Il fulcro di tutta la mostra sarà costituito dai materiali archeologici compresi nella Collezione Torlonia. Si tratta per lo più di oggetti rinvenuti durante i lavori di prosciugamento del lago iniziati dopo una rovinosa esondazione intorno al 1930 da Afan de Rivera per conto del Re di Napoli e poi dai Torlonia.
Questa non è che l’iultimo episodio della lunga storia dei tentativi di bonifica del Lago Fucino iniziata ufficialmente nel I secolo a.C. con il primo progetto voluto da Giulio Cesare. In realtà il primo risultato positivo fu ottenuto da Adriano che completò l’opera iniziata dall’imperatore Claudio guadagnando alle acque terre fertili.. Fino al VI secolo l’emissario funzionò trasformando una zona dall’economia precaria in un ridente e ricco giardino punteggiato di ville sontuose. La mancata manutenzione dei canali di deflusso comportò il ritorno allo stato precedente l’età romana, quando le popolazioni rivierasche erano ridotte dal regime incostante delle acque , a condizioni di vita di pura sopravvivenza.
Durante questi lavori , che comportano grandi opere di scavo per la creazione di una galleria più profonda che seguì l’andamento dell’emissario costruito da Claudio 1823 anni prima, furono distrutte tutte le testimonianze di età precedente che intralciassero il funzionamento dell’emissario. Furono, in più riprese e in diversi luoghi, rinvenuti materiali archeologici, che confluirono in una raccolta esposta per un certo periodo nel Palazzo Torlonia ad Avezzano.
Gli oggetti , presumibilmente selezionati sulla base della loro integrità ed appariscenza furono recuperati sia dalla demolizione delle murature costruite per restaurare i cunicoli romani (i famosi rilievi, le epigrafi, le decorazioni in pietra) , sia nel fondo dei pozzi utilizzati per la costruzione dell’emissario (gli strumenti , il grande secchio), sia dallo scavo dell’area immediatamente adiacente il cd.Incile nei pressi della riva del Lago compresa tra Luco dei Marsi ed Avezzano.
Un altro gruppo di reperti più coerente come tipologia (votivi in argilla, monete, bronzetti) furono rinvenuti durante alcuni lavori condotti nei pressi della cinta muraria poligonale della città santa dei Marsi (Luco dei Marsi) , dov’era il santuario di Angitia, la dea del Lago. I materiali appartengono ad un lunghissimo arco di tempo compreso tra l’età eneolitica (5000 a.C. ) e il XVIII secolo e documentano vari aspetti della storia delle popolazioni locali come la devozione religiosa, il lavoro dei campi, la pesca, le produzioni artistiche e quelle artigianali, la guerra, i commerci , attraverso esemplari di grande interesse e in ottimo stato di conservazione.
Il più famoso ed importante gruppo di manufatti si riferisce direttamente alla storia del prosciugamento del Lago : infatti su diverse lastre di pietra calcarea di grandi dimensioni sono riprodotte in bassorilievo con straordinaria ricchezza di particolari scene del paesaggio intorno al lago ed addirittura i lavori di scavo condotti per la realizzazione dell’emissario artificiale che consentì il deflusso delle acque lacustri esondanti verso il fiume Liri che scorre nella contigua valle Roveto. Il realismo con cui l’artista romano realizzò i particolari consente di leggere chiaramente l’aspetto delle città , complete di case , templi, teatro mura e strade, delle campagne attraversate da strade delimitate da sepolcri, edifici rurali, vigneti che attraverso ponti superano corsi d’acqua, e del lago solcato da imbarcazioni cariche di merci, le cui acque basse verso le rive lasciano intravedere la presenza della vegetazione palustre.
Attorno a questa storia raccontata dagli oggetti raccolti durante la definitiva impresa che consentì ai Torlonia di prosciugare completamente e per sempre il lago, l’archeologia moderna espone i risultati delle ricerche condotte nell’area fucense che ampliano e puntualizzano il quadro storico documentato dalla Collezione Torlonia. Come se attraverso l’immagine riprodotta nei bassorilievi potessimo tornare in un viaggio a ritroso nel tempo, a quando il lago esisteva ancora e lambiva villaggi ancora abitati ed altri, più antichi, sommersi , santuari frequentati da folle di pellegrini devoti ad antiche divinità ancora adorate in grotte a strapiombo sulle rive scoscese del lago o in anfratti raggiungibili da sentieri montani. Ed intorno fortezze circondate da mura possenti, boschi ricchi di piante miracolose, piantagioni di olivo e vigne a perdita d’occhio e pascoli alle quote più alte.
Qui, chiuso tra alte montagne dalla cima innevata , il lago Fucino, nel quale Angitia rispecchiava la luna e i boschi circostanti, attirando i ruscelli di neve disciolta, ha conservato incontaminato un tesoro di informazioni sulla storia di una stirpe fiera che fece del suo coraggio e della sua sapienza una risorsa per sopravvivere .
(dal comunicato stampa)
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Visualizzo la recensione molto stretta e la lettura è ancora piu difficile. Perché non pensate che non tutti hanno 12/10 di vista???