Categorie: altrecittà

fino al 30.IX.2010 | Jannis Kounellis | Bari, Teatro Margherita

di - 16 Settembre 2010
Il Teatro Margherita è al centro
di un dibattito per la sua recente acquisizione comunale, a fronte di un
baratto del bene demaniale con ex Frigorifero e Centrale del latte; l’amministrazione
dovrà garantirne “manutenzione, custodia e fruizione pubblica”. Una responsabilità economica
nonché culturale, in quanto sarà destinato principalmente all’arte
contemporanea; tutor dell’operazione Vito Labarile, delegato anche per uno studio di
fattibilità di un futuribile Museo d’arte contemporanea a Bari.

Così, il sito sperimentato dal
Premio Lum accoglie, come ouverture, Jannis Kounellis (Pireo, 1936; vive a Roma): un’esposizione
dilatata fra esterno e interno, che esalta la coerenza tra i media sfruttati dal veterano dell’Arte
Povera e la struttura nuda, con cemento a vista, degli interni del dimesso
teatro liberty. Kounellis piega al suo imponente progetto la potenza
scenografica delle architetture, separando in tre momenti la sua scrittura
espositiva: nel foyer, nel corridoio e nella platea.

Nello spazio circolare assembla
sedici pesanti cavalletti in ferro, che sostengono tanatologici pannelli che “soffocano”
vecchi cappotti maschili; il pathos è dato dell’assenza della “presenza” umana.
Gli inquietanti moduli creano una sorta di girotondo statico, accentuato dal
gigantismo. Il grande greco soprassiede sul significato dell’opera: allusione
alla sua pittura “tridimensionale” o alla tradizione artistica “da cavalletto”,
non è dato sapere; certa è l’atavica “uscita dal quadro”. A farne progetto
architettonico è il posizionamento di putrelle d’acciaio a mo’ di croce
inclinata – analogamente aveva fatto a Città del Messico nel 1999 – puntata
verso un transetto che porta alla cavea, abitato da ganci da macello e giacche
nere, memoria della “classe morta” di Tadeusz Kantor.

Soluzione meno incisiva, rispetto
alla maestosa installazione della platea, richiamo iconografico di una
soluzione del 1995 per l’Hamburger Kunsthall di Amburgo, carica dell’immaginario
polimaterico di Kounellis: lastre di ferro e sacchi di juta colmi di carbone. I
dodici possenti moduli sono scientificamente posizionati quali precarie vele,
tanto da apparire in bilico, come le smisurate staffe di ferro che si
allungano, trasversalmente, a varcare squarci nel soffitto. Un’opera che lascia
senza fiato, che vive nello spazio, in altezza come in profondità, a destra
come a sinistra.

La rappresentazione plastica del
dramma, messa in scena da Kounellis, si esplica quindi tra finzione (teatro) e
reale, perché si estende anche al luogo di aggregazione per eccellenza che è
piazza del Ferrarese: qui un mastodontico box in ferro raccoglie carbone,
rievocazione in nero della storica Cotoniera (1968); in dialogo con il Palazzo
del mercato del pesce, cui è adiacente, poco illuminato di sera, è come
assorbito dalla luce meridiana che imbianca l’ariosa piazza di giorno.

Un coraggioso esperimento di arte
pubblica, che avrebbe necessitato di maggiore sensibilizzazione del tessuto
sociale e di un supporto didattico mirato, onde evitare inconcepibili scempi,
come quello messo in atto con vernici spray sul monumento temporaneo.

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il 15 maggio 2010


dal 15 maggio al 20 settembre
2010

Jannis Kounellis a Bari

a cura di Annamaria Maggi e
Vito Labarile

Teatro Margherita

Piazza IV Novembre – 70121 Bari

Orario: da martedì a domenica
ore 10-13 e 17-21

Catalogo Silvana Editoriale

Info: info@disegnoinsegno.net

[exibart]

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