Un viaggio, un lungo itinerario di studio, ricerca e passione è in mostra al FRAC di Baronissi, provincia di Salerno, per un progetto il cui obiettivo è quello di delineare ciò che è accaduto in Italia e in Campania, negli anni Ottanta e Novanta, attorno alla pratica dell’incisione che, proprio in quel periodo, iniziava ad affidarsi a nuove pratiche e materiali e a una nuova figurazione.
Il viaggio di Peter Willburger (Hall/Tirol (Austria), 1942 – Raito, 1998), raccontato da Massimo Bignardi, curatore della mostra “Peter Willburger e i suoi amici. Incisori italiani degli anni Novanta”, si svolge all’insegna della curiosità, la stessa che anima lo spirito dei bambini e che ha condotto l’artista austriaco, in una seppur breve vita, verso le sue scelte di cambiamento, dal trasferimento nel sud Italia al suo passaggio dalla pittura all’incisione.
L’allestimento di questa puntuale retrospettiva, ci permette di seguire le linee guida del percorso di Willburger, dagli anni Cinquanta, trascorsi in Hall/Tirol, fino agli ultimi giorni di vita, completamenti assorbiti dall’amore per il Mediterraneo, per l’Italia meridionale e per la sua vocazione grafica, incrociandosi con le opere e i lavori dei suoi amici incisori incontrati a Salerno: Vittorio Avella, Lorenzo Bruno, Vittorio Manno, Giulia Napoleone, Angelo Rizzelli e Guido Strazza.
Entrando nel corpo centrale del Convento Francescano della Santissima Trinità, che ospita il Frac, l’incontro con i primi Nudi viennesi, con i ritratti della moglie Eva, ci rivelano un inevitabile legame con lo scenario austriaco e, in particolar modo, con Egon Schiele.
Il corpo umano, anche per Willburger, come in Schiele, non è inteso come espressione di un canone di perfezione, invece, l’attenzione si concentra sugli aspetti disarmonici e contorti dell’anatomia.
Proseguendo nel viaggio, meritano una menzione particolare una serie di sei disegni esposti per la prima volta, datati tra il 1964 e il 1967, chiamati Ritratti Tipografici. Volti di uomini e donne sono composti affiancando elementi indipendenti, come pezzi di un puzzle che, incastrandosi tra loro, definiscono la forma dai profili appena abbozzati e da un gesto grafico a grandi linee, dove l’immaginazione astrattiva dell’autore e l’osservazione della realtà coesistono e si sviluppano con fluida armonia.
Così, si giunge alla svolta nella poiesi di Willburger, al cambiamento di rotta, agli anni Settanta e all’incontro con Guido Strazza, alla completa dedizione verso la pratica grafica.
Grazie alle parole di Willburger, «Non mi piace descrivere il mondo come lo vedo. Mi piace percepirlo attraverso il mezzo con cui lavoro», riusciamo a interpretare e comprendere il cuore centrale della sua attività e della mostra stessa, che possono essere definite come un “elogio della mano”, alla genialità congiunta alla manualità come cardini dell’esperienza artistica. Un’essenza svelata in immagine, nella fotografia che chiude il percorso espositivo, Eloquenza della mano, una sequenza di sedici scatti – risalenti al 1981 e realizzati insieme all’artista salernitano Angelomichele Risi – stampata per la prima volta su carta fotografica solo nel 2015, dove protagonisti sono la mano, il suo gesto e il racconto del paziente lavoro di togliere e aggiungere.
Annachiara De Maio
mostra visitata il 18 dicembre 2015
Dal 18 dicembre 2015 al 7 febbraio 2016
Peter Willburger, Peter Willburger e i suoi amici. Incisori italiani degli anni Novanta
Frac, Fondo Regionale Arte Contemporanea
Via Convento, 84081 Baronissi (Salerno)
Orari: lunedì e giovedì, dalle 9 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30; martedì e mercoledì dalle 9 alle 12.30; venerdì, sabato, domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.
Info: 089828210, cultura@comune.baronissi.sa.it