Categorie: altrecittà

Fino al 31.III.2019 | Luca Bertolo | Mart, Rovereto

di - 29 Marzo 2019
Nel 2018 l’opera La colonna infame di Luca Bertolo (Milano 1968) entra a far parte delle collezioni del Mart. Per l’occasione, il museo dedica un focus espositivo all’artista: ancora per pochi giorni (fino al 31 marzo) un’intera sala della sezione dedicata al contemporaneo ospita una selezione di lavori di Luca Bertolo, scelti tra i cicli più recenti e rappresentativi della sua ricerca. In mostra, la serie dei “retro”, a cui appartiene La colonna infame; le Bandiere, ispirate a uno dei simboli più in vista della modernità; alcuni lavori sul tema del paesaggio come quelli del ciclo Terzo paesaggio, in cui l’artista intervenire su opere di autori anonimi o Il buon futuro di una volta, costruito su un’immagine idealizzata poi dissacrata dalla pittura a spray; Striscione, un grande “NO” dipinto alla maniera puntinista attorno al quale ruota tutto l’allestimento.
La ricerca di Bertolo è strettamente legata a temi della contemporaneità quali la pervasività del sistema mediatico, la messa in discussione della cultura moderna, l’instabilità del presente. Ma la vera protagonista del suo fare artistico è la pittura, esplorata nei temi, nelle tecniche, negli stili, nei materiali, persino nei supporti. Dagli oli su tela ai collage, dal puntinismo al graffito, passando per il trompe l’oeil e lo scarabocchio, i lavori di Bertolo attingono in maniera libera e asistematica dalla storia della pittura dimostrando che oggi ogni contaminazione è lecita. Così come è lecito chiedersi: cosa possiamo a chiedere a un media indagato (apparentemente) in ogni possibile direzione, un media che è stato dichiarato morto e poi è risorto a più riprese negli ultimi 100 anni?
Luca Bertolo Mart, Rovereto
Cosa ci si aspetta dalla pittura nell’epoca della proliferazione dei linguaggi artistici? Si tratta di quesiti sterili probabilmente, destinati a non avere risposta o ad averne molte, tutte diverse e in contraddizione tra loro. Bertolo risponde con la lucidità di chi conosce e medita. Nel suo libro di recente pubblicazione, I baffi del bambino. Scritti sull’arte e sugli artisti (edito da Quodlibet e presentato proprio al Mart il 03 marzo 2019) troviamo un capitolo dedicato precisamente a spiegare perché abbia sempre senso fare pittura: “Alcuni ritengono che la pittura sia diventata una specie di latino moderno, una lingua che solo poche persone del mestiere parlano e comprendono; la pittura sarebbe insomma un modo di comunicare obsoleto, che presto sarà definitivamente soppiantato da nuovi linguaggi, più immediati e naturalmente connessi alle nuove tecnologie. Non voglio assumere una posizione tradizionalista: mi piace la colorata varietà dell’arte contemporanea, che trovo divertente, interessante e stimolante. Il punto è questo: l’arte contemporanea ci ha introdotti in maniera nuova, radicale, al mondo delle idee, abituandoci al fatto che le idee siano una materia prima sufficiente per creare delle opere. Questa tendenza è stata giustamente chiamata concettualismo perché privilegia i concetti rispetto alla fisicità delle cose. Se è per questo, anche a me piacciono i concetti: li trovo utilissimi, versatili e molto eleganti. Il mio scetticismo riguarda la possibilità che i concetti possano sostituire la messa in forma della materia, cioè quel processo originario e altamente simbolico (poiesi) presieduto in larga parte dalla nostra parte irrazionale”. Touché!
Così nelle opere, con ironia, con sagacia, con lucido e calcolato ecclettismo, Bertolo dimostra di padroneggiare tecniche e stili in maniera spesso intercambiabile e funzionale alla moltiplicazione (o meglio alla complicazione) del senso. Nella citata serie dei ‘retro’, per esempio, l’artista gioca con lo spettatore mettendo in campo un processo metapittorico che non riguarda l’immagine ma il corpo stesso dell’opera, il supporto, la tela e il telaio. Dipinge l’oggetto elevandolo a soggetto. “La drammatizzazione della pittura” scrive Denis Isaia, curatore della mostra “comporta la precarietà del piano fisico del quadro o, in altri termini, delle opere che paiono improprie: i ‘retro’ invitano lo spettatore ad aggirarli, le Bandiere sembrano essere sotto vetro, le Veroniche velano e non svelano, i Sign si propongono nelle forme di cartelli [che] ostentano messaggi sintetici, per lo più di negazione: una X, una linea orizzontale, un grande ‘NO’, negando manifestano letteralmente una sensibilità pittorica”.
Jessica Bianchera
mostra visitata il 03 marzo 2019
Dal 01 dicembre 2018 al 31 marzo 2019
Luca Bertolo
Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Corso Bettini 43, 38068 Rovereto (TN)
Orario: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00; venerdì dalle 10.00 alle 21.00
T 0464 438887
Numero verde 800 397760
info@mart.trento.it
mart@pec.mart.tn.it

Si laurea in storia dell’arte contemporanea nel 2013 presso l’Università degli Studi di Verona e nel 2018 consegue il titolo della Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Da settembre 2013 a giugno 2015 ha lavorato in Spagna a un progetto in collaborazione con la Camera di Commercio di Santander; da ottobre 2015 è cultore della materia per la cattedra di storia dell'arte contemporanea dell'Università di Verona. Scrive per Exibart e altre riviste d’arte contemporanea come Op.Cit. Selezione della critica d'arte contemporanea; da ottobre 2016 collabora con ArtVerona nell’ambito del programma di visite guidate. Nel novembre 2016 fonda l’Associazione Culturale Urbs Picta, attiva nella promozione e organizzazione di eventi culturali al fine di favorire la conoscenza e la fruizione consapevole dell’arte contemporanea. Collabora con musei, gallerie, enti e manifestazioni per progetti di ricerca e di curatela.

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