Di Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640), il grande pittore fiammingo del barocco, autore di sensuali e vivide immagini mitologiche e religiose, paesaggi e ritratti dalle composizioni imponenti e intricate, piene di una vitalità energica e innovatrice, sono presentati i primi anni di studio e ricerca. Conciliando il realismo olandese con la classicità del Rinascimento italiano, Rubens incanta con le sue scene monumentali, dove alla definizione delle forme e del colore è preferito il flusso del movimento.
La mostra è ospitata nella sala degli Arcieri, dove risiedeva la guardia, ambiente che conduceva all’appartamento del Duca. L’opera di maggior interesse è senz’altro la pala d’altare con la Deposizione di Cristo (1602-1603), solo recentemente attribuita a Rubens e scoperta in una pinacoteca tedesca dallo studioso Justus Muller Hofstede. Il capolavoro brilla lucente nel rappresentare il corpo martoriato del Salvatore tra le sfumature del crepuscolo. La luce della Luna illumina le fattezze del Cristo e scopre le espressioni di dolore e sofferenza nelle figure che lo circondano. Il chiarore del lenzuolo che lo avvolge sembra rompere le tenebre e mitigare la drammaticità della scena, come a suggerire la futura Resurrezione.
Fu Eleonora de’ Medici Gonzaga a commissionare il lavoro. La dama fiorentina sposò Vincenzo Gonzaga (suo cugino), e governò su Mantova proteggendo artisti e letterati come Ercole Udine, Lucrezia Marinelli e Gian Battista Marino. La pala di Rubens andava ad ornare l’oratorio della chiesa di Santa Croce, piccolo edificio tardogotico -ricorda la Sainte-Chapelle di Parigi- legato da secoli alla famiglia Gonzaga. L’oratorio era il luogo prediletto di Eleonora, rifugio per la preghiera e la tranquillità spirituale. Nel 1607 il piccolo sito venne restaurato e divenne un vero gioiello.
In mostra anche il Salvator mundi di Scipione Pulzone e il bellissimo crocifisso in bronzo di Pietro Tacca, opere che erano conservate probabilmente nella cappella di Eleonora, nonché lo splendido ritratto della duchessa dipinto
A testimonianza dell’attribuzione a Rubens della Deposizione è esposto un inventario del 1619 proveniente dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Susano, in cui è scritto che Francesco Marcaleoni dipinse una copia del dipinto del pittore fiammingo tra il 1611 e il 1613. L’opera non regge il confronto col capolavoro di Rubens e manca di luminosità e di descrizione psicologica dei personaggi. Allo stesso modo, l’Adorazione dei pastori e la Resurrezione di Cristo di Otto Van Veen (Leiden 1556 ca-Bruxelles 1629), due minuscole scenette religiose di squisita fattura che rivelano l’interiore grandezza delle figure rappresentate, non sono paragonabili alle altre opere di Rubens giovane esposte in mostra. Opere come la Deposizione nel sepolcro (1603 ca), conservata alla Galleria Borghese di Roma, Il Martirio di Sant’Orsola (1604-1605) e La Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità, del Museo del Museo del Palazzo Ducale di Mantova.
L’allievo ha dunque superato il maestro, a cui deve però un suggerimento prezioso: l’esortazione allo studio dei classici e il viaggio in Italia, tanto rilevanti per la sua formazione.
La mostra propone un breve ma interessante percorso per indagare gli esordi di Rubens e il suo periodo mantovano. L’attribuzione della pala d’altare della Deposizione di Cristo rappresenta un evento importantissimo nel mondo artistico e contribuisce ulteriormente alla fama del grande pittore fiammingo, che influenzerà profondamente l’arte dei secoli successivi, suscitando l’ammirazione di artisti come Watteau, Delacroix e Renoir.
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