Un consiglio: visitare la mostra “L’Orlando Furioso: incantamenti, passioni e follie. L’arte contemporanea legge l’Ariosto” in corso a Reggio Emilia dopo aver letto i testi del catalogo.
Magrelli Celati Ballerini Cavazzoni, scrittori di mestiere, ma pure Ferroni Farinelli o Jossa, che scrittori non sono, offrono non saggi filologici bensì scritture che liberano immaginazione e stimolano a vivere l’incontro con le opere esposte al modo del poema ariostesco, come scrive proprio Giulio Ferroni – che rammenta lo storico spettacolo di Ronconi del ’69, da Sanguineti –, “in continuo ascolto della scrittura che lo ha preceduto”. Perché era già nella natura delle cose, nell’impareggiabile qualità con cui Ariosto sposa i dettami dell’alta meraviglia, che si trova il terreno di coltura per ricreazioni letterarie e, contestualmente, artistiche proposte nella mostra reggiana. Così, attraverso l’immagine di Angelica che fugge, Celati sottolinea l’irrequietezza formale e drammaturgica del capolavoro ariostesco, come “drogato” dal paradosso della manìa, ”specchio – scrive – di moti selvatici proverbiali”. Dinamicità, non dinamismo, che si riconosce nel delicato virtuosismo della terracotta di Bergomi.
Bella poi l’ipotesi di lettura della microterritorialità suggerita da Franco Farinelli: nozione deleuziana che si ritrova nei rimandi claustrofobici di Paladino. Grandi mentori letterari, gli antichi Machiavelli e Foscolo e i moderni Calvino e Borges abitano i testi dei nostri autori al pari d’illustri esegeti – Spitzer Auerbach Binni Caretti. E allora le seduzioni di giochi retorici evocati da Magrelli o d’erudita intertestualità si associano alle affabulazioni pittoriche di Valdéz o Xerra che reinterpretano a loro modo il celebre ritratto tizianesco del poeta, o a quelle scultoree d’una candida colonna di Marchegiani, mentre il sulfureo Astolfo sul suo Ippogrifo raccontato da Cavazzoni stuzzica la vena ironica del fumetto di Bacilieri.
Novissime le opere citate finora, che il curatore Sandro Parmiggiani ha chiesto a nomi autorevoli, cui si aggiungono un robusto e colorito Chia, un Galliani “bifronte”, una bella piega di Mariani; il Mauriziano, casa natale di Ariosto, nei cromatismi di Tilson e nel minimalismo di Stefanoni. E, ancora, Campus o Pizzi Cannella. Di preesistente, prevalenza d’Anni ’70, una virgola d’Isgrò, un Atelier Ariosto di Pozzati, eppoi Sassu (quindici acquaforti) Gentilini Baj Pericoli. Tocco d’antico con un secentesco Cantarini e con Doré,
Ma non solo pittura e scultura. Un Ariosto “fotografico”, l’Omaggio di Vaccari del ’74, per i cinquecento anni dalla nascita, e ancora un Mauriziano, di Ghirri, a sua volta “ripassato” con cristalli di salnitro da Guerzoni. A questi e altri fotografi – Migliori Fossati Bolognesi Farri – segni forti dell’invenzione ariostesca nel citato fumetto e nell’illustrazione, a firma Crepax (Valentina pirata e un’originale gioco dell’oca a tema), Grazia Nidasio o Toccafondo.
Oltre cinquanta artisti che si e ci tuffano nell’Oceano Ariosto, senza mai pretender di esaurire l’argomento, ch’altrimenti sarebbe una sciagura!
Luigi Abbate
mostra visitata il 4 ottobre
Dal 4 ottobre 2014 all’11 gennaio 2015
L’Orlando Furioso: incantamenti, passioni e follie. L’arte contemporanea legge l’Ariosto
Palazzo Magnani,
Corso Garibaldi, 29/31, Reggio Emilia
Orari: da martedi a giovedi 10.00-13.00 / 15.00-19.00
Venerdi, sabato e festivi 10.00-19.00 – lunedi chiuso
Aperture straordinarie: 25 dicembre e 1 gennaio 2015 15.00-19.00