La Reggia di Caserta ha ospitato “Open Stage”, una retrospettiva a cura di Gabriella Galati, dedicata al giovanissimo fotografo statunitense Kyle Thompson. Con una serie di autoscatti fotografici in cui scandaglia la parte intima dell’essere e dell’inconscio collettivo, Thompson, ci racconta di aver iniziato a fare autoritratti per timidezza. « Avevo una terribile difficoltà a rapportarmi con le persone, quindi ho finito per usarmi in quasi tutte le mie foto, facendomi autoritratti grazie al timer delle mie fotocamere», passando parecchie ore ogni giorno a girovagare da solo attraverso case abbandonate, foreste, fiumi, laghi e intervenendo sulla scena con acqua, fumo, annodamenti di corda, allo scopo di evidenziare il rapporto diacronico che sussiste tra ambiente urbano, uomo e natura. Una sorta di fotografia introspettiva che fa a pugni con la realtà; la realtà delle anonime periferie, dei luoghi abbandonati, apparentemente vuoti e di alcun valore, che, tuttavia, ci mostrano una natura intima ricca di suggestioni e ricordi di chi li ha vissuti e di chi per la prima volta oggi li esplora. Non una occasionale fotografia descrittiva ma una riflessione immaginaria, evocativa e visionaria alla ricerca di porzioni di natura e di spazi naturali ancora non del tutto antropizzati che possano mettere in moto l’immaginazione e i sogni nascosti dell’artista americano. Qualche anno fa era l’autoritratto il tema centrale dei suoi lavori, mentre oggi è la natura abbandonata e contestualmente la sua presenza, il suo corpo in azioni e “comportamenti incoscienti” nell’ambiente, alla ricerca di nascoste emozioni; spesso incubi, ricordi, memorie nostalgiche. Nonostante la loro natura onirica e surreale, le immagini ci parlano ossessivamente di emozioni forti in cui è facile riconoscersi.
Kyle Thompson, Carcass 2013, Fotografia stampa fine art, 61x91cm
Nella serie di foto Ghost Town del 2015, presenti in questa mostra, Kyle Thompson esplora una città abbandonata e inondata di acqua con una rappresentazione e una temporaneità svelata per frammenti unici e impregnata di sensazioni forti e spesso pungenti. «Cerco – racconta l’artista – queste riserve naturali per fare le mie messe in scena e mostrare come resistono all’antropizzazione», e poi, “È così bello essere in grado di creare un momento che non è mai esistito. Qualcosa che è così reale, ma inventato”. Un’azione intensa e un coinvolgimento totale usando se stesso come soggetto, facendosi riprendere con l’autoscatto in momenti inconsueti e apparentemente illogici, come per esempio, stare seduto nudo in una fossa piena d’acqua, dormire su un materasso abbandonato in riva di un fiume, legarsi dei rami al proprio corpo, oppure, immergersi con tutto il corpo nell’acqua facendo fuoriuscire a pelo d’acqua solo una piccola parte dei piedi. Una presenza inquieta dell’artista che cerca contestualmente di relazionarsi con luoghi insoliti dove l’umano non è o non è più presente, con una natura abbandonata capace però di rivelare le sue intime e nascoste memorie. Da queste azioni forti scaturiscono momenti narrativi e riflessivi decisamente spiazzanti e inconsueti, innesti illogici tra malinconia, depressione e incubi dove tutto appare alterato e manomesso da un’emozione intensa e da una furia occulta e feroce che deforma, rimodella e stravolge in senso visionario la realtà delle cose. Praticamente, un diverso sguardo, ovvero, il tentativo di ristabilire un dialogo interrotto, un’altra ipotesi possibile di ascoltare e comprendere la natura e l’azione dell’uomo.
Sandro Bongiani
Mostra visitata il 19 aprile 2018
Kyle Thompson. Open Stage
Appartamenti Storici della Reggia di Caserta
Via Douhet 2/A – 81100 Caserta
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