Qualcosa di meraviglioso e stupefacente, la visione della Terra dallo spazio, tra poco tempo sarà così conosciuta da risultare persino banale. Le nuove tecnologie informatiche e quelle relative ai mezzi di trasporto, con i voli nello spazio, hanno innescato una mutazione culturale che nelle nuove generazioni sta già dando i suoi effetti, in parte ovviamente imprevedibili. Chissà quali conseguenze porterà, nel modo di vedere la vita che gli uomini possono sviluppare, avere lo spazio così a portata di mano.
È questo il terreno su cui si muove Michael Najjar nell’ultima mostra “Outer space” allestita negli spazi dello Studio la Città di Verona. L’artista, già ospite della galleria veronese, nato nel 1966 a Landau in Germania e di stanza a Berlino, lavora principalmente con la fotografia e il video. È del video che Najjar si serve innanzitutto per raccontare la sua esperienza nel lungo training per prepararsi al volo nello spazio che farà tra il 2016 e il 2017. Un’esperienza che, sebbene ora sia una rarità riservata a pochi individui, a breve sarà appannaggio di migliaia di persone.
Il video costituisce la premessa rispetto al ciclo di immagini di natura fotografica che stanno tutt’intorno e che compongono il progetto “Outer space” presentato per la prima volta in Italia. E basta guardare Interplanetary planet per capire quali sia l’obiettivo del progetto: i paesaggi di Marte – il pianeta su cui si stanno concentrando le ultime ricerche spaziali e dal quale stanno arrivando inedite immagini – e della Terra si integrano in questa foto tra loro in un’inquietante continuum, a dimostrazione di come i confini della nostra percezione dello spazio abitabile dall’uomo saranno destinati a breve a mutare.
Le immagini, rielaborate, nascono in seguito alla scalata del monte Aconcagua nelle Ande Argentine e dell’attraversamento dell’Atacama desert in Cile. In tutte queste immagini, a un livello differente, il confine tra reale e irreale, tra vissuto e immaginato, tra terra nota e nuova terra di conquista, come quella che gli uomini del Rinascimento si trovarono ad affrontare con la scoperta del Nuovo Mondo, si fa labile e sfocato. Come in Serious anomaly, dove si ricostruisce il crollo nel Mojave desert di un veicolo spaziale della compagnia cui fa parte Najjar come pilota, esploso poco dopo il decollo. Si esce dalla mostra con la sensazione inquietante di una riflessione lucida e formalmente impeccabile, sulla breccia dalle dimensioni infinite che si apre intorno al tranquillo microcosmo dell’umanità. Non a caso uno degli artisti preferiti da Najjar è Caspar Friedrich il cui brivido romantico è sostituito da un gelido distacco.
Camilla Bertoni
mostra visitata il 26 settembre
Dal 26 settembre al 5 dicembre 2015
Michael Najjar, Outer Space
Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona
Orari: da martedì a sabato, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19.00