Dopo una prima fase a Larissa, in Grecia, il progetto Going public edizione 2005 arriva a Modena, affrontando i sintomi di un’emergenza culturale che necessita di essere ampiamente approfondita. Una tematica scottante e oltremodo urgente, quella che include la crescita culturale ed economica dei territori che percorrono l’asse verticale che un tempo divideva in due l’Europa. Una realtà che non si può più ignorare perché l’Est non è mai stato così vicino. Attraverso laboratori che coinvolgono immigrati e gruppi locali –come quello di Grzegorz Klaman (Polonia) a Formigine- opere d’arte, interventi performativi, dibattiti e pubblicazioni, Going public segna efficacemente una traccia, una linea di rapporto, un percorso di connessione. Cercando di documentare i cambiamenti, le migrazioni e gli scambi culturali in atto proprio lungo quella dorsale dove Oriente e Occidente si mischiano, quei luoghi che il giornalista e saggista Paolo Rumiz ha indicato come “il nostro Oriente”. Un territorio non solo geografico. ma anche e soprattutto politico e sociale, che diventa spazio d’incontro ed allo stesso tempo di conflitto, ricco di culture divenute oggi più che mai decisive per la costruzione di una vera identità europea.
Gli artisti scelti affrontano ciascuno un aspetto caratteristico del cambiamento, in un percorso che si snoda lungo luoghi predefiniti della città , a partire dal Chiostro della Biblioteca Delfini dove troviamo l’opera Green Skull di Atelier Van Lieshout, gruppo di artisti e architetti di Rotterdam che da sempre lavora sul concetto di mobilità e condivisione.
Un progetto inedito realizzato appositamente per Modena, una struttura info-point mobile posizionata al centro del Chiostro, che ricorda i caratteristici kiosk che animano le città dell’Est, unita alla ricerca in divenire Black sea file di Ursula Biemann (Zurigo, 1955), che addobba i muri intorno al Chiostro con quattro grandi mappe. Cartografie che indagano la trasformazione -in seguito alla costruzione del maggiore oleodotto europeo- dei territori, dei movimenti e delle traiettorie umane, con una sequenza di landscapes sociali, umani e culturali.
Si passa poi ai Giardini Pubblici dove gli architetti polacchi Medusa Group collocano un Cinebox, una sorta di piccolo cinema mobile esportabile, che mostra al suo interno un video sulla comunità rumena di Modena girato da Franco Vaccari (Modena, 1936) intitolato Lontano da…: un viaggio di dieci minuti monitorato con discrezione per capire i costumi di un popolo. Molto interessante al Cinema 7B il progetto Version magazine ideato dal gruppo di giovani artisti rumeni dal nome omonimo (Mircea Cantor, Ciprian Muresan, Gabriela Vanga). Un tabloid che raccoglie immagini, testi, interviste su temi monografici quali confini-libertà -rivoluzione, che per Going Public 05 costruisce un collage di articoli di giornali usciti dopo il 1989 in Italia e Romania (data simbolo della caduta di Ceausescu ), creando una sorta di analisi comparativa sulla rappresentazione dei rumeni nella stampa italiana e viceversa. Due mondi che cercano d’incontrarsi, senza comprendersi, a volte anche attraverso l’ironia dei disegni al Dopo Lavoro Ferroviario di Dan Perjovschi (Romania, 1961), East / West, una satira pungente a matita sui contrasti delle dinamiche socio-politiche e le pressioni postcomuniste, che si accompagna alla performance – laboratorio di Pawel Althamer sull’uso locale della ceramica, realizzata assieme ad immigrate polacche.
Lo spettro della dittatura è ancora presente nel video di Razvan Ion e Critical Factor (Romania) Quite, quiet minutes dove va in scena l’ultimo minuto, stoppato e ripetuto ad oltranza, di vita pubblica di Ceausescu davanti alle masse. Si finisce in stazione, con il video Shoes for Europe di Pavel Braila (Moldavia, 1971) ambientato nella stazione di Ungheni, tra Moldavia e Romania, dove le ruote dei treni dell’Est vengono adattate ai binari dei paesi dell’Ovest, come simbolo di una società a due velocità . Infine l’albero della fratellanza pacifista di Stefan Rusu (Moldavia) e le teorizzazioni a lettere adesive di Aldo Runfola (Palermo) che sulle pareti della stazione racconta il disagio di un mondo in cui tutto ha valore soltanto se quotato in borsa.
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francesca baboni
mostra visitata il 15 ottobre 2005
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si dice ...goes east, senza il TO