Arredamento eclettico -sovraccarico o minimale- ed oggettistica raffinata per lo spazio barese dell’architetto Simone Dreyfuss, direttrice artistica della futura stagione espositiva di Rouge, che vedrà il negozio trasformarsi anche in nuovo spazio-mostre, reinventato per l’inaugurazione dai mosaici di Miky Carone (Bari, 1952). È lui “Il venditore di sogni”, l’artista un po’ fanciullino che muove la fantasia con tessere musive in pasta di vetro dalle caratteristiche nuances azzurre. Atelier blu è il nome del laboratorio di mosaici istituito dall’artista nell’appartata Abbazia di S.Vito a Polignano (in provincia di Bari), in quelle che un tempo furono celle di monaci benedettini.
Arredano lo spazio barese mosaici inediti o tratti dalla recente mostra Tra Ravenna e Bisanzio, ultima tappa di un antico percorso, non solo creativo ma d’impegno intellettuale: contro l’ordine costituito, la retorica, la mitologia del progresso, scegliendo di mettersi dalla parte dei perdenti e contro la cultura di massa (da Il gioco degli indiani, 1977 a Meticcia e New Generation, 1996/99).
Preso l’avvio con l’uso della divertente dislocazione di eroi infantili nelle prime opere, la poetica di Carone perde l’aspetto irriverente a favore di una scelta propositiva affidata alla forza del colore ed alla simbologia iconografica: lune, stelle, pesciolini e cammelli stilizzati, pietre preziose ed iscrizioni misteriose, scalette e spirali.
Oggetti che, venuti dal cielo, dalla terra o dal mare, perdono il loro significato materiale divenendo immagini mentali, evocative e sentimentali, galleggianti in solo colore dominante, il blu. “Azzurro-blu” o “azzurro-penombra” per il sociologo Franco Cassano, così come il colore dell’attimo di poco precedente alla notte, dell’infinito e del nostro stesso pianeta osservato dallo spazio, un blu che unisce il cosmo, personalizzato da un tocco di mediterraneità che non guasta mai.
La semplicità ostentata dell’impianto dell’opera, generato da un flusso organizzato in spirali, motivi orientaleggianti e geometrici, in onde ed irradiazioni simmetriche, formato da tessere-pixel che si muovono regolari a partire da un objet trouvè-centro– si traduce in un risultato estremamente decorativo, tanto da apparire ingenuo ad un sguardo disincantato.
Invece, quella di Carone, pur quando applicata all’oggetto d’arredo, è una creatività meditata, che non vuole trovare soluzione di continuità con una forma d’artigianato millenaria, qui letta in chiave augurale per un rinnovato matrimonio morganatico tra Oriente ed Occidente. Ma anche tra arcaico e contemporaneo.
Come vuole quest’uomo del sud, che si sente felicemente un neo-romantico, “antico” come “un ulivo secolare della Puglia, con le sue radici: discendente dei greci, dei bizantini, dei turchi, degli arabi, degli svevi e di tutti gli altri che sono passati da queste parti….”.
giusy caroppo
mostra visitata il 2 aprile 2005
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