La seconda tappa è al Mavù di
Locorotondo, ma prima La pensée du dehors si era fermato nella Torre Maestra del Castello di
Conversano, con le apparizioni stranianti delle texture fossili di Enzo Guaricci e i feticci post mortem di Dario Agrimi.
Ora, nello splendido complesso di
trulli – le celeberrime costruzioni della Valle d’Itria, location pugliese che
sta soppiantando il Chianti nel cuore delle immobiliari internazionali –
s’intrecciano arte, ospitalità e suggestione paesaggistica, per un progetto
promosso dalla fertile politica regionale che, con finanziamenti di varia
entità e finalità, sta incentivando l’arte quale strumento di crescita,
offrendo sostegno all’attivismo di giovani organizzazioni, in special modo non
profit. È il caso di Entropie Arte che attinge al bando Principi Attivi col
progetto curatoriale di Roberto Lacarbonara e Luca Arnaudo, eccellente nel
concept grafico, per l’esaustività dei testi, la selezione intergenerazionale
degli artisti, la varietà dei luoghi.
Al Mavù intervengono – con l’asciuttezza
di un allestimento assolutamente assente – due artisti che, paradossalmente,
sembrano scambiarsi l’età anagrafica: il più maturo Dario Manco rivela un
“abito” linguistico molto contemporaneo, tradendo il più giovane Pierluca
Cetera, che pare guardare alla storia (dell’arte).
Il salentino Dario Manco (Melissano, Lecce, 1959; vive a
Lecce) attiva attraverso il mezzo fotografico una sorta di
decontestualizzazione del soggetto, puntando alla messa a fuoco del
tema-simbolo: i peccati capitali vengono sintetizzati in un’immagine simbolo,
didascalica e netta, con una resa tonale definita, in bianco e nero, con
piccoli sprazzi di rosso (sangue), emblematici nel lavoro in cui Manco recupera
la fisicità, ritraendo un cuore stretto tra le mani di un giovane maschio a
torso nudo. Poco coerenti col resto della produzione
esposta, le Pittosculture dell’Identità, opere materiche tridimensionali.
Pierluca Cetera (Taranto, 1969; vive a
Castellaneta, Taranto), con una soluzione installativa insolita – precari oli
non intelaiati e retroilluminati – esalta la visionarietà dei suoi anonimi
personaggi. Incuriosito da situazioni al limite della decenza pubblica,
compiacendosi di pratiche onanistiche o “elogi della follia”, con la
predilezione per l’autoritratto – come per ogni grande naïf – Cetera pare voler celebrare
ancor di più quell’aspetto introspettivo e sopra le righe, con abile maieutica
nell’estorcere l’anima alle anomale presenze, mediante l’escamotage
dell’esagerato contrasto al negativo nella trasparenza: ne emergono le rozze
silhouette col loro pathos.
L’atmosfera rivela inoltre la
consapevolezza storico-artistica che gli viene dalla sua alta formazione in
materia: più che a Bacon e Caravaggio – affiancatigli nei testi di presentazione – inevitabile è l’accostamento
alla cupa visionarietà di Goya, al primo Van Gogh degli ambienti rustici o all’humus d’ispirazione
fiamminga, nel rivelare i sentimenti. Modo originale per rivisitare il passato
non abbandonandosi alla citazione, bensì rinsaldando un filone di buona
pittura, poco modaiola, ancora fedele alla schiettezza del proprio sentire.
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mostra visitata il 18 aprile 2010
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2010
Valle d’Itria
Arte Contemporanea 2010 #2 – Pierluca Cetera / Dario Manco
a cura di Roberto Lacarbonara e
Luca Arnaudo
Masseria Mavù
Strada Provinciale
Locorotondo-Cisternino, km 3,2 – 70010 Locorotondo (BA)
Orario: da giovedì a sabato ore
18-21
Ingresso libero
Info: mob. +39 3406682402; info@entropiearte.it; www.entropiearte
[exibart]
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