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28
novembre 2008
fino al 30.XI.2008 Helmut Dirnaichner Lecce, Ex Convento di San Francesco della Scarpa
altrecittà
Polveri di gesso e lapislazzuli combinati a cellulosa danno forma a un ciclo di opere dedicato al Salento. Un dialogo aperto con il paesaggio e con le sue genti. Che ha generato un intenso omaggio a questa terra, sospesa tra cielo e mare...
Non nuovo a incursioni meridionali, l’artista tedesco Helmut Dirnaichner (Kolbermoor, 1942; vive a Milano) ha animato con le sue opere più recenti le affascinanti sale barocche dell’ex Convento di San Francesco della Scarpa nel centro storico di Lecce. Si tratta di un immaginifico omaggio alle “terre del Salento”, realizzato attraverso opere che combinano elementi naturali e cromatici suggeriti dal paesaggio pugliese.
Ne emerge un dinamico affresco, composto da lavori a parete alternati a sculture e a un’aerea installazione che volteggia al centro di una grande navata. Trentasei elementi puntuti in lapislazzuli e cellulosa pendono da un’altezza di venti metri, agitati dagli spostamenti dei corpi nello spazio. Rimandano a sinuose atmosfere marine, evocandone profondità e leggerezza. La stessa liquida suggestione segna gli arazzi a parete, realizzati miscelando cellulosa vegetale a grumi terrosi di un azzurro intenso. Nasce da un ramoscello d’ulivo ricurvo un arazzo di forma ovale segnato da sensibili solchi, che sottolineano il duro lavoro nei campi.
Nelle cappelle laterali del convento, Dirnaichner riempie grandi superfici con lapislazzuli, malachite e cellulosa, disegnando architetture sensibili di colore e di luce, aperte all’ascolto dei tratti barocchi dello spazio che le ospita. Una sequenza di sculture di grandi dimensioni eseguite in pietra leccese, calcarea e arenaria dal titolo Sedimente inglobano stratificazioni di fogli materici (terre e minerali). Come menhir che si liberano verso l’alto a dominare lo spazio, queste sculture si ergono a sintetici snodi dell’incessante dialogo dell’artista con la natura.
Dal 1982, Dirnaichner ha intrapreso una personale ricerca che lega le sue opere ai territori che lo ospitano, privilegiando terre e genti del Sud Italia, più aperte a instaurare proficue relazioni con l’ambiente e con gli elementi che lo compongono. Un percorso che si snoda su traiettorie di sensibile poeticità, contribuendo al disegno di un universo artistico che presenta caratteri antichi, se non arcaici. Un intenso interrogarsi su un umanesimo nuovo, realizzato a partire da un’intima comprensione della condizione umana in rapporto con la natura.
Sta in questa tensione primaria il senso profondo delle opere di Dirnaichner. Uno svelamento lento e meditato di sedimenti connessi all’eterno ciclo della vita e della morte, composto da codici e materiali di diversa provenienza, reperiti nel suo viaggio alla scoperta dell’essenziale e alla ricerca dei processi di trasformazione attraverso, lontano e fuori dallo spazio. “In Salento la natura è forte; se usi la terra, la materia diventa colore. I colori sono puri, naturali, non complementari, hanno una forza interiore“, afferma l’artista.
La trasparente bellezza di questo sguardo alle “terre del Salento” sembra pacificare la volontà dell’artista di sfidare la natura, soddisfacendo il suo desiderio di esserne all’interno e vivendo una tenera pacificazione.
Ne emerge un dinamico affresco, composto da lavori a parete alternati a sculture e a un’aerea installazione che volteggia al centro di una grande navata. Trentasei elementi puntuti in lapislazzuli e cellulosa pendono da un’altezza di venti metri, agitati dagli spostamenti dei corpi nello spazio. Rimandano a sinuose atmosfere marine, evocandone profondità e leggerezza. La stessa liquida suggestione segna gli arazzi a parete, realizzati miscelando cellulosa vegetale a grumi terrosi di un azzurro intenso. Nasce da un ramoscello d’ulivo ricurvo un arazzo di forma ovale segnato da sensibili solchi, che sottolineano il duro lavoro nei campi.
Nelle cappelle laterali del convento, Dirnaichner riempie grandi superfici con lapislazzuli, malachite e cellulosa, disegnando architetture sensibili di colore e di luce, aperte all’ascolto dei tratti barocchi dello spazio che le ospita. Una sequenza di sculture di grandi dimensioni eseguite in pietra leccese, calcarea e arenaria dal titolo Sedimente inglobano stratificazioni di fogli materici (terre e minerali). Come menhir che si liberano verso l’alto a dominare lo spazio, queste sculture si ergono a sintetici snodi dell’incessante dialogo dell’artista con la natura.
Dal 1982, Dirnaichner ha intrapreso una personale ricerca che lega le sue opere ai territori che lo ospitano, privilegiando terre e genti del Sud Italia, più aperte a instaurare proficue relazioni con l’ambiente e con gli elementi che lo compongono. Un percorso che si snoda su traiettorie di sensibile poeticità, contribuendo al disegno di un universo artistico che presenta caratteri antichi, se non arcaici. Un intenso interrogarsi su un umanesimo nuovo, realizzato a partire da un’intima comprensione della condizione umana in rapporto con la natura.
Sta in questa tensione primaria il senso profondo delle opere di Dirnaichner. Uno svelamento lento e meditato di sedimenti connessi all’eterno ciclo della vita e della morte, composto da codici e materiali di diversa provenienza, reperiti nel suo viaggio alla scoperta dell’essenziale e alla ricerca dei processi di trasformazione attraverso, lontano e fuori dallo spazio. “In Salento la natura è forte; se usi la terra, la materia diventa colore. I colori sono puri, naturali, non complementari, hanno una forza interiore“, afferma l’artista.
La trasparente bellezza di questo sguardo alle “terre del Salento” sembra pacificare la volontà dell’artista di sfidare la natura, soddisfacendo il suo desiderio di esserne all’interno e vivendo una tenera pacificazione.
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Helmut Dirnaichner e le terre del Salento
a cura di Anna Maria Lifonso e Giuseppe Rizzo
Ex Convento di San Francesco della Scarpa
Via Palmieri, 6 – 73100 Lecce
Orario: tutti i giorni ore 10-13 e 15-18,30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0832307415
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