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fino al 31.I.2012 | Ettore Spalletti | Napoli, Galleria Lia Rumma

di - 6 Dicembre 2011
Ebbene, che sia chiaro sin dal principio, Ettore Spalletti (1940) nelle sue opere dialoga con le grandi “voci” del rinascimento italiano, è un dialogo silenzioso, meditato, profondo. L’ultima prova di questa propensione è la recente mostra alla Galleria Lia Rumma di Napoli; le preziose tavole definite da colori indicibilmente diafani, rosa tenui, pallidi bianchi, azzurri acquatici, sembrano essere un moto d’aggiornamento di pittura pierfranceschiana. La ricerca del senso architettonico dello spazio avviene mediante le grandi campiture di colore, quasi il tentativo di una soluzione prospettica non per via architettonica, ma per via coloristica. Scrive Roberto Longhi nel suo Piero dei Franceschi (1914): “…sintetizzava sobriamente la terza nelle due dimensioni, riportava lo spazio alla superficie per mezzo dei suoi limiti sintetici” ed ancora che con “quattro zone: una di cielo azzurro, l’altra di strada bianca, le due allato di casamenti rosei [i colori di Spalletti] che una volta riempite di sostanza coloristica ottemperava appunto a quelle necessità primordiali del colore di riposare”. A questa “necessità di riposo” risponde anche la pittura di Spalletti che, elencando le fasi preparative delle sue opere, dice: “il colore si stende, asciuga, ispessisce, riposa”; perché come diceva Piero della Francesca nel Trattato della prospettiva (1482): “la pictura non è se non dimostrazioni de superficie”. Nella mostra di Napoli, parafrasando quanto scrisse Roberto Tassi “d’aver portato Giotto a passeggiare sulla spiaggia ligure” per “Il pino sul mare” di Carrà, Spalletti porta Piero della Francesca a “passeggio sulla spiaggia campana”.

La sabbia rosa e grigia, la bianca spuma che l’acqua produce frangendosi contro la roccia, il cielo colmo d’azzurro, tutto governato dall’immobilità più completa. Spalletti condensa in tre stanze questo sentimento mediterraneo-rinascimentale e “l’invitation au voyage” giunge dal purissimo “Trittico azzurro”: la superficie di pigmenti mescolati col gesso ricorda la qualità degli affreschi e sul bordo rastremato si adagia il luccichio della foglia d’oro, come nei più preziosi polittici. “Dentro l’acqua. Napoli”, un dittico poggiante su staffe, è invece “l’azzurro capovolto che riflette il cielo” ad illuminarci. I complessi solidi d’alabastro che formano “Senza titolo, sottosopra” sperimentano le infinite possibilità prospettiche; giocano con la forza di gravità, dotando di base d’appoggio dei cubi “magici” che cadono senza mai cadere. La seconda stanza è dominata dalla figura incombente del “Vesuvio, tuttotondo, azzurro”, una rappresentazione del vulcano napoletano molto particolare, che si sottrae all’iconografia classica da souvenir: si tratta di un Vesuvio umbratile, leopardiano, visto dal mare, magari dal Miglio d’oro, laddove i lapilli neri scendendo da “l’arida schiena / del formidabil monte” si temperano nelle acque del golfo.

Accanto “La luce e il colore, rosa tenue” attira lo sguardo sino al rapimento estatico; l’energia generata dalla foglia d’oro, nascosta sul bordo superiore della tavola, lascia l’abbacinante chiarezza dell’impasto galleggiare a mezz’aria. Nell’ultima stanza la “Colonna persa, rosa” è il perno assiale di una “sonata” in tre movimenti: si comincia con il “Rosa tenue, argento. Napoli”, si passa al “Grigio tenue, argento. Napoli” e si giunge al dittico “Fiore di pesco”, in cui la foglia d’oro accende l’impasto rosato, quasi un albero di pesco “fiorito segretamente nella prima notte di primavera”.

massimo maiorino
mostra visitata il 25 novembre 2011

fino al 31.I.2012
Ettore Spalletti
Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12
80121 Napoli
Orari galleria: martedì-sabato
11.00 – 13.30 /14.30 – 19.00
Info: t. +39 08119812354
info@liarumma.it
www.liarumma.it
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