Dalla Pop Art alla geopolitica. La mostra che apre la nuova stagione della Galleria Civica sotto la direzione di Angela Vettese cambia completamente prospettiva, proponendo l’arte come mezzo per sollecitare tolleranza e responsabilità sociale, come mezzo per accogliere il diverso. Il progetto di Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) e Cittadellarte di Biella, che prende spunto dall’intervento all’Isola di San Servolo realizzato per la Biennale di quest’anno, è stato concepito appositamente per gli spazi della Palazzina dei Giardini.
In che consiste l’intervento? Attraverso la forma di un’estesa mensa culturale, disegna una nuova geografia costituita da topoi, luoghi non soltanto fisici ma anche mentali, àmbiti fluttuanti l’uno accanto all’altro. Sei tavoli sagomati -a forma di sei diversi mari- invitano a sedersi. Su ognuno ci si può specchiare e si può interagire con gli altri, divertendosi a riconoscere gli stati e scambiandosi opinioni. Sei mari di collegamento tra le terre –Mar Rosso, Mar Nero, Mar Mediterraneo, Mare del Sud della Cina, Mar Baltico, Mar di Carabi- che diventano, secondo le parole dello storico Fernand Braudel, “mari solidi”. E dunque mense, tavoli, luogo di scambio e relazione.
Mari attorno ai quali il mondo sta cambiando, a partire dal nostro Mediterraneo, in un’emergenza geografica che non si può più tralasciare. La zona mediterranea è caratterizzata dalla superficie a specchio, crogiuolo di tensioni multietniche, dove le culture s’incontrano e si riflettono simbolicamente. Nelle altre stanze superfici ricoperte da carta da spolvero, sabbia, e ancora ardesia con lavagne su cui scrivere, giornali provenienti dai diversi Paesi e infine gesso colato. Tavoli accompagnati da riccioli-sgabelli di cartone sui quali sedersi, composti da materiale biodegradabile, ognuno dei quali descrive con un adesivo uno dei luoghi delle geografie della trasformazione, progetto che mira a creare una rete di relazioni tra organizzazioni pubbliche e private. Le mense sono raggiungibili attraverso porte architravate, soglie concepite come luoghi disciplinari in cui si entra in senso metaforico in un determinato contesto, dall’area della comunicazione a quella dell’economia e della politica, architravi mentali interagenti fra loro, composte da scritte che rimandano ai vari uffici situati all’interno dell’organismo complesso di Cittadellarte.
Parole legate alle articolazioni in cui si divide la struttura –nutrimento, politica, produzione, economia, lavoro, spiritualità, educazione- riportate come concetti mentali elastici e nutrimento d’idee. Love difference punta al reale. Alla com-partecipazione e connessione delle differenze culturali. Ma anche al com-patirle, nel senso latino del termine, nel senso di farle convivere insieme, come valore. Perché attraverso l’arte e una coscienza educata all’etica si può veramente contribuire a una trasformazione responsabile della società. Come afferma lo stesso Pistoletto a proposito di Cittadellarte “c’è un’opera che qui si sta facendo, un’opera che non può più realizzare un artista da solo, ma nemmeno uno scienziato, un economista, un filosofo, un politico, un sociologo o un prete da solo. E’ un’opera che si fa insieme: si chiama civiltà. Qui siamo nell’atelier, nello studio, laboratorio di quest’arte.”
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www.cittadellarte.it
francesca baboni
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