Andrea Mastrovito, 32 anni, lavora tra Bergamo e New York. Collabora con importanti gallerie e musei sia in Italia che all’estero: dal
Museum of Art and Design di New York all’
Italian Academy della Columbia University; dalla
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino al
MAXXI di Roma. Ha due importanti mostre in corso a Milano:
Easy come, easy go a
Casa Testori e
Le cinque giornate al
Museo del Novecento.Â
Easy come, easy go – citazione di
Bohemian rapsody dei Queen – ha inaugurato lo scorso 31 marzo nella casa dove visse lo scrittore, pittore e drammaturgo Giovanni Testori. Andrea Mastrovito ha vinto l’edizione 2010 della rassegna
Giorni Felici. Vittoria che gli ha aperto le porte di Casa Testori, e gli ha offerto l’opportunità di realizzare la sua prima mostra antologica.
“L’artista”, precisa il direttore del centro Davide Dall’Ombra, “
era completamente libero di decidere quanti spazi impiegare, che tipo di lavoro portare e che grado di coinvolgimento avere con la casa”. Mastrovito decide fin da subito di dialogare intensamente con Testori.Â
Easy come, Easy goanima le venti stanze della casa con disegni, collage, video-animazioni, installazioni e interventi
site-specific. Se due sale sono interamente dedicate a Testori, il resto è una commistione tra lavori vecchi ed elementi nuovi.
Enciclopedia dei fiori da giardino, ad esempio, è una piccola aiuola di fiori ritagliati da 500 libri di botanica.
“L’artista”, spiega Dall’Ombra,
“aveva già realizzato delle aiuole con la stessa tecnica, ma ha voluto realizzare un’aiuola che si adattasse all’affresco della sala e che rendesse omaggio a Giovanni Testori. I ciclamini o “pampurzini” – che si trovano al centro –
sono fiori che lui amava molto, e che ricorrono spesso nelle sue opere”. Le sale al pianterreno e in particolare la serie
Manuale per giovani artisti – 26 autoritratti, per la prima volta esposti, che rappresentano una sorta di taccuino dell’artista – introducono il pubblico al mondo di Andrea Mastrovito. Molti disegni di questo ciclo hanno ispirato la genesi di altri lavori. Alcune storie infatti sono riprese in un linguaggio diverso all’interno di cicli più ampi. Le sale al secondo piano interrompono questa sensazione di piccolo mondo incantato. I ritagli colorati e i disegni minuziosi lasciano il posto a rumori di spari, immagini di guerra e all’atroce storia di Johnny, giovane mutilato di guerra.
Johnny è una delle opere più complesse e più drammatiche della mostra. Il video, proiettato al centro di una griglia di carta, riprende alcune scene tratte dal film
Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo. L’artista crea l’installazione più tragica, nella sala più luminosa della casa. La stessa inversione avviene in
Cosa importa se sono caduto?: a luci accese, compare un’immagine incisa su carta carbone; nell’oscurità della sala, saltano fuori le sagome dei genitori grazie a una manciata di stelle fluorescenti. Sono sempre stelle che vanno a comporre la costellazione del
12 maggio 1978, anno di nascita dell’artista. Lo stesso giorno nacque Giovanni Testori. L’artista sfrutta la gemellanza astrale per introdurre il tema del concepimento e della nascita.
“C’è un percorso sull’infanzia”, dice Dall’Ombra,
“che parte dalla stanza del Gesù di Bergamo, da cui nasce la storia della casa molto legata alla fede; poi la raffigurazione della famiglia e infine si va indietro fino all’infanzia e alla nascita”.
Le linee, che Mastrovito non si stanca mai di tracciare, compongono disegni, ritagli e incisioni su vetro o sul muro. La fotografia di famiglia Testori, ad esempio, è un quadro strappato alla parete. Le vecchie stratificazioni di intonaco e vernice riempiono l’immagine e contemporaneamente raccontano la storia della casa: dai diversi strati di intonaco all’intervento pittorico di Marco Casentini per l’edizione 2009 di Giorni felici. “Una cosa che mi ha impressionato in particolar modo”, racconta Dall’Ombra, ӏ che l’artista non ha proiettato alcuna immagine sulla parete, ma è partito dalla foto originale e di fianco ha fatto il disegno, senza l’ausilio di alcun retinato”. Andrea Mastrovito parte da un disegno libero e disinvolto per realizzare quell’affresco di famiglia che lo lega indissolubilmente a questa casa, e alla sua storia.Â