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Fino al 5.X. 2014 | Nessun luogo è lontano | Ex Macello, Padova

di - 25 Settembre 2014
Il 5 settembre ha inaugurato all’ ex Macello di Padova la mostra “Nessun luogo è lontano”, collettiva di  quattro giovani artisti a cura di Eugenia Delfini.
Nell’esposizione convivono pluralità stilistiche, con le opere di Veronica De Giovanelli, Andrea Grotto, Stefano Moras  e Cristiano Menchini; quattro autori messi in relazione dalla ricerca personale sul paesaggio. Un paesaggio che è culturale, naturale, antropico ed emozionale, mai uguale a se stesso, frutto di una mediazione tra il suo percorso naturale e la vita dell’uomo, in un legame inscindibile.

Veronica De Giovannelli propone vedute del territorio lagunare, bocche di porto, barene, ma anche la terraferma, sottolineando la natura stratificata dei luoghi e l’idea di paesaggio come un palinsesto, generato dalla sovrapposizione di diverse epoche, dalla storia, dall’uomo. La sua pittura delinea luoghi indefiniti in cui sono, tuttavia, ben riconoscibili le tracce dell’antropizzazione, a sottolineare l’intrinseco legame che esiste tra la natura e le esigenze dell’uomo che con essa convive. Ne scaturisce un’ulteriore riflessione, un paragone su come l’uomo viva in confronto e dialogo costante con l’ambiente, apportando modifiche e creando una stratificazione; lo stesso fa l’artista con il suo lavoro, in costante mutamento, creando una stratificazione di significati.
Il paesaggio inteso come comunità, spazio di relazioni, è alla base della ricerca di Andrea Grotto, impegnato in una intima analisi delle forme della memoria. Andrea Grotto riflette su come l’interpretazione del paesaggio appartenga, in primo luogo, ad una dimensione cognitiva e simbolica, prima ancora che estetica e visiva. Andrea ripensa ad un paesaggio come insieme simbolico di oggetti, un panorama di quotidianità che delinea una personale geografia emotiva.
Nascono, così, immagini in cui i tempo è sospeso, dove gli ambienti sono affollati di oggetti che appartengono alla realtà, ma rielaborati e ricostruiti dal ricordo.
Il paesaggio di Stefano Moras è un teatro di trasformazioni organiche, libere associazioni di immagini e infinite suggestioni. Lirico e astratto, il lavoro di Stefano nasce dall’analisi in prima persona della natura; i soggetti delle sue opere si accumulano e moltiplicano, talvolta scompaiono. Sono elementi rielaborati mediante un paziente lavoro di scomposizione e ricostruzione dei singoli frammenti, destinati a mutare nel corso dell’opera. Un “passaggio di stato” pittorico da cui scaturisce la narrazione di fenomeni naturali come la Galaverna, una brina che nasce dal rapido cambiamento di stato da gassoso a solido, che si accumula su di sé, elemento dopo elemento.
L’elemento naturale è protagonista assoluto dei lavori di Cristiano Menchini; in Topos il segno a china si intreccia alle simbologie scientifiche di vecchie carte orografiche, generando una foresta di segni in cui sono riconoscibili elementi organici, vegetali, piante e fiori in perfetta simbiosi con l’elemento ed il segno tecnico della mappa. Un risultato che permette di riflettere su quanto sia l’attribuzione dell’uomo a dare un senso alle immagini, a prescindere da quanto esse siano riconoscibile e leggibili.
L’indagine sulla natura di Cristiano si sviluppa nelle figure eteree di  piante tropicali, come la Cycas Aenigma, un lavoro carico e delicato, che evoca il calore del clima tropicale.
“Nessun luogo è lontano” è una mostra ricca, che trasforma l’area dell’ex Macello in uno spazio di sperimentazione e dialogo.
Chiara Rivelli
mostra visitata il 5 settembre
Dal 6 Settembre al 5 Ottobre 2014
Nessun luogo è lontano
Veronica de Giovanelli, Andrea Grotto, Cristiano Menchini, Stefano Moras
Un progetto di Sottobosco
a cura di Eugenia Delfini
Ex Macello, via Alvise Cornaro 1/b, Padova

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