrice di Marilena Bonomo, al cui mecenatismo si deve la nota rassegna Arte & Maggio; la donazione alla Sala Murat del Wall drawing di Sol LeWitt, durante la collaborazione con Ludovico Pratesi; il vanto di antiche amicizie, come quella con Achille Bonito Oliva, che nel 1992 ne celebrò il ventesimo anniversario. In attesa di un nuovo evento istituzionale, se ne assaggia la ricca storia nella rassegna al secondo piano di via dell’Arca, strada che si fa pretesto delle trentaquattro opere esposte: solo animali per soggetto.
Molti gli artisti di area barese e meridionale: si va dalla delicatezza emotiva di Agnese Purgatorio al segno dinamico, sorretto da un colore ridotto all’osso, di Annalisa Pintucci; dalle metafore libertarie nella fotografia di Angela Cioce agli archetipi da “realismo magico”, al limite dell’astrattismo, del compianto Biagio Cardarelli; dalla tipica, goffa chimera in legno dipinto di Franco Dellerba alla pittura classica e al segno forte di Carlo Fusca; dalle illusioni percettive fatte di velature e sovrapposizioni di Pippo Patruno alle trame delicate di Paolo Lunanova o di Giuseppe Caccavale, fino al grafismo ricercato di Tullio De Gennaro.
Ma Galleria Bonomo significa anche contemporaneo appetibile, per un collezionismo che ama sia le trasgressioni ormai storicizzate che la cura artigianale e la multiculturalità: allinea, perciò, l’orientaleggiante gouache di D.G. Choegyal Rinpoche, la crudezza degli scatti di Carol Huebner Venezia o William Wegman, una paperella di Liliana Porter, una sfinge di Kiki Smith, una lumaca di Tristano di Robilant, un gatto di Kazuko Miyamoto, ramarri-gioiello di Maria Pertosa, oche della Blondal, la “reliquia” di Meret Oppenheim, una poetica testa di cavallo nonfinito dello scomparso Giacinto Cerone.
Sculture, ma anche tanti disegni, fotografie, tecniche miste, nel variegato zoo: distinguiamo il cinghiale di Ingar Krauss, i pulcini di Ingeborg Lusher, la tigre di Irene Kung, il picchio di James Brown, le farfalle di Matteo Montani, uno strano essere-contenitore di Coralla Maiuri, le bestie selvatiche nella tundra di Mario Giacomelli.
Autentiche chicche, un mosaico che racchiude tutto l’immaginario iconografico di Mimmo Paladino, gli uccelli allineati su fondo giallo per mano di Enzo Cucchi, un serraglio multicolor, ordinato e disordinato, come consono all’autore Alighiero Boetti, e un cervo a puntasecca del più puro dei naïf, Antonio Ligabue.
Molti gli artisti di area barese e meridionale: si va dalla delicatezza emotiva di Agnese Purgatorio al segno dinamico, sorretto da un colore ridotto all’osso, di Annalisa Pintucci; dalle metafore libertarie nella fotografia di Angela Cioce agli archetipi da “realismo magico”, al limite dell’astrattismo, del compianto Biagio Cardarelli; dalla tipica, goffa chimera in legno dipinto di Franco Dellerba alla pittura classica e al segno forte di Carlo Fusca; dalle illusioni percettive fatte di velature e sovrapposizioni di Pippo Patruno alle trame delicate di Paolo Lunanova o di Giuseppe Caccavale, fino al grafismo ricercato di Tullio De Gennaro.
Ma Galleria Bonomo significa anche contemporaneo appetibile, per un collezionismo che ama sia le trasgressioni ormai storicizzate che la cura artigianale e la multiculturalità: allinea, perciò, l’orientaleggiante gouache di D.G. Choegyal Rinpoche, la crudezza degli scatti di Carol Huebner Venezia o William Wegman, una paperella di Liliana Porter, una sfinge di Kiki Smith, una lumaca di Tristano di Robilant, un gatto di Kazuko Miyamoto, ramarri-gioiello di Maria Pertosa, oche della Blondal, la “reliquia” di Meret Oppenheim, una poetica testa di cavallo nonfinito dello scomparso Giacinto Cerone.
Sculture, ma anche tanti disegni, fotografie, tecniche miste, nel variegato zoo: distinguiamo il cinghiale di Ingar Krauss, i pulcini di Ingeborg Lusher, la tigre di Irene Kung, il picchio di James Brown, le farfalle di Matteo Montani, uno strano essere-contenitore di Coralla Maiuri, le bestie selvatiche nella tundra di Mario Giacomelli.
Autentiche chicche, un mosaico che racchiude tutto l’immaginario iconografico di Mimmo Paladino, gli uccelli allineati su fondo giallo per mano di Enzo Cucchi, un serraglio multicolor, ordinato e disordinato, come consono all’autore Alighiero Boetti, e un cervo a puntasecca del più puro dei naïf, Antonio Ligabue.
giusy caroppo
mostra visitata il 15 marzo 2008
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Sol LeWitt e Mimmo Paladino a Bari
dal 15 marzo al 30 aprile 2008
L’Arca
Galleria Marilena Bonomo
Via Nicolò Dall’Arca, 19 -70121 Bari
Orario: da lunedì a sabato ore 11-13 e 17-20.30
Ingresso libero
Catalogo con testi di Marilena e Silvana Bonomo, Edoardo Winspeare, Gianrico Carofiglio
Info: tel. +39 0805210145; fax +39 0805217508; galleria.bonomo@tin.it; www.galleriabonomobari.it
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