-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 31.V.2006 Ciò che è infinitamente piccolo Potenza, Galleria Civica
altrecittà
Artisti contemporanei alle prese con i temi della tradizione cattolica. Tra citazioni dell’iconografia cristiana e trasposizioni informali dell’ineffabile. Tra post-moderne pale d’altare e crocifissioni simboliste…
Stabilire se esista un linguaggio contemporaneo che esprima il sentimento del divino non è una questione semplice nei laici tempi moderni. Ci prova la rassegna Ciò che è infinitamente piccolo alla Galleria Civica di Potenza, divisa in quattro sezioni dedicate ai temi Annunciazione, Natività, Eucaristia e Passione interpretati da 88 artisti dell’evo contemporaneo. Una fetta ormai marginale della produzione artistica che inevitabilmente si confronta con una tradizione iconografica importante e tenta di innovarla tramite nuovi linguaggi, attenta a non tradire la sua destinazione cultuale.
Le soluzioni adottate risultano a volte innovative e colgono le potenzialità espressive dei linguaggi dell’arte contemporanea. Ne L’Ultima Cena di Aligi Sassu (Milano, 1912–Pollensa, 2000) l’impostazione è quella del cenacolo leonardesco, ma i personaggi sono diventati omini in giacca, dalla carne rossa, come scorticata, dalle espressioni cupe, rassegnate, inquiete. Negli anni Trenta gli artisti che si oppongono al Novecento popolano le loro tele di soggetti sacri dietro cui far emergere l’oppressione di quei tempi bui. Di lì parte un rinnovamento dell’arte sacra che l’affranca dall’iconografia tradizionale e si esprime in uno stile volutamente maldestro, elementare, che manifesti un bisogno primordiale di spiritualità. I modelli sono Rouault, la solida semplificazione cezanniana, Chagall (vedi la contadina-Madonna lucana di Felice Lovisco, Melfi 1950).
Nel dopoguerra la scandalosa Crocifissione di Guttuso, metafora dell’umanità crocifissa dalla guerra, riporta in auge il soggetto. In mostra a Potenza un Crocifisso in bronzo plasmato e consunto dal vento di Pericle Fazzini (Grottammare, 1913–Roma, 1983), una CrocifissionediMirko Basaldella (Udine, 1910–Cambridge MA, 1969) con le sue figure arcaiche semplificate fino dell’astrazione, il corpo del Redentore che Remo Brindisi (Roma, 1918) riduce a una figuretta allungata e inghiottita dal colore di fondo fin quasi a scomparire. Tutte immagini volte a sottolineare il lato umano e vulnerabile del Cristo.
L’arte astratta e l’uso di materiali inediti apre nuove possibilità di espressione all’arte sacra che, svincolata dall’iconografia tradizionale, aspira a cogliere il sentimento del divino nella sua essenza più intima. Manifesta l’Invisibile l’arte informale di Jean Guitton (Saint Etienne, 1901–Paris, 1999) che attribuisce al colore puro la capacità di “introdurci nell’essenza dell’essere” concludendo che “il colore è simile alla gloria, aggiunge alla luce una sorta di trasfigurazione, di resurrezione”.
Nascere dentro di Bruno Ceccobelli (Montecastello di Vibio, 1952) trasforma la Madonna in una Dea madre arcaica al limite del feticcio. L’uso di un ready made materico dà vita ad una divinità dalle forme a tratti sinuose, premonizione della maternità, a tratti spigolose e dotate di asperità cubiste, triste presagio del destino del figlio.
Nell’era post-moderna, quando l’arte, compresa quella sacra, riflette su stessa e ritrova, nel culto delle citazioni, la sua millenaria tradizione e nell’amorevole omaggio ai maestri il senso di una nuova devozione. Dalla moderna pala d’altare di Armando Fettolini (Milano, 1960) alla sospensione enigmatica e imbevuta di simbolismo böckliniano di Gigino Falconi (Giulianova, 1933). Dalla ripresa in forma di dittico del Compianto di Sebastiano del Piombo di Piero Vignozzi (Firenze, 1934) all’Annunciazione di Beato Angelico, splendente epifania divina ridotta ad un teatrino-giocattolo, grazioso ex voto prèt-a-porter che cattura il meraviglioso in una scatola di cartone (Paolo Sciancalepore, Molfetta 1955).
barbara improta
mostra visitata il 15 maggio 2006
Ciò che è infinitamente piccolo
Potenza, Galleria Civica, Largo Duomo (centro storico)
Orario di visita: da martedì a domenica 9 – 13/ 17.00 – 21.00 – ingresso libero – a cura di Rino Cardone, Gaetano Monelli, Vitantonio Telesca – per informazioni: tel. +39 0971415087, +39 0971415009 – demarca@comune.potenza.it
[exibart]