È pianificata come un percorso di conoscenza e scoperta, ma con intelligente ironia, la mostra di Tony Fiorentino da Doppelgaenger a Bari. La galleria si conferma a oramai due anni dalla sua fondazione uno spazio vitale e attento a diverse emergenze dell’arte contemporanea, spesso anche sopperendo a una cronica lentezza di alcune istituzioni pubbliche pugliesi, almeno in città, ma sempre con uno sguardo proiettato oltre i confini.
Il primo piano della galleria è contrassegnato da diverse opere, in particolare dalla presenza di tre grandi assemblaggi, veri e propri monumenti da camera realizzati con porzioni di marmo destinate alle operazioni di restauro sostitutivo della veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. Pertanto si tratta di “pietre” che conservano al proprio interno una memoria interdetta, un valore solo presagito ma poi in qualche modo negato. Prelevando tali brandelli dalle eleganti venature, Fiorentino in questo suo “ritorno a casa” – è pugliese d’origine, ma negli ultimi anni la sua vita è stata decisamente nomade, tra studi, residenze e giri vari per mostre e impegni lavorativi –, ha costituito uno scenario legato a una serie di memorie ricostruite con singolare attenzione, come si riscontra anche dalle altre opere selezionate da Antonella Spano e Michele Spinelli, i direttori della home gallery situata nel cuore pulsante e popolare di Bari vecchia.
Levigando e smorzando le venature del marmo, Fiorentino dà vita a forme che Paola Tognon nel bel testo in catalogo definisce giustamente “anarchiche”, proprio perché inedite e fuori da alcuni schemi. Si muove in un precario ma al contempo solido equilibrio anche una scultura sospesa sulla grande parete del primo piano: è un assemblaggio di un’ancora, direzionata verso il basso, e un candeliere di legno elegantemente dorato. Reliquie scovate da qualche antiquario, o magari in una vecchia casa di famiglia, che insieme formano un nuovo corpo, una sorta di pendolo di un tempo interiore diffuso e condivisibile. E questa linea rarefatta tra memoria e allucinazione, materia e riconversione della materia stessa, emerge anche da un busto bronzeo rivisitato, che assume le sembianze di un cranio animale, ma anche in un lavoro più datato, collage ironico concepito ai tempi della residenza alla Fondazione Ratti di Como, dove certamente Fiorentino ha raffinato i prodromi della sua indagine.
In mostra tutte le opere sono in qualche modo ombre di qualcos’altro, come delinea il titolo stesso del progetto espositivo: Shadow. Capita anche in quelle opere da ricercare nel monumentale spazio, tra le scalinate dell’antica torre o altrove, anche in un angolo, dove l’artista ha posato una sfera ferrosa, una palla da cannone che ha levigato, pazientemente sbriciolato e poi ricostruito, in una serie di azioni quasi rituali. Una storia sconosciuta, una realtà nascosta, una proiezione di ciò che è accaduto o anche solo immaginato. Come il tappeto di vecchie candele da chiesa con lo stoppino consumato. Nella saletta solitamente dedicata ai video, al piano terra, le ha allestite dentro l’intera area della stanza senza nessuna sovrastruttura, neppure nell’allestimento, che pare a tratti incompiuto. Anche quest’installazione, come appunta la Tognon, rivela “l’ombra di persone, incontri, conversazioni e riflessioni che legano queste opere alla vita dell’artista e alla sua quotidianità”. Ed è questa la sensazione che si avverte lasciandosi alle spalle il grande portone che immediatamente ti riporta al quotidiano, tra ragazzini che strillano e vecchie signore che comunicano rigorosamente in un espansivo e incomprensibile dialetto barese.
Lorenzo Madaro
mostra visitata il 27 giugno 2014
Dal 6 maggio al 30 giugno 2014
Tony Fiorentino, Shadow
Galleria Doppelgenger, Strada Verrone, Bari
Orari: dal lunedì al venerdì 17:00 – 20:00