Nuovo look per la Galleria Paolo Erbetta di Foggia. Un cambio di sede che evidenzia il consolidamento dell’attività della galleria, operativa dalla metà degli anni Novanta. Spazi più ampi ed eleganti, ma allo stesso tempo dinamici e funzionali, che ben si adattano all’allestimento contemporaneo. Arte giovane e nuove proposte, soprattutto made in Puglia, sono le linee guida del gusto e del mercato offerte da Paolo Erbetta. L’attenzione verso la realtà artistica regionale e il continuo confronto con l’arte nazionale ed internazionale, fanno della galleria una delle poche iniziative private del territorio pugliese attive nel sistema dell’arte. Dal 1998 al 2005 ha presentato, nell’ordine, le mostre personali di Giovanni Albanese, Pietro Capogrosso, Pierluca Cetera, Carlo Michele Schirinzi, Elastic Group e Cristiano Pallara, tutti artisti presenti in questa collettiva inaugurale con opere che spaziano dal video, alla fotografia alla pittura e che sembrano avere come comun denominatore una predisposizione all’essenzialità del linguaggio e alla “pulizia” dell’esecuzione.
Come nei video o negli still degli Elastic Group, in cui l’uso trascendente della tecnologia, supportata da profonde conoscenze filosofiche e da intime riflessioni esistenziali, dà vita alle videocreature. Entità ultraterrene proiettate in una dimensione onirica, spiriti eterei riflessi nella “quarta dimensione”, trasposizioni emotive di elucubrazioni psichiche. Un mondo “altro”, metafisico e surreale, reso possibile dall’era digitale.
Ancora transfert con Carlo Michele Schirinzi. Ideologico, intimistico, culturale. Ma anche grottesco, ironico, caricaturale. Le sue foto in negativo traspongono la realtà come in una quinta teatrale. L’artista autarchico si cala in personaggi mutuati dal teatro di Beckett come di Carmelo Bene inscenando la “commedia umana”. Le maschere da lui vestite si fanno metafora esistenziale dell’umanità decadente. La pellicola fotografica diviene il mezzo del comunicare ma anche percorso “ante litteram” di un processo catartico.
L’ironia è protagonista nelle “sculture fiammeggianti” di Giovanni Albanese, che seguendo un procedimento commutativo reinterpreta oggetti di uso comune “vivificandoli” con l’applicazione di lampadine a fiamma. Lo spirito critico e sagace dell’artista plasma la materia giungendo a risultati che calibrano ricerca interiore e intento estetico.
La congrua sezione pittorica vede l’ormai affermato Capogrosso, insieme a Cetera e al più giovane Pallara. Lirica. Coì si potrebbe definire la pittura di Pietro Capogrosso, ma di un lirismo appartenente alla magia della reminiscenza. La mano dell’artista materializza ricordi lontani dai contorni sfocati. Le tele diventano finestre aperte sulla memoria personale e collettiva, celebrando personaggi come Pasolini e Majorana. Il segno grafico e le tinte tenui e pastello conferiscono all’immagine una consistenza impalpabile e ideale.
Alla pittura “pura” si torna con Pierluca Cetera che, mutuando apertamente da certa pittura fiamminga del Quattrocento, impronta la sua tecnica alla valorizzazione di tela, colore e pennello. La resurrezione del mezzo si fa veicolo di un linguaggio vivido, che giocando sul confine tra sacralità , morale comune e convenzione sociale, ne scardina i presupposti per farne emergere le contraddizioni di fondo. Infine, ultimo “acquisto” della galleria, Cristiano Pallara, che con le sue folle di persone, accalcate in virtù di un desiderio comune, concorre ad evidenziare le dinamiche di spersonalizzazione dell’individuo secondo i dettami di omologazione della società contemporanea. Attingendo dal caotico universo delle immagini che bombardano la società , l’artista innesca un processo retroattivo, un feedback dell’atto percettivo, al fine di rendere nuovamente cosciente il fruitore d’arte in relazione all’immagine.
francesca de filippi
mostra visitata il 21 dicembre 2006
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