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L’ennesima mostra sul Cubismo a Parigi?

di e - 14 Febbraio 2019
Cubismo vuol dire Parigi, Picasso e Braque i suoi principi. Con la mostra “Cubisme” il Centre Pompidou vuole mostrare di più. Il percorso indaga uno dei movimenti d’avanguardia più rivoluzionari del XX secolo attraverso più di 30 artisti. La cronologia è ristretta, dal 1907 al 1917, le opere sono firmate da pittori più o meno conosciuti dal gran pubblico. I fondatori del movimento (Picasso, Braque, Léger) diffondono la nuova arte attraverso mostre e vendite pilotate dal lungimirante mercante d’arte Vollard, mentre a Parigi una corrente cubista parallela fa da cassa di risonanza allo scandalo.
Robert Delaunay, Albert Gleizes, Jean Metzinger, Jacques Villon espongono ai Salons tele ispirate alla scomposizione, alle prospettive multiple di Picasso e Braque. Geometrie rigide, colori forti e nature morte astratte i cui oggetti rimangono comunque ben riconoscibili marcano l’ingresso della rivoluzione cubista ai Salons des Indépendants (1911, 1912, 1913 e l’ultimo del 1914).
La mostra del Centre Pompidou si apre con pitture e sculture di Cézanne e Gauguin: l’ossessione della geometria del primo e l’attrazione per l’arte primitiva del secondo sono il punto di partenza della nuova avventura pittorica di Picasso e Braque. L’esposizione della scultura Oviri e il bellissimo bassorilievo Soyez mystérieuses di Gauguin e altre sculture africane (le stesse opere erano già state presentate nella recentissima mostra Gauguin l’alchimiste al Grand Palais) sottolineano quanto Picasso fosse debitore a Gauguin nel suo gusto per l’extra europeo.  Il percorso continua con una serie di capolavori di Picasso e Braque con paesaggi dai volumi semplificati. Si frantuma la prospettiva tradizionale a favore di una rappresentazione del soggetto da più prospettive riassunte su un’unica superficie. Lo scambio tra i due artisti è intenso ed è ben dimostrato dalla quarantina di tele esposte fianco a fianco, così che lo spettatore trova difficile distinguere la mano dell’uno da quella dell’altro. Brigitte Leal (curatrice di questa mostra e personalità illustre del Centre Pompidou) afferma “Braque e Picasso sono stati i veri iniziatori del cubismo, hanno inventato tutto a partire dall’arte primitiva di Gauguin e dai modelli della sfera, cilindro e cono di Cézanne”.
Cubisme, vista della mostra, Centre Pompidou
Il cubismo al di là di Braque e Picasso è comunque la parte più interessante della mostra parigina, che ha senza dubbio il merito di testimoniare le ramificazioni della lezione cubista ad opera di altri artisti. Questi hanno permesso di propagare il rifiuto di una pittura figurativa non solo negli ateliers di Picasso e Braque a Montmartre, ma anche in eventi culturali più ampi a contatto con le altre avanguardie che animavano il primo Novecento.
A partire dal 1910 Jean Metzinger, Albert Gleizes e Robert Delaunay espongono al Salon des Indépendants e costituiscono il “cubisme des salons”. La presentazione delle loro opere nelle sale permette di avere una idea precisa di quanto fosse diverso il loro modo di concepire il cubismo; denominatore comune è il formato molto grande delle tele. Un esempio lo spettacolare (e enorme, il più grande formato esposto nel Salone del 1912) dipinto La Ville de Paris di Robert Delaunay. L’artista scompone la città di Parigi in una serie di prismi e rettangoli propri del cubismo, con la torre Eiffel rappresentata da più angoli prospettici e con le tre grazie al centro (rivisitazione delle Damoiselles d’Avignon del maestro) a rubare la scena. L’inserimento di un soggetto fortemente accademico come quello delle grazie inserite in un contesto contemporaneo (la modernità di Parigi) esprime in maniera evidente quante declinazioni feconde si siano sviluppate a partire dalla innovazione cubista dei suoi padri fondatori.
Si tratta infatti di un movimento collettivo la cui estetica spesso prende direzioni contraddittorie come nel caso di Albert Gleizes che con Jean Metzinger firma il primo testo dedicato al movimento Du Cubisme e la serie Paysages classiques.
Cubisme, vista della mostra, Centre Pompidou
Anche Sonia Delaunay è presente nella mostra con una serie di opere dal formato importante, come Le Bal Bullier, dove interpreta in maniera personale l’ambizione cubista di esprimere il movimento attraverso forme fatte di colori. Le coppie che danzano nel boulevard Saint-Michel servono da pretesto per rappresentare il movimento attraverso l’esplosione delle figure in piani geometrici astratti.
Il percorso della mostra si conclude in maniera originale, con la sezione La postérité du cubisme. L’ultima sala espone non opere cubiste ma sono Duchamp, Matisse e Malevic a rappresentare l’importanza della lezione cubista nella creazione artistica a partire dal 1917.
Quando Matisse dipingeva nel 1914 la Porte-fenetre à Collioure, qui esposta, da diversi anni era in contatto con i cubisti. La sua famosa affermazione sui piccoli cubi di Braque è uno dei suoi frequenti attacchi a una pittura che non accetta e non approva. Nonostante ciò, questa tela tradisce un parallelismo evidente con il cubismo in quanto rappresenta una finestra aperta su uno spazio buio, dalla geometria rigida fortemente orientata verso un astrattismo carico d’angoscia. Riduzione delle forme, geometrismo e schematizzazione dei soggetti. Se Matisse è tormentato da questo conflitto artistico con Picasso, Braque e Gris, i neo-cubisti iniziano una nuova lettura del loro modello teorico, per spingersi verso l’avvenire. I principi cubisti ripresi dalla nuova generazione di artisti sono l’importanza dell’oggetto come segno plastico, l’unità del soggetto/oggetto con lo sfondo e la superficie su cui viene presentato e l’utopia di una armonia universale tra ritratto, oggetto e paesaggio. Mondrian e Malevic ben rappresentano la traduzione in pittura dell’evoluzione della rivoluzione cubista.
La famosa Ruota di bicicletta di Marcel Duchamp riprende l’importanza dell’oggetto per i cubisti. Se questi utilizzavano la pittura e il collage per restituirne una rappresentazione geometrica, Duchamp arriva più lontano, espone l’oggetto tale e quale. L’ultima parola della mostra viene data al Fresh Widow, “ready made” dove Duchamp rappresenta una finestra francese, realizzata addirittura non dall’artista ma da un falegname. Critica indiretta alle nature morte care ai cubisti?
Asia Ruffo di Calabria

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