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Muore Leo Steinberg. Un non conformista nella storia dell’arte

di - 16 Marzo 2011

È morto domenica sera nella sua
casa di Manhattan Leo Steinberg, a 90 anni di età. A darne il triste annuncio,
l’assistente Sheila Schwartz al New York Times. È stato uno dei più
grandi storici dell’arte di tutti i tempi. Il giornalista e scrittore
statunitense Tom Wolfe lo inserisce tra i Kings of Cultureburg, insieme
a Harold Rosenberg e Clement Greenberg, dei quali Steinberg non ha mai smesso di
criticare l’eccessivo formalismo. “Ha un vantaggio sugli altri
due –
dice il critico d’arte Philippe Daverioè l’unico a conoscere il
passato, pur occupandosi di Jackson Pollock”
.

Daverio parla di una vera e
propria metodologia intellettuale che parte dal contemporaneo per analizzare
l’antico. È profondo conoscitore di Rinascimento e Barocco – scrive di
Borromini, Michelangelo e Leonardo – e allo stesso tempo formula importanti
teorie sull’arte contemporanea. Nato a Mosca ma
cresciuto tra Berlino e Londra, Steinberg ha conseguito un dottorato alla
Facoltà di Storia dell’Arte della New York University nel 1960 con una tesi su
Francesco Borromini. Ha poi insegnato allo Hunter College di New York e
all’università della Pennsylvania, oltre a collaborare con altri importanti
istituti:
Stanford, Berkeley, Princeton, Columbia e Harvard. L’opera che lo ha reso più
famoso, Other Criteria del 1972, mostra chiaramente la sua abilità di
vedere, capire e decodificare l’oggetto d’arte. In questo testo fondamentale,
Steinberg espone una delle sue teorie rivoluzionarie, dove il piano pittorico è
concepito come piano d’appoggio (flatbed) e la superficie è destinata ad accogliere delle cose su cui siano sparsi degli oggetti. Rimette
cosi in discussione alcuni assiomi fondamentali della storia dell’arte, e offre
un nuovo possibile approccio ai lavori di Pollock, Rauschenberg o Dubuffet. L’ingegno e l’improvvisazione tuttavia
non possono prescindere da una solida conoscenza. “Non affronta solamente i
grandi capolavori del passato –
dice Daverio – ma si interessa soprattutto al
dettaglio”.
Degno di nota è uno studio che intraprese sul Pontormo della
Cappella Capponi a Firenze, documentato da un articolo comparso su Art
Bullettin
nel 1975. Partendo dal famoso ciclo di affreschi, trovò
inedite assonanze con dipinti e disegni dei grandi maestri rinascimentali e barocchi.

Un breve papier diviene così un piccolo compendio, lucido e attento, di
storia dell’arte. Nel 1983 Leo
Steinberg pubblica un altro saggio destinato a sconvolgere il mondo della
critica benpensante. La sessualità di Cristo nell’arte rinascimentale e il
suo oblio nell’epoca moderna
mette a nudo altri preconcetti e mostra come
la sensualità dei quadri rinascimentali stesse a sottolineare la corruttibilità
della carne. L’occhio del contemporaneo si apre su tavole lignee e fondi oro.
Plaudo con Daverio la “sofisticatezza del mondo ebraico newyorchese degli anni
’40, aperto all’influenza del surrealismo e dell’antropologia culturale”;
vie
maestre per vedere il nuovo nell’antico e l’antico nel nuovo. “Leo Steinberg aveva la tendenza
a dire esattamente quello che pensava
– ricorda Marco Meneguzzo, docente di
Storia dell’Arte presso l’Accademia di Brera – “cosa che oggi non è più
possibile fare con la stessa sicurezza”.
In questo modo ha tracciato un
percorso talmente libero da essere, non solo fonte di onori, ma anche di oneri.
In Italia, ad esempio, “la strada che ha indicato non è stata molto seguita – ricorda Meneguzzo – “poiché la chiave interpretativa dell’espressionismo
astratto è stata piuttosto quella di Greenberg”.
Meneguzzo lo definisce una mosca
bianca per il suo non conformismo, volto a sconvolgere un ordine preesistente e
a formulare nuovi importanti teorie
; e con rammarico sottolinea l’appartenenza
di Steinberg a un vecchio modo di trattare di arte che si occupava sia di
Rinascimento che di contemporaneo; modo olistico che non esiste più
.

a cura di irene falck

Visualizza commenti

  • Pairone, sebbene la consideri una persona, non solo intelligente ma dotata di solide conoscenze in ambito artistico (si tranquilizzi, Le assicuro che non è ironia), il suo commento soffre di una impostazione, me lo lasci dire, "Farisaica".
    E' vero che le forme espressive (di quelle tendenze da Lei citate) hanno avuto la forza di imporsi rispetto a quelle considerate (strumentalmente) "tradizionali" ma dimentica, che cio' è avvenuto esclusivamente in un ambito quanto mai ristretto e per certi versi, falsamente Elitario.
    Il cambiamento è avvenuto solo nei testi di storia dell'arte ed i motivi sono facilmente spiegabili ( sono anche essi diventati ovvi).
    Ecco perche' e veniamo al dunque, Le contesto detta impostazione;
    in vero quando scrive : "ma il dato di fatto è questo" - "è certo che c è la Cia" - "il mercato" - "le contorsioni intelletuali" con tutto cio', Lei, mi perdonera' ma non si comporta diversamente da coloro, che senza pudore dicevano ... IL MONDO VA COSI' , la ragione appartiene (volgarmente) a quelli che comandano!
    Pairone, non dovrebbe consegnarsi in toto a dei Libri perche' questi, in segreto, sono fatti non tanto per essere smentiti quanto per essere, sempre, superati.

