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Fino al 31.X.2018 | De Chirico De Pisis La Mente Altrove | Musei Civici di Palazzo San Francesco, Domodossola

di - 9 Ottobre 2018
A Domodossola, nell’ex chiesa a tre navate, oggi museo di Palazzo San Francesco, sotto le volte affrescate, di indubbio fascino, la natura morta del seicento napoletano si confronta con i dipinti metafisici di Giorgio de Chirico ( Volos 1888 – Roma 1978) e  quelle stranianti di Filippo de Pisis (Ferrara1896-Brugherio 1956), due maestri del primo Novecento che hanno rinnovato la pittura italiana. La metafisica è un’attitudine mentale, come suggerisce il  titolo della mostra emblematico “La mente altrove” a cura di Antonio D’Amico, come possibilità di ricerca pittorica.
Come e perché le composizioni di nature morte di  Giovanni Battista , Giuseppe Recco e Giovanni Ruoppolo, eccellenti pittori “caravaggeschi” sono state possibili fonti d’ispirazione per  De Chirico e De Pisis , si scopre visitando la mostra di quaranta capolavori esposti un contesto aulico che valorizza  la loro vocazione silente, riflessiva e fuori dal tempo, con  opere  di diversi periodi storici e contesti culturali in cui  vasi di fiori, composizione di frutti  e ortaggi, pesci e crostacei,  bottiglie, fiori  o  elementi  mitologici e archeologici della cultura classica per De Chirico  non rappresentano  bensì presentano una dimensione  mentale che trasfigura il  reale.
L’idea  della mostra del vulcanico curatore catanese  nasce  dall’appassionata lettura di scritti di De Pisis e di De Chirico, che durante  le loro passeggiate al Louvre, dove hanno visto  “Grappoli d’uva intorno a un tronco d’albero ” di  Giovanni Battista Ruoppolo (Napoli 1629-1693) permeato  di un naturalismo rigenerante, dai colori accordati su  valori tonali  e altri dipinti  seicenteschi che possono aver  ispirato Filippo de Pisis, si evince  nella “Natura morta con frutta e verdura”(1940):  un capolavoro risolto con timbri tonali,  cronologicamente distante da quelle  napoletane  per fondi chiari e non scuri, ma vicine per evocazioni  di virtuosismi rubensiani nelle tonalità vibranti  del  cielo. Per chiarire, con il termine “natura morta”, termine che deriva dal francese “nature morte”, introdotto dagli accademici italiani nel XVII secolo, con un sottinteso peggiorativo che isolava soggetti inanimati della realtà in contrapposizione alle figure umane, s’intende un genere che ebbe vasta diffusione dal Seicento nei Paesi Bassi, in Italia, Francia e Spagna.

De Chirico De Pisis La Mente Altrove Musei Civici di Palazzo San Francesco, Domodossola

Sappiamo che la celebre “Canestra di frutta” (1594/1598) di Michelagiolo Merisi detto Caravaggio (1571-1610): è la prima natura morta un’anticipazione di un genere popolare e commerciale che in Olanda si chiama stilll even, in tedesco Stil leban e in inglese stil life (vita silenziosa) caratterizzato da una produzione  di soggetti inanimati che pongono l’accento sull’immobilità che ha dato origine al mercato di opere  d’arte.  Per Metafisica s’intende una scuola pittorica sorta a Ferrara, che ha dato i natali a De Pisis nel 1917, dall’incontro di Giorgio de Chirico e Carlo Carrà, una corrente innovativa della pittura italiana con il Futurismo, a cui l’anno successivo aderì anche Giorgio Morandi e altri artisti del Novecento. Negli anni Venti l’attitudine metafisica diventa un linguaggio classico assorbito da Valori Plastici e il Ritorno all’ Ordine del gruppo dei Sette pittori del Novecento promosso dalla critica d’arte da Margherita Sarfatti. Va specificato che De Chirico già nel 1910, produce una serie di opere dalle suggestioni metafisiche in cui l’enigma diventa
protagonista, come L’enigma di un pomeriggio d’autunno, che si può considerare il primo dipinto veramente metafisico, come la prima di una lunga serie di piazze d’Italia-
Tornando alla mostra a Domodossola che pone  una riflessione su possibili connessioni  tra   nature morte  del seicento napoletano  e  i maestri del Novecento,  è pertinente seppure azzardata, volutamente atemporale, la spiegazione è nell’enigma del tempo e dello spazio suggerito dalle opere esposte  cariche di un “afflato interiore”,  di  una natura vista sotto lo sguardo  di una luce  metafisica, in cui le cose non sono ciò che sembrano e in generale si configurano come appello a una realtà  a cui ancorarsi al di là dell’apparenza.
Se De Pisis incentra la sua ricerca in particolare su vasi di fiori, De Chirico, greco di nascita e di formazione tedesca mescola elementi della cultura nordica visionaria con quella classica, è un esempio L’Enigma dell’oracolo” (1910), quando introduce un elemento spaesante “presurrealista” che svilupperà negli anni successivi. L’elaborazione per l’arte antica, e la natura trasfigurata in chiave mitica e misteriosa sono una costante nel linguaggio di De Chirico, con nature morte di elementi diversi della Grecia Classica. Negli anni Trenta affronta   I Dioscuri, leggendari fratelli di Castore e Polluce, figli gemelli di Zeus e di Leda, esposti in mostra, un tema che ha portato il maestro a una trasfigurazione  personale. Anche Dioscuro, di chiara ispirazione cinque seicentesca, mescola colonne, ruderi di antichi templi o teatri per annullare la distanza tra passato e presente in cui prevale un clima d’attesa. Valgono la trasferta a Domodossola  due opere  appartenute al critico Carlo Ludovico Ragghianti, Natura Morta (1942) di Giorgio  Morandi, con le bottiglie tagliate nella parte superiore, esposta in tutto il mondo con Piazza d’Italia (1952) in cui sono presenti  gli elementi  della poetica metafisica del pittore, dalla piazza con le architetture e i portici alla statua di Arianna addormentata,  della presenza di due  figure che dialogano con il muro, fino alla ciminiera e il treno, come simbolo del viaggio, dove tutto è sospeso, memoria e immobilità. L’altra chicca della mostra è il dipinto Vita Silente (1950), dove sul “verso” dell’opera dell’opera è emerso un Autoritratto autografato De Chirico, che occupa la metà della tela, mentre nell’altra metà  restante si legge una annotazione dell’artista sulle tecniche adottate  per la realizzazione di una natura morta  dalle tonalità scure di acini d’uva , una zucca e  una pera dai riflessi argentei, sullo sfondo di un paesaggio crepuscolare e misterioso.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 14 luglio
Dal 14 luglio al 31 ottobre 2018
De Chirico De Pisis La Mente Altrove
Musei Civici di Palazzo San Francesco
piazza Convenzione 10, Domodossola
Orari: mercoledì e giovedì 10-14; venerdì e domenica 10-12; 16-19; sabato 10-14; 17-21
Info cultura@comunedomodossola.vb.it 0324/492311

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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