20 ottobre 2011

Hartung a Roma

 
Sperimentazione, rilievo ed autonomia del segno, ecco i caratteri distintivi della pittura di Hans Hartung, artista che finalmente trova un suo spazio nella capitale, alla galleria Limen otto9cinque…

di

Cosa trasforma un evento di arte storica in un evento di attualità? La sua rarità, ovvero la presenza, per la prima volta in Italia, di un nutrito nucleo di opere di un artista padre dell’astrazione lirica internazionale. E’ quanto accade con la mostra di Hans Hartung. Opere 1971-1976, organizzata negli spazi della galleria Limen otto 9cinque, per la cura di Massimo Riposati.
Dopo la personale che lo stesso gallerista dedicò ad Hartung nel 2004, l’artista, non ha più avuto una mostra a Roma, ma questo evento lo avvicina ad un contesto capitolino in cui trova grandi contiguità, a partire dalla pittura del gesto e dell’Informale. Lo spazio del segno ha una sua specificità in un numero di esempi che l’arte nella capitale ha presentato a partire da Carla Accardi, Achille Perilli, a Gastone Novelli. E’ un contesto quello della poetica del segno che, in Italia, come in Europa, non avrebbe potuto svilupparsi senza il contributo di Hartung, che, dunque, fu per gli artisti un punto di riferimento di fondamentale importanza.
Massimo Riposati da sempre lavora sul fronte dell’arte informale. Qui, trova quindi sede una mostra che porta un artista in un contesto da cui è stato, fino ad ora, esule. Grazie alla ricerca di Riposati l’opera di Hans Hartung inizia, dunque, ad essere posta nella giusta relazione con l’informale segnico. La sua pittura presenta un’enorme varietà di soluzioni formali, con l’assoluta predominanza del segno, nel periodo guerra, e un repertorio di gesti più puri e lirici nella fase successiva. Durante tutto il corso della sua esistenza, comunque, Hartung non mancò mai di andare incontro alla sperimentazione sia dei mezzi espressivi sia dei materiali. Il periodo preso in considerazione poi rappresenta un momento creativo particolarmente intenso dell’artista, che dichiarò apertamente: “Dal 1970 ho una sensazione di rinnovamento . Come se una forza nuova, una nuova giovinezza mi siano state concesse”.

La mostra quindi non è un evento di galleria ma una tappa di un lungo percorso di ricerca e di sperimentazione, a cui massimo Riposati si è dedicato con passione, recandosi più volte ad Antibes, presso la Fondation Hartung-Bergman. L’evento espositivo rappresenta un momento culturale importante e originale per la capitale romana, presentandosi quasi come una rivelazione, e una sorta di invito, rivolto in maniera implicita anche alle istituzioni, a voler considerare nella giusta ottica questo maestro dell’astrazione lirica e dell’informale.
L’esposizione, che ha inaugurato ieri,propone un nucleo di 18 opere importanti di Hartung per rivalutarne il ruolo non solo a livello europeo, ma mondiale. Massimo Riposati, particolarmente sensibile alle tendenze artistiche aniconiche, ha infatti da tempo percepito la portata innovativa dell’opera di Hartung. Artista europeo, tedesco di nascita e francese di elezione, fu l’unico nel nostro continente a rivelare, già prima della Seconda Guerra Mondiale, il carattere informale nel suo lavoro. In anticipo, dunque, rispetto alle tendenze europee, Hartung frequentò Kandinsky e il Bauhaus senza lasciarsi influenzare dalle fascinazioni geometriche, ma rimanendo coerente con la sua ricerca che fu astratta sin dal primo momento. A vent’anni le prime opere, poi, dopo l’esordio tedesco, l’artista nel 1935 si trasferì a Parigi, non potendo tollerare l’emergere del nazismo in patria, dove divenne, in breve tempo, uno degli esponenti più importanti dell’Ecole de Paris del dopoguerra. 
Massimo Riposati, conobbe personalmente Hartung ad Antibes nel 1984, e sulla base di quel primo incontro propone una mostra  che segue solo l’evento eccezionale della GAM di Torino e riporta a Roma una stagione, quella dell’Informale, che ebbe soprattutto in Cy Twombly una delle migliori espressioni capitoline.
Il dramma della guerra rappresenta un nodo centrale nella sua opera, perché Hartung non fu semplicemente un soldato, ma,  per usare la definizione di Massimo Riposati, un eroe. Infatti l’artista, che rimase gravemente mutilato per salvare un compagno ferito, scelse di combattere nelle fila dell’esercito francese, contro il nazismo e, dunque, contro il suo stesso paese. Questo vissuto  si inserisce in maniera silenziosa e viscerale nel suo lavoro; senza rappresentare mai un deterrente alla pittura, ma piuttosto, andando a costituire la necessità di un continuo cambiamento.

Hartung persegue fino all’ultimo la ricerca intrapresa sin dalla giovinezza, con lo scopo di creare armonia nella disarmonia, per usare le parole del curatore. Dunque, pur essendo un artista astratto, pittore ma anche scultore, Hartung non prescinde mai dalla realtà. Infatti, le sue opere, sebbene non siano figurative si rivolgono comunque ad una realtà, che lui stesso definì altra, ma pur sempre realtà, intesa sia come una dimensione esteriore, sia come una resistenza, slancio, ritmo, spinta, difficile da comprendere ma tanto seducente da voler afferrare.
In occasione della mostra, Riposati è tornato diverse volte ad Antibes, per ritrovare le stesse emozioni e le ancora forti tracce della presenza dell’artista.
Come accennato in precedenza, la documentazione raccolta da Riposati è di eccezionale rilevanza, lo dimostra anche il catalogo: Hans Hartung. Opere 1971-1976, Edizioni Carte Segrete, curato dallo stesso gallerista che presenta la più dettagliata biografia di Hartung mai pubblicata in Italia. A coronamento, infine, di tutto questo materiale informativo, Riposati offrirà al pubblico dei rarissimi documenti video, che mostrano come Hartung eseguì autonomamente anche i lavori dell’ultimissimo periodo. L’artista, infatti, definito da Riposati come uno sciamano, sia per il rapporto complesso che la sua pittura intrattiene con la realtà “esteriore”, sia per la tecnica raffinatissima di lavorazione delle opere, che prevedeva sempre la tela in verticale e quindi il controllo del colore, dipinse copiosamente fino all’ultimo anno di vita.  
 
a cura di ludovica palmieri
 
 
dal 19.X.2011 al 9.XII.2011
Hans Hartung.Opere  1971-1976
a cura di Massimo Riposati
LIMEN otto9cinque, via Tiburtina 141, 00185, Roma
orari: dal lunedì al venerdì: 16.00-20.00, sabato su appuntamento
ingresso libero
tel: 0694518387
info@limen895.com
info@cartesegrete.com
 
*photo in alto: l’artista nel suo studio di Antibes, 1974
 
 
[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui