Se l’anno scorso la chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce è stata teatro dell’enigma sull’originalità dei due San Francesco in meditazione di Caravaggio, quest’anno essa schiude i suoi spazi alla “pittura di enigmi evidenti”, come definita da Octavio Paz, di Valerio Adami (Bologna, 1935; vive a Parigi). Ai chiaroscuri caravaggeschi, perfettamente inseriti nel contesto barocco ospitante, fa infatti seguito l’irruzione dei colori uniformi e abbaglianti degli acrilici su tela di Adami, delimitati in modo netto dal disegno, che l’artista definisce come la disciplina della sua vita. Ciò richiama la struttura delle vetrate gotiche, inscrivendo i dipinti dell’artista tra gli altari della chiesa leccese quasi come un’ulteriore stratificazione storica. Tale sapiente collocazione è il risultato dell’intervento dello stesso Adami, che ha diretto l’allestimento della mostra e l’ha resa possibile grazie al prestito delle sue opere concesso dalla Fondazione Europea del Disegno, da lui istituita.
L’esposizione, inserita nella rassegna Salento in Festival, comprende trentuno opere, di cui ventisette acrilici su tela e quattro disegni, appartenenti al periodo compreso tra il 1971 e il 2010. Ad esse si aggiungeranno in un secondo momento, per questioni organizzative, altre due significative opere di Adami: Doct. Sigm. Freud e L’Angelo. Queste ultime verranno collocate nelle sale del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce. Il percorso espositivo non segue un ordine cronologico, ma cerca di accompagnare il visitatore introducendolo gradualmente ad un “esperanto altro, che è quello della forma e del disegno”, secondo una delle immaginifiche espressioni tracciate da Adami nel suo discorso all’inaugurazione della mostra, cui era presente. All’ingresso sono poste, infatti, due sollecite guide: la fanciulla raffigurata ne L’incantesimo del lago, voltata di spalle e spettatrice come noi di un avvenimento mirabile, e lo stesso autore, che si presenta attraverso il suo Auto-portrait – V.A. par lui-mème. Da qui entriamo nell’A.R.T.E. di Adami, da lui definita come l’acronimo di “Amore, Razionalità, Tradizione, Estasi”, identificativi del percorso di vita di un artista. E il percorso di Adami è caratterizzato dal viaggio e da una ricerca incessanti: attraverso i tempi e le correnti artistiche, dall’Espressionismo alla Pop Art italiana, fino a un personalissimo neoclassicismo; attraverso i luoghi che egli visita, e in particolare l’amata India; attraverso l’immaginazione, in cui tutto si ricompone nell’atto artistico. Quest’ultimo è catturato nell’attimo del suo compimento in Un amore, ove l’eterno binomio di Eros e Thanatos si congiunge nell’esaltazione della creazione cui si abbandona, in estasi, il corpo dell’artista.
Allo stesso modo le figure si abbandonano e si lasciano trasportare ora dal viaggio, come ne “La terre natale”, ora dal piacere carnale, come in Anagrammi, “forse il mio quadro migliore”, come commentato dall’autore. Esso è collocato in modo appartato, nel corridoio che congiunge la chiesa al suo oratorio, inducendo l’osservatore a una visione ravvicinata e intima.
Qui il testo entra nell’immagine, come già in Un amore o in Attentato II, ove esso occupa l’intero quadro, o nei ritratti, tra cui sono presenti quello dell’amico Luciano Berio e di Hermann Hesse: le parole creano rebus, dando nuove informazioni allo spettatore e al tempo stesso interrogandolo. Oltre alle lettere ci sorprendono i suoni emessi dai violoncellisti di Trio, dal flauto del fauno di Two trees o quelli che ispirano le scenografie per L’olandese volante di Wagner, realizzate per il Teatro San Carlo. Essi ci conducono non solo attraverso le correnti artistiche nell’ambito della pittura, ma anche attraverso le diverse forme d’arte, che nella vita e nell’opera di Adami si integrano naturalmente.
Tali componenti sono essenziali per la definizione della propria dimensione storica, che l’artista interpreta anche tramite la rilettura dei miti e del mondo classico, rievocato con forte valenza simbolica, come proiezione storica e non già ombra del nostro presente.
Il dialogo di continui rimandi intellettuali instaurato da Adami con i visitatori trova una delle migliori risposte nel libro degli ospiti, in cui qualcuno confessa: “Questa mostra mi ha spaventato!” Niente di più vero: per mezzo di un percorso iconografico attentamente costruito, Adami ci conferisce una nuova e inaspettata capacità percettiva, con la quale comprendere e attraversare ciò che attualmente costituisce l’oggetto della sua attenzione, come dichiarato all’inaugurazione: “il vento del XXI secolo”.
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Valerio Adami – Opere 1971-2010
a cura di Antonio Cassiano
Chiesa di San Francesco della Scarpa
Piazzetta Carducci (ex Convitto Palmieri) – 73100 Lecce
Orario: da lunedì a sabato, ore 9-13 e 16-20
Ingresso: intero € 5, ridotto € 3
(riduzione disponibile anche per chi ha visitato la mostra “Pier Luigi Nervi. Roma 1960. Ingegno e costruzione” presso il Museo Sigismondo Castromediano di Lecce o la mostra “H2O” presso il castello di Acaya, Le)
Catalogo Museo Provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce, a cura di Antonio Cassiano
Info: tel. +39 0832683503
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