La fotografia come una grande menzogna: “una componente essenziale della verità”. È la definizione fornita da un maestro contemporaneo della fotografia come Sandro Becchetti, a chi gli chiedeva di spiegare il suo mestiere e la sua arte. “Le mie macchine fotografiche contenevano, per me, tutte le immagini possibili, ma come le platoniche ombre contenevano anche il loro contrario”. Una spiegazione autentica, efficace, completa, in grado di rivelare l’essenza della sua opera di una poetica ricercata dall’autore con mezzi diversi (come la scrittura o l’artigianato), ma esaltati proprio attraverso la fotografia.
A quattro anni dalla scomparsa, il Museo Caos di Terni celebra il fotografo capitolino con la mostra “L’inganno del vero”. Nella “sua” Umbria, dove affondano le radici familiari (“contadini umbri scappati dalla miseria dell’Appennino per approdare alla miseria della campagna romana”, raccontava l’autore) e dove ha scelto di trascorrere parte della vita, fino al 2013, anno della sua scomparsa. Una mostra che ripercorre l’intera attività artistica di Becchetti suggerendo nuove chiavi di lettura del suo lavoro, oltre quello ben noto di fotografo, attraverso un doppio percorso espositivo fatto di immagini e parole. Con un approccio più intimo, ma globale.
In Italia, Stati Uniti ed Europa, Becchetti non ha lavorato soltanto su ordinazione, cercando anche una sua dimensione: partecipando, scavando, cogliendo l’essenziale di una situazione, di un atteggiamento, entrando in sintonia con volti che in quel momento comunicavano la propria anima al resto del mondo. Sguardi, particolari dell’abbigliamento o della corporeità; focus sul mondo del lavoro, sulla partecipazione sociale, sulle situazioni di disagio che non sono solamente umane ma anche degli animali e perfino di città.
Sandro Becchetti, L’inganno Del Vero, vista della mostra
Oltre agli scatti più noti, come i ritratti di Alfred Hitchcock (celeberrimo lo scatto che immortala il regista in un immenso sbadiglio, annoiato dalle domande della stampa italiana, come racconta l’autore), Andy Wahrol, Pier Paolo Pasolini, François Truffaut o Federico Fellini e di altri protagonisti della cultura del XX secolo, insieme alle periferie della Roma “pasoliniana” e dei paesaggi umbri, sono esposte dieci fotografie – di cui alcune inedite – che Becchetti realizza alle Acciaierie di Terni negli anni Settanta. Una collezione riunita in uno spazio a parte, una Project Room, intitolata per l’occasione “La caduta degli dei”: un luogo dove diversi piani di lettura si incrociano generando una riflessione personale e collettiva. Con al centro un tavolo sul quale sono raccolti gli oggetti più significativi della vita del fotografo e alle pareti le dieci fotografie ternane.
Nei suoi scatti, i personaggi famosi sono colti spesso in modo non convenzionale, fuori dalla classica “posa fotografica”, rivelando aspetti della vita personale e professionale che il visitatore riesce a cogliere e sentire più vicini ai propri. Becchetti ha sempre cercato di coinvolgersi personalmente, entrando in sintonia con i personaggi che ritraeva, cercando di coglierne dettagli nel volto, nell’atteggiamento o nell’abbigliamento. E lo stesso approccio lo impiegava nelle situazioni di disagio, che ha cercato di rendere fotografando non solo le persone, ma anche gli animali e gli ambienti. Il risultato, è una perfetta armonia, tra il tempo, la parola e l’immagine: ogni elemento è legato all’altro traendone nutrimento. E Il modo in cui questo avviene è ciò che caratterizza l’arte di Becchetti, che la mostra di Terni ripercorre attraverso le sue parole: come una voce fuori campo, a scandire il ritmo dell’intero percorso espositivo.
Alessio Crisantemi
Mostra visitata il 2 dicembre 2017
Dal 25 novembre 2017 al 4 marzo 2018
Sandro Becchetti | L’inganno Del Vero
Caos (Centro Arti Opificio Siri)
Via Campofregoso, 98 – 05100 Terni
Orari: Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Info: Tel. 0744/285946 – www.caos.museum