In coincidenza ad una mostra storica, I Volti di Eva, da Pellizza a Guttuso al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, dove sono in esposizione quasi duecento dipinti con soggetto femminile di un periodo che va dall’Ottocento alle avanguardie (la scelta del nome Eva va intesa come sinonimo di donna tout-court), cinque giovani artiste hanno preso possesso di alcuni luoghi per il progetto Eva ultima. Arte contemporanea.
Su invito del curatore Massimo Palazzi (“per mostrare ai passanti un nuovo modo di vedere la realtà di tutti i giorni. Un punto di vista diverso, a volte rialzato su tacchi a spillo, ma quasi sempre no”), dopo l’offerta di un soggiorno settimanale per interagire con gli spazi e gli abitanti, hanno prodotto nel centro storico installazioni site-specific come referti o partecipazioni che rispecchiano gli incontri avuti o re-interpretano l’ambiente e le sensazioni provate.
La commovente opera di Won-Yeon Chung (Seoul, 1974), che ha conversato con gli anziani all’università della terza età e raccolto i loro ricordi, oltre che giocato con un centinaio di bambini della scuola elementare, indaga sulle relazioni che avvolgono le persone. Le linee rosse che legano dei punti individuati sulle mappe della città, poi appese nelle vie, indicano la distanza dal luogo in cui abita chi le ha tracciate a quello dove sono le persone a cui vogliono bene, anche nel caso in cui esse si trovino al camposanto.
L’installazione video Frederique et moi di Barbara Barbantini (Castelnovo Monti, Reggio Emilia, 1970) posta tra gli affreschi e il buio polveroso del foyer nel teatro Paolo Giacometti, chiuso da tempo e quindi immerso in un’atmosfera decadente e fané, richiama suggestioni e incantamenti di quel fatale passaggio che è la soglia della giovinezza. Composta su due schermi al plasma affrontati, è ispirata ai segreti sentimentali scambiati dalle collegiali del romanzo I beati anni del castigo di Fleur Jaggy: presenta Frederique e Fleur in abiti bianchi, intente in una conversazione silenziosa, fatta di soli gesti, come nell’alfabeto muto dei bambini.
Le immagini sono velate da un sotteso sensuale, mentre l’ambientazione si fa misteriosa ed inquietante come in un sogno, sprofondando nell’introspezione dell’inconscio femminile.
Legata ad un altro teatro al momento in restauro, il Romualdo Marengo, è la ricerca fotografica di Stefania Schubeyr (Genova, 1973), attratta dagli oggetti incontrati per caso e dalle storie che essi raccontano, rivelate attraverso l’indagine di inquadrature particolari, come una selezione che diventi il contenuto stesso del racconto. È il caso di questi scatti sull’interno vuoto del luogo di spettacolo che vengono “rovesciati” alla visione del pubblico, ponendoli all’esterno, affissi come grandi cartelloni pubblicitari, con il senso di una sorprendente rivelazione,
Anila Rubiku (Durazzo, 1970) realizza le sue opere con le tecniche del ricamo e della punteggiatura, creando fogli o installazioni di denuncia sociale sotto l’aspetto di una composizione aggraziata. A Novi Ligure, dove ha sede l’omonima ditta di cioccolato, è stata una casetta traforata (“consumata” durante inaugurazione) composta da tavolette di cacao e lucine, a porre la questione sull’animo dei viaggiatori e degli emigranti in cerca della loro vera dimora o di un sapore “più dolce di casa propria”.
Infine, sorpresa: sotto i portici seriosi e tipicamente piemontesi del centro, Anna Fasshauer (Colonia, 1975) ha nascosto nel cartone di un gigantesco pacco postale un’auto vera. Prosegue così la serie di trattamenti e camouflages sulle carrozzerie che contraddistinguono il suo ossessivo rapporto artistico con questi automezzi, presi a simbolo della cultura maschilista e consumista del mondo occidentale, feticci di potenza e arroganza, che vengono resi caricaturali assemblando loro addosso materiali eterogenei, come in un cartoon.
La mostra, accompagnata da un catalogo “in scatola” che delinea profili e immagini delle artiste divisi in cartoline che posso essere spedite singolarmente, a fine mostra potrà essere completato -per chi lo richiede via posta– anche con le immagini delle opere appena realizzate.
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