Categorie: altrecittà

Giorgione | Ritratto di donna – Laura

di - 18 Aprile 2005

L’aura di mistero che circonda Giorgione, complice la letteratura romantica e la carenza di notizie documentarie, ha coinvolto anche le sue opere. Quelle oggettivamente difficili da interpretare (la Tempesta o i Tre filosofi) e quelle in apparenza meno enigmatiche, come questo ritratto.
Le foglie di alloro che circondano le spalle e la testa della donna potrebbero riferirsi al suo nome, Laura, da cui il titolo assegnato all’opera nel XVII secolo. Si è pensato ad un ritratto immaginario di Laura, la donna amata da Francesco Petrarca; Giorgione era infatti in contatto con il circolo di letterati e umanisti riunito intorno a Pietro Bembo. Ma questa sensuale figura femminile mal si accorda con la donna eterea cantata dal poeta aretino. L’alloro potrebbe invece alludere ad una poetessa oppure a Dafne, la ninfa che si trasforma in alloro per sfuggire ad Apollo.
Un altro particolare che ha suscitato congetture diverse è il gesto della donna che si scopre un seno: un’allegoria matrimoniale oppure il ritratto di una cortigiana come potrebbe suggerire – secondo una parte della critica – anche il giubbone rosso foderato di pelliccia, usato dalle cortigiane veneziane. E’ interessante l’osservazione di Schneider “soltanto nel XIX secolo o all’inizio del XX un seno nudo poteva essere interpretato come segno di lussuria o evocare l’idea di una cortigiana”.
L’interpretazione più convincente è che si tratti di un dipinto augurale realizzato per un matrimonio. Il sottile velo che circonda il busto di Laura evoca il velo nuziale; il seno coperto e scoperto alluderebbero all’equilibrio  tra virtù e passione, modestia e sensualità; lo sguardo che evita quello dello spettatore e guarda lontano sarebbe simbolo di riservatezza e fedeltà. L’augurio per un matrimonio felice tra Laura e (forse) il Messer Giacomo citato nell’iscrizione sul retro: “1506 adj. primo zugno fo fatto questo de ma[no] de maistro zorzi da chastel fr[anco] cholega de maistro vizenzo chaena ad instanzia de mis. giac.mo”, uno dei pochi riferimenti cronologici certi sull’attività di Giorgione.
Il ritratto, su fondo scuro, è avvolto da una luce morbida, riscaldata dal tono rosso della giacca. Il colore è steso a velature sottili che esaltano la trasparenza del velo e permettono lievi passaggi di tono: dal rosso al bruno della pelliccia al tenue incarnato della pelle. Giorgione si rivela molto abile nel riprodurre la verità dell’incarnato e Giorgio Vasari ne celebra la capacità di “mettere lo spirito nelle figure e contraffare la freschezza della carne viva”. Grazie anche alla pittura su tela (una novità proveniente dal Nord Europa), che rispetto alla tavola “consente maggiori modellazioni chiaroscurali e di tono, se abbinata all’olio” (Sassu). Il colore non è corposo e vibrante come nelle opere di Tiziano, dove diventa assoluto protagonista, ma quella di Giorgione è già pittura tonale che fonde le forme nell’atmosfera e affida l’unità compositiva alla luce e al colore reso in tutte le sue modulazioni.
E’ stata evidenziata l’analogia con il ritratto di Ginevra Benci di Leonardo da Vinci (che probabilmente Giorgione aveva incontrato a Venezia nel 1500): stessa posa di tre quarti, comune anche il motivo dei rami (il ginepro per la Ginevra di Leonardo) che fioriscono intorno alla donna e ne suggeriscono l’identità. L’impronta leonardesca più evidente è nella volontà del pittore di rappresentare i “moti dell’animo”, la convinzione – che era di Leonardo – che sui tratti del volto si possa leggere la complessità dell’anima umana. Laura ha l’espressione silenziosa e concentrata, lo sguardo impenetrabile rivolto verso qualcuno lontano da noi, le labbra lievemente increspate in una posa che non è un sorriso. E’ in questa espressione così reale e imperscrutabile che risiede il vero enigma di questo ritratto.

bio. Poche e frammentarie le notizie sulla vita di Giorgione che nacque a Castelfranco Veneto tra il 1477 e il 1478. Incerte le sue origini e il suo nome, sconosciuta la data del suo arrivo a Venezia (probabilmente intorno al 1500) e alla bottega di Giovanni Bellini, dove secondo Vasari compì la sua formazione. Da una lettera di Isabella d’Este risulta che morì di peste nel 1510. Si dilettava di musica e di poesia, aveva una cerchia di committenti raffinati e colti per i quali dipinse opere con soggetti poco consueti, difficili da interpretare. Vasari lo annovera tra i grandi del suo tempo, al pari di Leonardo Raffaello e Michelangelo. Difficile ricostruirne il catalogo (per il quale è stato di aiuto il diario di un nobile veneziano, Marcantonio Michiel); ancora oggi sono pochissime le opere a lui attribuite con certezza.

bibliografia essenziale
M. Lucco, Giorgione, Milano 1996
T. Pignatti F. Pedrocco, Giorgione, Milano 1999
Catalogo della mostra Giorgione. Le meraviglie dell’arte, Venezia 2003

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Giorgione
Ritratto di donna – Laura, 1506
olio su tela trasportata su tavola; 41 x 33,5
Vienna, Kunsthistorisches Museum

antonella bicci

progetto editoriale a cura di daniela bruni


[exibart]

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