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Marcel Duchamp | | L.H.O.O.Q. |

di - 21 Gennaio 2002

Marcel Duchamp
L.H.O.O.Q.

1919-1964
Ready-made rettificato ; 19,7 x 12,4
Collezione privata

L.H.O.O.Q, più conosciuta come “Gioconda con i baffi”, è un’opera paradigmatica, capitale per lo svolgimento dell’arte moderna, ma spesso incompresa.
Marcel Duchamp (1887-1968), capofila del gruppo dadaista ed eccezionale sperimentatore, segna con quest’operazione un punto di rottura e dà inizio ad un nuovo modo di concepire la stessa nozione di “arte”.
Il movimento dadaista, sorto quasi nello stesso tempo a Zurigo da un gruppo di artisti e poeti (Arp, Tzara, Ball) e negli Stati Uniti grazie a personaggi come Duchamp, Picabia, Stiegliz e Man Ray, si propose fin dal principio come una contestazione totale di ogni valore, a cominciare dall’arte. Erano gli anni del primo conflitto mondiale e la reazione morale degli artisti verso la barbarie della guerra portò ad una posizione di aperta polemica contro la società, con la sua ipocrisia e le sue contraddizioni.
Dada è l’anti-arte per eccellenza, un movimento radicale, provocatorio, che usò spesso i mezzi dell’ironia, della dissacrazione , del non-sense. Ma se si osserva più da vicino, dietro alle provocazioni nasceva una riflessione profonda e articolata sul ruolo dell’artista nella società moderna e sulla questione del valore estetico, cioè su cosa realmente distinguesse un’opera d’arte da un oggetto qualsiasi.
Secondo Duchamp ciò che determina il valore estetico non è più un procedimento tecnico, un lavoro, ma la scelta dell’artista, quindi un atto mentale, una diversa attitudine nei confronti della realtà. Nasce così il ready-made, operazione artistica dove un oggetto “già pronto” (ready), ovvero non progettato, ma semplicemente scelto, viene presentato come “opera d’arte”, talvolta in combinazione con altri oggetti e/o con il concorso di interventi dell’autore.
L.H.O.O.Q. ne è un esempio. Duchamp prende una riproduzione di un capolavoro universalmente riconosciuto e, con un intervento minimo, lo “rettifica” facendo spuntare alla Monna Lisa barba e baffi.
Con questo gesto l’autore non vuole sfregiare un capolavoro, ma semplicemente contestare la venerazione che gli è tributata passivamente dall’opinione comune.
Speculari in questo senso si possono considerare altri interventi dell’artista francese come l’esposizione di una ruota di bicicletta o del famoso orinatoio(con tanto di firma), in musei e gallerie d’arte. Si dà valore estetico ad oggetti che la società moderna considera solo utilitari e contemporaneamente si mette in dubbio l'”artisticità” di un capolavoro indiscusso come il quadro di Leonardo.
La critica più recente ha poi giustamente sottolineato altre valenze della personalità di Marcel Duchamp. A lungo si è pensato che il fulcro della ricerca duchampiana fosse il non-sense; che l’artista intendesse rifuggire da ogni ulteriore significato a parte forse la riflessione sull’arte stessa e i suoi modi e fini.
In realtà molte delle creazioni e dei “gesti” di questo genio dell’arte moderna hanno svelato ad una più attenta analisi più sottili significati che sono stati spiegati valendosi di discipline come l’ermetismo e l’alchimia, argomenti di cui pare Duchamp si interessasse molto.
Secondo Maurizio Calvesi, la “Gioconda con i baffi” nascerebbe da una segreta e divertita allusione “ermetica” all’androginia dell’effigiata. L’androgino, come unione del maschile e del femminile( e quindi dei contrari) è infatti una figura simbolica ricorrente nei trattati alchemici e disegnare barba e baffi sul volto della Gioconda è in fondo mascolinizzare una figura femminile. La misteriosa sigla del titolo (L.H.O.O.Q) ci fornirebbe poi la chiave per intenderne il senso.
Lette in francese una di seguito all’altra, le cinque lettere danno:” Elle à chaud au cul”, cioè “Lei ha caldo al sedere”. Calvesi ipotizza che Duchamp possa aver preso spunto per questa buffa associazione da una miniatura di Jean Perrel proveniente da un manoscritto alchemico del ‘500 dove si vede la personificazione della Natura-Alchimia (peraltro simile alla Gioconda nella posizione delle braccia e nello sfondo paesaggistico) che siede su un forno acceso in forma di tronco cavo; ha quindi certamente “caldo al sedere”!
L’arte di Marcel Duchamp offre dunque molteplici livelli di lettura e di interpretazione e dimostra ancora una volta il suo valore fondativo per gran parte dell’arte successiva. Basti pensare alla sua influenza sulle neoavanguardie dagli anni ’50 in poi e in correnti come il neodada, la performance, la body art, l’arte concettuale, attraverso attitudini con le quali tuttora i giovani artisti si confrontano.
Tecnica: riproduzione con intervento a matita
bibliografia essenziale
R. Lebel, Sur Marcel Duchamp, Paris 1959
C. Tomkins, The Bride and the Bachelors: the heretical courtship in modern art, New York 1965
R. Hamilton (a .c di), The almost complete works of Marcel Duchamp (catalogo della mostra), London 1966
P. Cabanne, Entretiens avec Marcel Duchamp, Paris 1967
Arturo Schwarz, Marcel Duchamp, Milano 1968
Arturo Schwarz, La sposa messa a nudo in Marcel Duchamp, anche, Torino 1974
M. Calvesi, Duchamp invisibile. La costruzione del simbolo, Roma 1975
Gough-Cooper J., Caumont J., Effemeridi su e intorno a Marcel Duchamp e Rrose Sélavy, 1887-1968, (catalogo della mostra Venezia, Palazzo Grassi, 1993) Milano 1993
Calvin Tomkins, Duchamp. A biography, London 1996

Valentina Tanni

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[exibart]

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  • Eccola qui...meravigliosa creatura rivisitata..la Gioconda giocata fino in fondo!
    Colta e sollevata....strappata dall'orto concluso dell'arte ufficiale e riportata nel nostro tempo...il segno dei baffi che batte l'icona dell'immagine...l'arte sviscerata nella sua origine e messa in gioco dal pensiero...poi arriva Basquiat che sfi-gura l'icona e la fa esplodere nel gesto...energia aggiunta al pensiero!
    W chi osa e chi non ha paura dell'arte!!

  • Duchamp, ma anche Magritte, hanno creato una rivoluzione più intellettuale che tecnica nel mondo dell'arte.
    Oggi è quasi scontato, ma con mente illibata, passare da un'opera anche di Van Gogh, ad una dissacrazione come quella operata da Duchamp, mi rendo conto che è un'operazione che al pari del grido di Munch, vuole dichiarare con pari enfasi una necessità: negare. Negare il passato per dar nuovo spazio al presente.
    Le rivoluzioni sono scioccanti, sempre. A volte con connotati aberranti. Ma questo sporco mestiere, qualcuno lo dovrà pur fare.
    Da Duchamp al minimalismo non c'è molta strada, ma l'attenzione che si richiede oggi all'essere umano e cioè la consapevolezza di un'emozione anziché l'apprezzamento bovinamente acquisito di fronte a una cosiddetta opera d'arte, è imbolsita dalla propaganda, dal merchandising alla Mulino Bianco. Chi nell'arte oggi riesce a compiere gesta telluriche alla Duchamp? Coraggio.

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