Sono novantadue le opere di Antonio Ligabue (Zurigo 1899 – Gualtieri, 1965) presentate in mostra. Una scelta che ha coinvolto collezioni pubbliche e private per una rassegna antologica dell’artista mai prima d’ora presentata in Umbria e che offre un efficace panorama della creatività multiforme e tormentata con pitture, sculture, disegni ed incisioni.
Autodidatta, Ligabue ha molto più faticato a trovare una “forma” propria, in cui riconoscersi nella vita di tutti i giorni che nell’espressione artistica: sin dalla gioventù la sua vita è tormentata da disturbi psichici. Ed è negli ospedali psichiatrici che viene subito notata la sua creatività geniale. Una creatività in grado di ricostruire mentalmente le movenze, i dettagli e le linee caratteristiche degli animali che sceglie di rappresentare, denotando una particolare memoria, alimentata soprattutto dall’amato mondo del cinema. L’incontro con Marino Renato Mazzacurati gli permette di impadronirsi della tecnica ad olio, tuttavia filtrata con uno stile personale.
Nonostante le frequentazioni di altri artisti, la crescita del suo linguaggio resta per lo più dettata dall’intuizione, producendo una forma dal sapore dialettale e a volte anche sgrammaticata, ma fortemente espressiva. Il suo innato amore per la narrazione e per gli animali, lo costringerà a riprodurre il movimento e a cercarne di conoscere le caratteristiche e ad inserirlo nello spazio. Il passaggio è dai quadri iniziali, in cui rappresenta la figura di profilo, a forme che prendono sempre più corpo grazie all’utilizzo dei colori e alla scelta di cromie accese. I suoi soggetti, inseriti in un contesto idilliaco-padano, sono spesso bestie feroci in atto di aggredire la preda, o animali domestici che si azzuffano, metafora dell’eterna lotta dell’esistenza. Gli autoritratti, innumerevoli nella sua produzione, “chiariscono” il suo complesso inconscio. Le trentacinque sculture della mostra sono forme evocate dall’argilla del Po, materiale duttilissimo che facilmente assecondava la sua vis creativa. In mostra anche quattro inediti: Tacchini, Caccia al cinghiale, Pesci rossi e Leone che assale delle antilopi, pitture realizzate tra gli anni cinquanta e sessanta che rendono l’antologica umbra ancora più suggestiva.
daniele di lodovico
mostra vista il 23 settembre 2004
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