Diciannove scatti realizzati principalmente a Roma, ma che conducono a volte anche in Cina e negli Stati Uniti, raccontano dell’incontro tra il vecchio e il nuovo declinato in tutte le sue molteplici accezioni: dal dettaglio tutto italiano di rovine stampate su una bustina di zucchero a discinte signore nel verde di un bosco, da una ragnatela che lenta si appropria dell’inutilizzato al pattern formato da colorati frammenti di maioliche. Tim Davis (Blantyre, Malati 1969- New York City) in questa personale ci regala fotografie di reali resti archeologici come in Fresco, un palinsesto di antico sfregiato dal graffitismo, o in Aqueduct Golf dove l’antico acquedotto romano è solo la scenografia di un curato campo da golf che altro non sa fare se non sottolineare la discrepanza tra staticità del vecchio e il dinamismo del nuovo. L’autore però non perde l’occasione di narrare anche delle rovine moderne, come un autolavaggio improvissato a Xiamen che deturpa il paesaggio, traccia indelebile della nostrà società. Si lascia infine andare a una semplice ma eloquente indagine del tessuto sociale mostrando il degrado e la semplicità delle fascie più disagiate ed emarginate che vivono ai margini della nostra vita ma che con queste foto si manifestano almeno per pochi istanti all’interno del nostro campo visivo.
Davis attraverso la sua capacità di svelare la bellezza con un uso consapevole del mezzo fotografico, oltre a sottoporci vere e proprie rovine archeologiche, compie una documentazione sociale in grado di far riconoscere al visitatore la propria realtà grazie all’astrazione del dettaglio così da renderlo universalmente significativo.
L’artista propone stralci di vita vissuta, oggetti e situazioni con cui ognuno di noi può scontrarsi, rendendo così parte integrante del suo lavoro la riflessione del raedy-made come presentazione del reale tale e quale, facendo dunque dell’immagine un foglio bianco su cui lo spettatore può scrivere le proprie domande, le proprie risposte, le proprie considerazioni: di cosa parla Davis in Gold Flacked Web? Del passato che ormai giace abbandonato? è forse una denuncia sui problemi di tutela del patrimonio?o più semplicemente è una ragnatela su una bicicletta? Probabilmente la risposta è sì in tutti e tre i casi perché il nodo centrale di questa indagine fotografica sta proprio nella spinta ad un’analisi ragionata del mondo circostante, tout court.
Questa struttura logica è infatti affermata e confermata nel video che fa da pendant alla mostra dove attraverso dei lunghi pianisequenza l’artista ci mette davanti ad antichità vecchie e nuove, gioca con epici nomi che ci riportano ai tempi del liceo e che ora campeggiano sulle etichette di detersivi e profilattici.
Insomma, un concreto invito alla lettura ragionata di ciò che ci sta intorno, mediato da una piacevolissima immersione nelle nuove antichità.
articoli correlati
ROMA, ANCORA GRAFIE DI LUCE
claudia viroli
mostra visitata il 31 ttobre 2011
Tim Davis – The New Antiquity
Galleria Marabini
Vicolo della Neve 5, 40123, Bologna.
Orario: dal lunedì al venerdì ore 10-18
Ingresso libero
Catalogo “The New Antiquity” Damiani Editori, 2011
Info: tel. +39 051 6447482;
info desk@galleriamarabini.it;
www.galleriamarabini.it
[exibart]