Quello che inizialmente sembrava un esperimento, quasi un “sondaggio”, pare oggi divenuto una vera e propria scelta di campo. La Galleria Ronchini, dopo le mostre di Alex Pinna, Corrado Zeni, Peppe Perone e Raffaela Mariniello, continua a guardare ai giovani italiani con questa personale di Lucio Perone. Certo, la galleria ternana si muove ancora sul certo, proponendo giovani non certo sconosciuti, tuttavia non possiamo che salutare con favore questo nuovo corso. La mostra di Perone giunge in un momento particolarmente felice per l’artista napoletano: dopo il successo alla Quadriennale, la presenza alla mostra inaugurale del nuovo centro beneventano Arcos e la futura partecipazione (in settembre) alla collettiva per la nuova sede della Fondazione Pomodoro a Milano. I lavori esposti a Terni si inseriscono nella linea per cui Perone è noto, che il pubblico ha dimostrato di apprezzare anche negli appuntamenti fieristici di Bologna e Milano: sculture molto ludiche e colorate, formalmente affini ad una vena pop-surreale. Si potrebbero facilmente richiamare, come di sfuggita fa Demetrio Paparoni in catalogo, echi di Duchamp, Oldenburg, Arman, fino a Jeff Koons. Ma c’è di più; non infatti un deciso spunto di originalità in questi lavori che vogliono sembrare così piani, e che semmai rimandano ai paradossi di Eugene Ionesco e alle macchine inutili di Jean Tinguely. A che serve una sedia se la sua seduta è trafitta da aguzze (e minacciose) matite? O se è occupata da un povero tonno che si è inopinatamente conficcato nella seduta medesima?
E dentro quei vasi ci sono rigogliose piantine o piuttosto (con un omaggio al grande Pino Pascali) spazzolette e scovolini vari? C’è poi il gioco tutto surreale, questo sì vagamente duchampiano, con le matite (o matitone, ormai un marchio di fabbrica per Perone), che da strumento primario e ormai primordiale del fare arte, si fanno oggetto dell’arte, in diverse declinazioni. “È la magia dell’arte”, chiosa Paparoni, “quel che vedi non necessariamente coincide con quel che è”.
massimo mattioli
mostra visitata il 13 maggio 2005
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