La
Materia seconda è quella che nelle attività industriali s’intende per materiale riciclato, ma nella filosofia di Tommaso d’Aquino indicava la potenza dell’essere compreso in una forma: la spiegazione è utile per avvicinarsi all’opera di un artista intellettuale e personalmente schivo come
Gianluca Murasecchi (Spoleto, 1965; vive a Roma e Spoleto), tanto più in una mostra che porta il titolo appena citato e offre un’antologia di lavori molto complessa.
Murasecchi presenta infatti una somma di pitture, sculture e incisioni, tutte riconducibili al versante astratto e, per di più, a una tendenza abbastanza precisa di ricerca incentrata sul segno e la superficie spaziale. Si tratta di una tendenza che a Roma si è stabilita in una vera e propria scuola, a partire da quel gruppo genialmente eterogeneo che fu Forma I. Non a caso Murasecchi ha per maestro riconosciuto un grande incisore come
Guido Strazza, dal quale ha appreso a declinare con continua inventiva i capisaldi dell’immaginazione astratta, la linea e il punto di cui già ragionava
Wassily Kandinsky. Lo stesso Strazza, nel catalogo di una precedente mostra, ha del resto parlato per Murasecchi di “
complessità e semplicità, ordine e sua contraddizione, all’infinito, in una inesauribile complicità combinatoria di postulati geometrici e di segni nell’idea di fondo di una realtà che coincide con l’idea di ricercarla”.
Gli spazi espositivi in cui la mostra si svolge contribuiscono a valorizzare i lavori dell’artista, ripartiti in due esposizioni distanti tra loro poche centinaia di metri. Nelle antiche sale dell’Ex Monte di Pietà – disposte proprio davanti allo storico duomo di Spoleto, e che si candidano nel prossimo futuro a ospitare mostre di arte contemporanea in maniera più continuata – sono raccolti alcuni disegni su carta dai segni molto intrecciati, diverse sculture e quadri-sculture in polistirene, un particolare materiale plastico che l’artista lavora con interventi a caldo per tagliarlo e inciderlo.
La mostra prosegue nel laboratorio della Fontegrafica Sgroi, una stamperia da poco aperta a Spoleto da un assistente del grande incisore milanese
Giorgio Upiglio con l’intenzione di continuare a sviluppare la grafica d’arte.
Nobile quanto ardimentosa impresa, di questi tempi, a cui Murasecchi ha contribuito con una ricca cartella d’incisioni dal segno intricato e virtuosistico, estremamente coerente con le opere dell’esposizione principale, a partire dalla scelta purista dei soli colori bianco e nero.