A prima vista si potrebbe rimaner delusi. Pensare di aver sbagliato indirizzo e rigar dritto. Eppure l’errore non c’è. Lo spazio Placentia Arte non ha cambiato sede, né intenzioni. E quella che si sta visitando è ancora una mostra di arte contemporanea, anche se dalle pareti della galleria ammiccano delle tele di quella produzione che si potrebbe definire “domenicale”, artigianale, hobbystica, con tanto di cornice dorata ed intarsiata. L’autore di questo scherzetto è il giovane Enrico Morsiani(Imola, 1979), troppo concentrato sull’essenza vera dell’azione artistica per potersi preoccupare della buona educazione dei suoi visitatori. Cui chiede di andar oltre la normale fruizione dell’opera, concedendo loro atteggiamenti in genere reputati fuori luogo. Come avvicinarsi alle pareti e staccare i quadri per scrutarli in profondità, dopo essersi accertati che la superficie non nasconda nessun gioco percettivo o chissà quale altra diavoleria. Acqua, focherello, fuoco! La risposta giusta sta nel girare la tela per vedere cosa c’è sotto. E sotto c’è la serie completa del Cremaster di Matthew Barney, suddivisa nei cinque volumi, che danno all’opera tre possibili chiavi di lettura. La prima costituita dalla banale superficie del quadro che, tuttavia, avvicina all’arte contemporanea diversi target di pubblico. Seducendo, con il suo aspetto ordinario, coloro che non conoscono o non comprendono le ricerche più recenti. La seconda sta nel dvd di Barney, che rappresenta una fruizione non più immediata come la precedente, ma consumabile nel tempo. La terza è nell’operazione concettuale che vede l’oggetto artistico come una bomba ad orologeria, la cui violenza (espressiva) può rimanere in nuce (a riposo, come un vulcano) nel tempo ed eruttare tutta ad un tratto nella mente dello spettatore. Anzi, a volerla dir tutta, si può concepire anche una quarta interpretazione. Che ha le sue conferme in atti illegali compiuti durante la produzione e il consumo dell’opera d’arte.
La tela del signor vattelappesca e il dvd di Barney, scaricato da Internet, rappresentano le due facce della stessa medaglia. Sono infatti oggetti di rapina che l’artista pirata combina a suo favore, in un remixaggio / assemblaggio totale di ciò che si ha a portata di mano. Queste soluzioni dimostrano una nuova tendenza nella giovane arte. Che non mixa più la realtà, componendola a proprio piacimento, distorcendola e parafrasandola nelle proprie creazioni. Ma si dà all’utilizzo sfrenato di ciò che è già stato fatto all’interno dell’arte stessa. Con un atteggiamento, che non si chiama più rivisitazione, né citazione, perché Morsiani utilizza Barney per affezione, ma potrebbe scegliere per logica chiunque altro. È un’arte che non polemizza con il passato. Né si dà all’encomiastica. Né tanto meno ricerca la tautologia kosuthiana dell’art as idea as idea. È, bensì, un discorso sul linguaggio, che si dà per quello che è. Che spinge ad una lettura delle cose in profondità, a scapito delle apparenze.
santa nastro
mostra visitata il 10 marzo 2006
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Peccato! Per me è stata una bella mostra. Il lavoro dei quadri è, in un certo senso, il più provocatorio e "particolare". Nel complesso i 5 progetti esposti forniscono una visione originale e di qualità che si discosta dal conformismo esterofilo imperante.
Visitate la mostra per credere!
sarà, ma a me me pare 'na strunzata