Patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica e promosso dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli e dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Puglia, l’evento si rivela un’occasione unica per poter conoscere l’opera di Paolo Finoglio in Puglia e in particolare a Conversano.
Molte delle quaranta opere esposte rimandano al complesso rapporto che legava il pittore alla casata Acquaviva d’Aragona, poiché il principale committente fu il “Guercio delle Puglie”, il conte Giangirolamo II, che colse il valore sociale dell’immagine privilegiando la pittura alla letteratura e all’illustrazione libraria di cui erano mecenati i suoi antenati, celebrando così i fasti della famiglia e la memoria delle grandi (e sanguinarie) imprese con cui reprimeva le insurrezioni dei subalterni ribelli.
Così Paolo Finoglio, “nativo d’Orta uno de’ Casali di Napoli”, presumibilmente nel 1590, e “menato in Napoli (…) per lo genio ch’egli avea alla pittura(…) sotto la direzione di Battistello Caracciolo” (De Dominici, 1742 – 45), divenne il pittore di corte, per cui dipinse, celebrando le nobili origini della casata e alludendo alle vicende della famiglia, i quattro ovali laterali della volta della Stanza degli sposi del Castello con le Storie di Giacobbe.
La manifestazione è dislocata in diverse sedi, in un percorso espositivo che permette di visitare il centro storico della città, partendo dalla Pinacoteca del Castello degli Acquaviva che raccoglie, tra le altre, le 10 grandi tele dedicate alla Gerusalemme liberata del Tasso, opera che a lungo e con fatica dovette occuparlo fino alla morte (1645).
Per le inclinazioni del committente, il pittore privilegiò le scene di battaglia immerse nell’oscurità, illuminate dai “bagliori degli incendi” (Michele D’Elia) e caratterizzate dalla teatralità con cui il pittore risolve il problema del rapporto dei piani compositivi: i personaggi recitano la loro parte in primo piano, rimandando col meraviglioso gioco di sguardi, in particolare quello di Rinaldo e Armida nel giardino incantato, ai fondali in cui si stagliano le scene di invasione.
Molto interessante è risultata l’installazione di un monitor su cui è possibile indagare i particolari dell’opera, ascoltare la recitazione dei versi del poema con cui ogni opera è contrassegnata e a cui si riferisce, e ascoltare il brano dell’ Armida,in un intreccio di immagine, parola e suono: la pittura con la letteratura e con la lirica, ricreando un’atmosfera decisamente suggestiva.
Il percorso espositivo prosegue con la visita alla romanica Chiesa di S. Benedetto, in cui è conservata La battaglia di Clavijo , alla Chiesa di San Giuseppe dove ammiriamo, tra le altre opere del Finoglio, il San Francesco stigmatizzato, dipinto probabilmente negli anni Venti del Seicento dopo o in previsione di un ritorno a Napoli, periodo che segna il ritorno del pittore al naturalismo del Sellitto, Vitale, del Battistello ,di Ribera e all’opera dello stesso Caravaggio, particolarmente evidente nello splendido San Giovanni Battista nel deserto.
Tuttavia, sebbene venga considerato da Longhi un “falsificatore” per l’esecuzione di copie di opere di artisti famosi e per le citazioni sia di tipo tardo – manierista sia di tipo naturalista, non dimentichiamo che Paolo Finoglio si è formato a Napoli presumibilmente nel primo decennio del Seicento, nel periodo caratterizzato dall’arrivo e dalle novità portate dall’opera di Caravaggio, e che verrà influenzato, nelle ultime produzioni, dal “trattamento illusionistico della materia” e dall’opera di Artemisia Gentileschi.
Il percorso si conclude visitando le opere della Chiesa dei Paolotti, le opere e la volta, progettata interamente dal Finoglio ma completata dai seguaci di cui solo l’ovale centrale, la Trinità con la Vergine e i Santi Cosma e Damiano, Chiara, Francesco, Antonio è stato dipinto completamente da lui, nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Giusy Checola
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io credo ke sia una gran cagata