Mai titolo fu piĂą azzeccato: il
Qui e altrove che richiama sono i luoghi reali della ricerca artistica di
Naoko Watanabe (Shizuoka, 1979; vive a Bologna) trasfigurati nell’altrove delle superfici specchianti, attraverso le quali l’artista rilegge e interpreta gli stessi; ma sono anche le infinite possibilità offerte da questa metodologia interpretativa del reale, che potrebbe essere applicata qui e in qualunque “altrove” del mondo, offrendo continuamente nuovi orizzonti e nuove immagini del reale.
E ancora: il qui delle opere in mostra e l’altrove della lettura che lo spettatore dà delle opere stesse, riprodotta e trasformata dal loro continuo rifrangersi in pareti specchianti a esse contrapposte. Un infinito gioco di rimandi che rende gli spettatori tutt’uno con l’installazione artistica, che a sua volta sembra ammiccare curiosamente al loro passaggio. La realtà si rispecchia nell’opera d’arte, che a sua volta si riflette nello specchio e quindi nello sguardo del fruitore.
Venti opere in mostra, oltre a una preview presso il nuovo Hotel Eos, appena inaugurato a Lecce, che danno un’idea del lavoro realizzato sul territorio salentino dalla giovane e poliedrica artista giapponese, che racchiude nella sua opera le precedenti “vite” da space designer, da scenografa e, soprattutto, da creativa.
Un soggiorno presso la Masseria Lobello, residenza artistica oltre che azienda agricola biologica, le ha consentito di girovagare per la provincia di Lecce e di incorniciare, con l’ausilio di piccoli specchi quadrati disposti ad arte, pezzi di natura e tracce del passato storico: il paesaggio rurale, vera ricchezza del Salento, con le sue vestigia architettoniche tipiche, scorci di mare, simboli del folklore e anche esempi di archeologia industriale. La pietra leccese, con il suo bianco accecante, riverbera nel contrasto fortissimo con il blu del cielo, creando incontri/scontri coloristici molto intensi.
E un rimando sempre presente alle sue origini, nel modo “origamico” di interpretare la natura e i suoi elementi fondamentali come l’acqua, i fiori, gli alberi. Infine, una lettura originale anche della figura umana che, pur con la sua evidente connotazione tipologica, mantiene tuttavia un’indefinitezza che la rende collocabile in qualunque parte del mondo. Un po’ come la sua creatrice che, con animo nomade, affronta un mondo, culturalmente lontanissimo dalle sue origini, con grande interesse conoscitivo.
L’enorme spazio dell’ex scuola di formazione professionale per operai metalmeccanici ed elettrotecnici, oggi convertito a polifunzionale centro culturale e artistico, si è animato d’energia, grazie anche a una performance a tema, con questo stimolante allestimento sulla percezione visiva. Decisamente, il Salento in una nuova veste.
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Le manifatture, questa enorme cattedrale nel deserto, nata con tutti i buoni propositi e le speranze di convogliare al suo interno le tante energie creative del salento e non solo, è andata via via rivelando la sua reale connotazione: uno spazio onanisticamente chiuso su se stesso, che riceve finanziamenti enormi frutto di connivenze con personaggi politici locali (soprattutto di sinistra) senza che ciò porti ad una reale apertura nei confronti del territorio.
Il Salento con le vesti di sempre.
Il territorio è quello che noi facciamo di esso. L'idea della nostra terra è l'immagine riflessa nello specchio della nostra anima. naoko ci insegna a far brillare della limpidità del cielo anche l'opacità della terra. Spesso, basta voler cercare un volto migliore.
il mio non era un intervento sul contenuto, che può piacere o meno, ma sul contenitore su chi lo gestisce, tutto qui.