Giunta a completamento di una tranche presentata al MIART 2004, Le armi dell’Arte è una rassegna corposa e perciò un po’ “ingombrante” per le sale del museo di Polignano.
La struttura degli ambienti ha impedito l’esposizione del celeberrimo “Cannone Bella Ciao”, must tra le opere del ciclo dedicato alle armi da Pino Pascali (Polignano, 1935 – Roma 1968): un gioco trasgressivo che si legava in maniera sottile all’impegno pacifista incompreso, a suo tempo, dalla Galleria La Tartaruga di Roma. Tanto che la mostra sulle Armi approdò alla Galleria Sperone di Torino: era il ’65.
L’amore per le finte armi -frutto di un attento bricolage di parti di macchine in disuso, scarti della società consumistica, abilmente verniciate in verde militare e “ri-nominate”- Pascali lo derivava dai giochi d’infanzia, introdotti nel “mondo sacro e finto” dell’arte quando iniziò a dipingere con catrame e olio su lamiera di zinco pistole, fucili e proiettili, per poi legarsi a Franco Angeli nell’effettivo impegno antimilitarista.
Le opere in mostra a Polignano risultano invece più coerenti con la manipolazione dei miti intrinseci nella cultura pop a lui contemporanea (nello specifico, in mostra: il western, nelle armi datate ‘60/64 e la potenza militare U.S.A, nella cianografia del ’66).
L’intera premessa per capire anche il titolo della mostra: Le armi dell’arte piuttosto che lo scontato Le armi nell’arte perché l’allestimento è espressamente finalizzato ad esorcizzare la paura dell’uso delle armi reali con spirito pascaliano, ovvero mediante decontestualizzazioni e cinica ironia.
Emblematica, così, Rebecca Horn e le due pistole dalle canne sigillate in un indissolubile “Beso della muerte”; rapiscono le armi fragili, in raffinata ceramica di Faenza, del new dada Antonio Riello; leggere e coloratissime, nella riuscita installazione site specific, le rudimentali cerbottane di Iginio Iurilli; per Clara Bonfiglio una graziosa composizione dalla doppia lettura e per Maurizio Salvini un innocuo giubbotto da kamikaze in chewingum fuxia; dedicata alle star del mafia system americano l’installazione di L.A. II (Angel Ortis), pallido erede di Keit Haring.
Attenzione ai cultcinematografici nelle videoproiezioni tratte dai film di 007, nei sensuali ritratti di Richard Kern, accompagnati da un DVD intriso di atmosfere underground e nel ?Kit di sopravvivenza di una geisha metropolitana” diLidia Bakis.
Un occhio all’ecologia, con il (banale, come il titolo,Sud) cannone che spara rifiuti di Simone Racheli, una pistola che spunta dalle alghe appuntite ed infuocate di Ted Rosenthal e l’”Amzonas Golf Club” di Silvio Merlino che propone, come grottesco trofeo, una tigre uccisa da una pallina da golf.
Una selezione più rigida avrebbe concesso più spazio fisico a H.H. LIM, autore di due delicati gaffiti su bassorielievo in gesso e resina dai colori pastello, ed allo storico Andy Warhol (Pittsburgh, Pennsylvania, 1928-New York,1987).
La sedia elettrica (”Electric Chair”, 1972) del mito della Pop Art– prestito del collezionista barese Baldassarre- avrebbe dovuto realmente (come indica il sottotitolo della mostra) chiudere il percorso, possibilmente isolata, a sottolineare l’attualità e la forza del messaggio intrinseco anche nella tecnica – la serigrafia, che con la riproducibilità all’infinito toglie peso all’oggetto – e perché con le armi, nella realtà della vita, non si scherza.
giusy caroppo
vista il 23 ottobre 2004
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Visualizza commenti
sostiene picasso...