Trans, la personale di
Elena Rossella Lana (Ugento, Lecce, 1985; vive a Lecce), è la terza tappa – dopo le precedenti dedicate ad
Antonio Annichiarico e
Michele Giangrande – del più ampio
Passages: arte, architettura e design, progetto volto a indagare gli sconfinamenti imprevedibili dei nuovi linguaggi della contemporaneità, ideato e curato da Marco Petroni.
Per circa un anno, l’artista pugliese ha seguito un gruppo di transessuali, documentandone la quotidianità attraverso riprese fotografiche e video. Tutto il percorso umano, estetico, artistico e sociologico si è svolto lungo il
fil rouge dell’imprevedibilità, dell’intercambiabilità, del non definito. Elena Rossella Lana non ha vestito realmente il ruolo del trans, ma ne ha assorbito come una spugna la vitalità, i colori, gli umori e le emozioni.
Trascinata da un profondo desiderio di trovare, nell’indeterminazione di quelle vite ambigue, conflittuali ma al contempo autentiche, un principio unificante e unificatore dell’entropia esistenziale, ha intrapreso un viaggio “iniziatico” all’interno della propria ricerca artistica.
Trans è un simbolo, e simbolici sono i suoi protagonisti, idoli della contaminazione umana, della globalizzazione, di un sistema che auto-implode.
Protagonisti di una favola, di una contemporanea mitologia, i transessuali di Lana riscrivono il mondo e la sua storia, e lo fanno ogni giorno in modo diverso. I
mmortalati dagli scatti dell’artista, svelano la loro multi-essenza, trascendono la realtà, svuotano bigotte prevenzioni e mute indignazioni, coniando un linguaggio trasversale che avvince a attrae per la sua genuinità disarmante. Così come trasversale è l’uso che Lana fa dei media: che sia la macchina fotografica o la videocamera, ciò che affascina è la loro capacità di essere essi stessi testimoni della realtà, di codificarla a tal punto da renderla narrazione, ma anche intreccio di mito e storia.
Gli strumenti usati da Lana, che quasi si eclissa per lasciare gli eventi liberi di scorrere, ritrattano la realtà, restituendo al presente un’immagine non descrittiva, che non è rappresentazione né presentazione, ma che forse possiede il dono di essere più autentica della realtà stessa. Interessante, in questo senso, è la “riesumazione” che l’artista fa di una pratica oggi considerata obsoleta, realizzando
Trans forever, il fotoromanzo senza un senso, un’edizione di dodici frame che compongono una serie aperta di storie, non prevedendo una sequenza prestabilita.