In maniera essenziale e significativa, i disegni esposti presso la Rocca Albornoziana di Spoleto testimoniano alcuni momenti del percorso artistico intrapreso da Michelangelo lungo il corso della sua vita. Le testimonianze grafiche, di indiscutibile valore, assumono inoltre una “romantica” importanza anche per il fatto che l’artista Michelangelo (Caprese – ar -1475 – Roma 1564), secondo quanto ricordato dal Vasari, “abruciò gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti di man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto”.
Nonostante il Maestro puntasse alla perfezione, sapeva cosa comportasse la progettualità della stessa, e i livelli di imperfezione necessari per raggiungerla. Ed è per questo che le carte che contenevano i disegni preparatori venivano spesso riutilizzati anche per semplici appunti quotidiani.
Il primo disegno del percorso espositivo è uno studio di testa a matita rossa per la Madonna del “Tondo Doni”, anche se l’espressione ultraterrena del disegno continua ad alimentare il dibattito su altre attribuzioni come il Giona della cappella Sistina o la statua ellenistica dell’Alessandro morente conservato attualmente agli Uffizi. Nel secondo disegno ci sono studi per un cornicione e per gli ignudi della Volta Sistina in cui la vitalità e l’effetto dinamico sono le prerogative essenziali. Il terzo disegno è costituito da studi per la figura dell’Adamo della “Cacciata del paradiso” nella volta Sistina e in particolare sul moto delle braccia. Nel quarto disegno è possibile visionare i primi schizzi progettuali di quella che sarà la scalinata che dal ricetto porta alla sala di lettura della Biblioteca Laurenziana.
La curiosità, oltre al fascino grafico, sta nel fatto che Michelangelo traccia i progetti su di un foglio già utilizzato da qualcun altro per alcuni studi di figura da cui traspare un’incertezza mai stata del maestro. Il penultimo disegno esposto è uno studio di nudo maschile in cui si nota il vigore fisico che caratterizza l’umanità michelangiolesca, ed infine il progetto della pianta per la capitolina San Giovanni dei Fiorentini.
A corollario dell’esposizione grafica la rievocazione dell’unico soggiorno documentato, illustrato con pannelli espositivi, di Michelangelo a Spoleto avvenuta nell’autunno del 1556, in seguito della notizia della discesa delle truppe spagnole a Roma e agevolata dalla conoscenza del cardinale Alessandro Farnese, vescovo di Spoleto. Michelangelo al tempo della sosta a Spoleto aveva ottantuno anni e soggiornò per più di un mese presso un eremo alle pendici di Monteluco. La bellezza e la quiete dei luoghi lo spinsero a rifiutare addirittura l’invito del Barberini di trasferirsi con lui ad Ancona. Un’altra lettera, tra le varie, inviata in questo caso al Vasari nel dicembre dello stesso anno, e utilizzata in seguito dal biografo nell’edizione del 1568 delle “Vite”, rievoca i piaceri del soggiorno umbro accennando alla bellezza della natura: “perché veramente e’non si trova pace se non ne’ boschi”.
daniele di lodovico
mostra vista il 21 marzo 2004
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