Ancora per questa settimana, fino a sabato 8 dicembre, è possibile visitare a Bologna la mostra di Flavio de Marco (Lecce, 1975) e Philippe Hurteau (Sables d’Olonne, 1955), proposta dalla Galleria Studio G7.
Mostra puntuale sul tema che la identifica e che potrebbe dirsi una bipersonale, anche per questo interessante, abbinando saggi dalle ricerche dei due artisti, svolte tra loro autonomamente eppure così parallele e compenetranti. Entrambi, ad età e in contesti diversi, Hurteau dal 1997, de Marco dal 1999, si ritrovano a ridiscutere con la loro connotata pratica artistica lo status e i significati della pittura nella convivenza con i dispositivi elettronici.
Il titolo “Schermorama” che riunisce opere realizzate negli ultimi due anni, si costituisce come una nonce-word, una parola occasionale che non appartiene comunemente al lessico, e che introduce alla dimensione sostanziale di questo percorso visivo: la forma e le funzionalità caratteristiche dello schermo, sia esso il monitor orizzontale di un computer o il display degli smartphone. Come si rapporta il quadro analogico allo schermo elettronico? Cosa cambia nell’esperienza che facciamo della libera pittura, valutando il condizionamento visivo e di comportamento che subiamo dalla tecnologia?
Il suffisso -rama, infatti, rimanda alla vista, in questo caso in rapporto alla morfologia digitale che ormai ci è imposta. Nel tempo che occorre alla visita dell’esposizione, si fanno i conti con la percezione di quelle che vengono ad essere le convenzioni della virtualità, geometrie e colori, tasti e riquadri standardizzati, decontestualizzati dal loro spazio di utilizzo per entrare nello spazio pittorico.
Flavio de Marco e Philippe Hurteau, SCHERMORAMA
Attraverso i lavori dei due artisti si fanno dunque anche i conti con l’abitudine quotidiana a vedere le immagini attraverso delle porzioni impermanenti, sovrapposte a icone e a paesaggi-sfondo negli schermi. “La loro operazione artistica ha come obiettivo di attuare, per quanto possibile, una spiazzante messa in prospettiva critica in grado di risemantizzare questo così fluttuante panorama di visioni immateriali”, scrive Francesco Poli nel testo critico che accompagna la mostra.
L’allestimento stesso induce uno spaesamento semantico, considerando che la disposizione delle opere a parete appare come un desktop, con diverse finestre aperte e comandi da attivare. L’azione virtuale è congelata, per lasciare occasione al gesto del dipingere e alla reazione del pubblico.
I rettangoli pittorici, che dalla grandezza di un tablet raggiungono quella di un grande schermo, hanno ognuno una propria indipendenza estetica, si veda Paesaggio con tavolozza ’96-2017 e Refresh Window 6 2018, e tutti assieme descrivono una sorta di sintesi grafica, quella che da “schermonauti” frequentiamo giornalmente. Ma vi è molto di più. Tanto i Paesaggi di de Marco – che sfidano e “battono” la fotografia, includendo l’iconografia digitale – quanto gli Abscreen di Hurteau – che utilizza superfici specchianti al posto della tela, sempre alludendo all’iconografia digitale – innescano un meccanismo istintivo d’interazione. Nel contatto diretto con le opere si attiva un riconoscimento degli input che usualmente agiamo senza pensiero critico, e nel momento stesso si attiva la ricerca di una ulteriorità.
La collaborazione di de Marco con Ginevra Grigolo della G7 risale al 2004, e “Schermorama” infatti si è svolta in concomitanza con la mostra dell’artista, “Figure”, presentata a Ferrara nell’ambito della rassegna Offside in Palazzo dei Diamanti. Con Hurteau daranno seguito a questo progetto in una seconda esposizione prevista a Parigi nel 2020, concertata dalla gallerista bolognese e la gallerista francese Suzanne Tarasieve.
Come sarà ancora cambiato l’approccio alla tecnologia entro il 2020?
Cristina Principale
Mostra visitata il 22 novembre
Dal 9 ottobre all’8 dicembre 2018
Flavio de Marco | Philippe Hurteau SCHERMORAMA
Galleria Studio G7
Via Val D’Aposa 4A, 40123, Bologna
Contatti: 051 2960371 | info@galleriastudiog7.it | www.galleriastudiog7.it