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11
ottobre 2011
fino al 4.XII.2011 Céleste Boursier-Mougenot Milano, Hangar Bicocca
altrecittà
Una città invisibile dove uccellini suonano chitarre e bassi a intermittenza, dove in uno strano deserto di sabbia sono finiti arbusti della pianura padana, dove l’illuminazione è quella del giorno: è una fiaba metropolitana che per sessanta giorni approderà a Milano…
È un’esperienza unica entrare nel cubo dell’Hangar della Bicocca ed essere invasi da una sorta di happening involontario, dove la musica è suonata dallo zampettare incessante di una serie di settanta piccoli fringuelli su chitarre e bassi elettrici utilizzati come rami d’albero, come piattaforme per volatili.
È la quindicesima versione dell’installazione From here to ear dell’artista francesce Céleste Boursier-Mougenot, proposta in questa nuova variante proprio per lo spazio dell’Hangar: un artista che fa dell’arte visiva un’esperienza sensoriale, al confine con la performance e in rapporto costante con l’ambiente e con il corpo dello spettatore invaso, in questo caso, di una serie di stralci sonori casuali ma che nulla perdono sull’impatto emotivo: mischiate al cinguettio costante dei fringuelli zebrati una serie di arbusti e piante spontanee trovate nelle zone intorno alla Bicocca che consento ai piccoli musicisti di plasmare l’interno dei propri nidi precostruiti posizionati sopra la struttura.
Anche sotto questo punto di vista l’artista si muove minuziosamente; la pedana calpestabile è stata realizzata dopo un lungo scambio di informazioni tecniche sullo spazio del cubo e la superficie del percorso pedonabile è in rapporto diretto con le zone di sabbia sulle quali si posano, come sulle chitarre, gli uccellini.
Nulla è lasciato al caso, tutto è calcolato alla perfezione per far sì che l’inoltrarsi in questa particolare dimensione possa divenire un’esperienza in grado di toccare tutte le corde dell’anima.
È la quindicesima versione dell’installazione From here to ear dell’artista francesce Céleste Boursier-Mougenot, proposta in questa nuova variante proprio per lo spazio dell’Hangar: un artista che fa dell’arte visiva un’esperienza sensoriale, al confine con la performance e in rapporto costante con l’ambiente e con il corpo dello spettatore invaso, in questo caso, di una serie di stralci sonori casuali ma che nulla perdono sull’impatto emotivo: mischiate al cinguettio costante dei fringuelli zebrati una serie di arbusti e piante spontanee trovate nelle zone intorno alla Bicocca che consento ai piccoli musicisti di plasmare l’interno dei propri nidi precostruiti posizionati sopra la struttura.
Anche sotto questo punto di vista l’artista si muove minuziosamente; la pedana calpestabile è stata realizzata dopo un lungo scambio di informazioni tecniche sullo spazio del cubo e la superficie del percorso pedonabile è in rapporto diretto con le zone di sabbia sulle quali si posano, come sulle chitarre, gli uccellini.
Nulla è lasciato al caso, tutto è calcolato alla perfezione per far sì che l’inoltrarsi in questa particolare dimensione possa divenire un’esperienza in grado di toccare tutte le corde dell’anima.
Come ha dichiarato in occasione della preview il curatore, Andrea Lissoni, “non ci sono istruzioni dettagliate per il sentire quest’opera, si tratta tutt’al più di costruire una propria empatia con lo spazio, con i suoi componenti, nel suo rapporto imprescindibile con la natura”.
E ancora: “Dal punto di vista del suono non ci sono semplicemente otto chitarre e quattro bassi connessi a una serie di amplificatori ma un lavoro di giorni e giorni sulla taratura di echi, riverberi e suoni per dare la possibilità di suonare in maniera aperta”.
Céleste Boursier-Mougenot, classe 1961 e studi al conservatorio apre, appunto, una possibilità quasi mistica di rapportarsi con uno spazio invaso da quel che sembra un romanzo o una storia fantastica.
