Categorie: altrecittà

fino al 4.VI.2006 | Corrado Cagli | Ancona, Mole Vanvitelliana

di - 3 Aprile 2006

Non è facile dare una definizione dell’arte di Corrado Cagli (Ancona 1910 – Roma 1976). Trasferitosi a Roma fin dal 1915, sarà dagli anni Trenta uno degli animatori del dibattito critico romano, come scriveva Renato Guttuso nel 1951: “Cagli svegliò i morti in quegli anni. Non ci furono giovani romani di qualche talento, che non si unissero a lui”. E in effetti Cagli non solo sarà capace di misurarsi con ogni tipo di tecnica artistica, raggiungendo in ognuna di esse risultati di straordinario valore. Ma sarà anche tra i promotori dell’astrattismo in Italia, passando con assoluta libertà dal figurativo all’astratto e viceversa, proprio in quegli anni del dopoguerra in cui la scelta tra le due tecniche espressive era vissuta quasi come una presa di posizione ideologica. A trent’anni dalla sua morte, Ancona dedica a Cagli una grande antologica, la più completa mai allestita, ideata dall’Assessore alla Provincia di Ancona e realizzata in collaborazione con l’Archivio Cagli di Roma.
Le circa quattrocento opere in mostra, che vanno dalla pittura alla scultura, dai disegni all’illustrazione, dagli arazzi alle originali ceramiche realizzate come direttore artistico della Fabbrica Rometti di Umbertide, affrontano tutto l’arco della sua attività. E, come osserva il curatore della mostra Fabio Benzi, “si ha realmente l’impressione di un vertiginoso universo in rivoluzione, un susseguirsi pirotecnico di idee, di stili, di suggestioni”.
Nelle opere figurative degli anni Trenta confluiscono quindi esperienze diverse; dal muralismo sironiano delle tavole a encausto, in cui le possenti membra di contadini, rese monumentali dal grande formato, popolano un’Italia rurale; alle vedute dei monumenti romani che fondono l’antico amore per le rovine di Piranesi con le atmosfere sospese della Metafisica di Giorgio de Chirico. Nelle opere degli anni Cinquanta Cagli si apre poi alla pittura astratta con una libertà interpretativa eccezionale. L’informale americano di alcune opere lascia spazio ad influssi cubisti, e mentre il mosaico di tessere colorate di Babel (1955) non può che riconnettersi all’astrattismo di Klee, negli Inferi (1957) è evidente la riflessione su uno nuovo linguaggio fatto di segni, molto vicino alla pittura di Capogrossi. Nel dopoguerra Cagli torna alla figurazione con la sua consueta capacità innovativa, affrontando da un lato temi di realismo sociale, come nel caso di Accattone (1961), dedicato all’omonimo film di Pasolini, e dall’altro riflessioni colte e letterarie sul mondo della natura. Si apre così un universo fatto di teste arboree che citano i bacchi caravaggeschi, e vedute naturali come Paesaggio marchigiano (1973), in cui l’eco di letture Ovidiane contribuisce all’atmosfera di primordio mitico, tanto perseguito dall’artista.
È un lungo percorso espositivo ricco di ottimi lavori quello sapientemente allestito alla Mole, ma è soprattutto una mostra che, se non manca di illustrare la varietà di motivi da cui Cagli trasse ispirazione, il suo frenetico saccheggio dall’arte e dalla tradizione, non lascia dubbi neanche sulla sua geniale innovatività. Un giusto omaggio ad un artista che può davvero essere considerato al di sopra, più che al di fuori di ogni tipo di classificazione.

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dal 11.II al 4.VI
Cagli – Mole Vanvitelliana, (zona porto), Ancona. A cura di Fabio Benzi.
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica l’evento è promosso dall’Assessorato alla Provincia di Ancona, in collaborazione con la Regione Marche, il Comune di Ancona, l’Archivio Cagli di Roma.Orari: mart-ven 15,00/ 20.00; sab, dom e festivi 10,00/ 20,00. Chiuso lunedì tranne Lunedì dell’Angelo.Biglietti: int. €8; rid. €4; gruppi €3, scuole €2,50
Organizzazione: Noicultura tel 0731/211609 www.noicultura.it ; www.cagli.net
Servizi, prenotazioni e pacchetti turistici: www.vivaticket.it; www.nellemarche.it
Didattica: Artes, tel. 071/211609
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