Anche in questo caso l’Hangar Bicocca si propone di nuovo come l’ambiente per una serie di progetti che tengono conto di una variazione indefinita di energia, di un tempo indeterminato dell’opera, destinato a mutare costantemente anche nei prossimi sessanta giorni, e dell’atteggiamento di una serie di artisti che desiderano dialogare col pubblico, interagire questioni, in questo non prettamente teoriche, ma di esperienza sensoriale, collettiva.
Nel cubo non potranno mai sostarvi più di diciassette visitatori per volta, anche per lasciare respiro e non spaventare eccessivamente i fringuelli che probabilmente, mai nelle versioni precedenti dell’istallazione, avevano trovato uno spazio espositivo alto 27 metri e di oltre 500 metri quadrati dove poter, oltreché suonare per il pubblico, anche volare da un capo all’altro!
E ancora: “Dal punto di vista del suono non ci sono semplicemente otto chitarre e quattro bassi connessi a una serie di amplificatori ma un lavoro di giorni e giorni sulla taratura di echi, riverberi e suoni per dare la possibilità di suonare in maniera aperta”.
Céleste Boursier-Mougenot, classe 1961 e studi al conservatorio apre, appunto, una possibilità quasi mistica di rapportarsi con uno spazio invaso da quel che sembra un romanzo o una storia fantastica.
Anche in questo caso l’Hangar Bicocca si propone di nuovo come l’ambiente per una serie di progetti che tengono conto di una variazione indefinita di energia, di un tempo indeterminato dell’opera, destinato a mutare costantemente anche nei prossimi sessanta giorni, e dell’atteggiamento di una serie di artisti che desiderano dialogare col pubblico, interagire questioni, in questo non prettamente teoriche, ma di esperienza sensoriale, collettiva.
Nel cubo non potranno mai sostarvi più di diciassette visitatori per volta, anche per lasciare respiro e non spaventare eccessivamente i fringuelli che probabilmente, mai nelle versioni precedenti dell’istallazione, avevano trovato uno spazio espositivo alto 27 metri e di oltre 500 metri quadrati dove poter, oltreché suonare per il pubblico, anche volare da un capo all’altro!
Ovviamente, per pacificare gli animi degli animalisti va riferito che l’installazione è sotto stretta e costante osservazione di un veterinario e di un etologo che stabilmente monitorano la situazione, che i fringuelli zebrati sono stati raccolti in allevamenti con certificazione Lipu e che, probabilmente, al loro ritorno a casa, finita la mostra, non avranno più la libertà concessagli nei prossimi due mesi da Hangar Bicocca e da Céleste Boursier-Mougenot.
Un progetto poetico in grado di far convergere molteplici aspetti del contemporaneo più suggestivo e più umano, dove l’esperienza è data dalla capacità di entrare nella cultura e di stravolgerla per renderla parte integrante della vita, deviazione del quotidiano, sintomo di un rinnovamento che passa per la costruzione di nuove sintassi talvolta così immateriali e dense da sembrare uscite da un racconto di Italo Calvino.
Un progetto poetico in grado di far convergere molteplici aspetti del contemporaneo più suggestivo e più umano, dove l’esperienza è data dalla capacità di entrare nella cultura e di stravolgerla per renderla parte integrante della vita, deviazione del quotidiano, sintomo di un rinnovamento che passa per la costruzione di nuove sintassi talvolta così immateriali e dense da sembrare uscite da un racconto di Italo Calvino.
matteo bergamini
mostra visitata il 4 ottobre 2011
Dal 5 Ottobre al 4 Dicembre 2011
Céleste Boursier-Mougenot
FROM HERE TO EAR (version 15)
Hangar Bicocca
Via Chiese 2
20126 Milano
Martedì-Domenica 11.00-19.00
Giovedì 14.30-22.00
Lunedì chiuso
www.hangarbicocca.it
info@hangarbicocca.it
[exibart]