    La saluto.

  • -Il punto non può essere se c'è stato qualcosa di pari valore, perchè qualsiasi cosa al di fuori di questi schemi non schemi non è più stata tollerata .-

    hai proprio ragione, fa parte del tipico razzismo ideologico totalizzante di israhell e del giudeo fondamentalista medio convinto di essere nel giusto come una povera capra che sbatte la testa contro il muro (del pianto) .

  • -Facciamo così, giochiamo a figu: voi mi date i tre -berg e io vi lascio in cambio gli -ami/-rbi/-trice.-

    sì ok ma si sa che non c'è limite al peggio cara cristiana curti, perchè collezionare figurine così squallide?

    -Però bisogna avere degli argomenti validi da contrapporre, non basta certo dire che Rothko era una capra perché così non si esce dall'opinione soggettiva.-

    perchè invece dire che rothko era un genio non è un'opinione soggettiva? LOL scusa pairone ma ogni volta che intervieni non riesco a fare altro che riderti in faccia .
    una soluzione molto democratica potrebbe essere questa, andiamo da 1000 persone a caso per strada (anche di un certo livello) e gli facciamo vedere un quadro di rothko, poi annotiamo le loro reazioni e con un voto da 1 a 10 si compila un giudizio in base alla percentuale statistica finale. operazione inutile direi visto che almeno il 90% del campione intervistato dirà che rothko era un pusillanime . la differenza sostanziale con l'impressionismo è che i quadri impressionisti hanno raggiunto nell'opinione comune una forma di bellezza universale riconosciuta da tutti, mentre l'espressionismo astratto non è arrivato vicino a questo concetto nemmeno lontanamente .

  • gentilissimo Marras, ha ragione ma le chiedo solo di contestualizzare le mie argomentazioni: ho dovuto rispondere a tono ad attacchi scomposti nei confronti di un movimento che, come dicevo, tutto è stato fuorché monolitico.
    In ogni caso stiamo parlando dell'esito di una ricerca che prende le mosse come minimo dall'impressionismo: l'analisi delle caratteristiche specifiche (linguistiche) del mezzo pittorico e la teorizzazione della flatness non nascono dal nulla. Insomma, negarne la rilevanza significa ristrutturare come minimo due secoli di arte occidentale e ridurre il tutto all'alternativa astratto-figurativo è banalmente riduttivo. Senza considerare che i principali riferimenti di Kandinskij e Rothko sono notoriamente la musica di Schonberg e le icone russe! Stiamo parlando di ricchezza e complessità, tradizione ed innovazione, non di un'operazione commerciale ad opera di pochi loschi mercanti ebrei. Infine il rapporto strutture economiche/prodotti artistici non è univoco ma estremamente complesso, una reciproca influenza che è possibile riscontrare nel Rinascimento come nell'epoca napoleonica o, appunto, la New York degli anni '40.
    Per quel che mi riguarda non mi ritengo certo un ultrà del modernismo, tutt'altro. Solo che quando sento pittoracci pop-surrealisti dire che Vedova non sapeva dipingere devo assumere posizioni intransigenti. Se però fa qualche ricerca vedrà che una delle prime mostre che ho curato è stata guardacaso una rielaborazione della Beata Beatrix di Rossetti ad opera di 14 giovani artisti italiani, e se guarda qualche articolo sul blog vedrà che la mia prospettiva è senz'altro aperta e priva di pregiudizi anti-figurativi
    un saluto

  • postilla sul gusto elitario/popolare: la diffusione dell'arte astratta è stata molto più stratificata di quel che si tende a credere (e far credere)
    Questo articolo sull'arte in fabbrica, che già postai in passato, mi sembra abbastanza significativo:

    http://www.arslife.it/dettaglio2/2010/3/the-peter-stuyvesant-collection.htm

    non mescoliamo la pigrizia del gusto attuale (anche sul versante concettuale-radical chic) con ciò che accadeva in passato

  • kandinskij con rothko non c'entra assolutamente nulla pairone, ma che paragoni fai? manco fosse stato klee, dai su resta in tema, stai tentando disperatamente di buttarla sul figurativo vs astratto non sapendo come rispondere alle critiche che ti sono piovute addosso (anzi non sono piovute addosso a te ma come al solito ti sei sentito in diritto di offendere per primo vedi la frasetta Pittore? Imbianchino!)
    NB non ero io con un altro nome, ho solo notato ancora una volta il tuo patetico atteggiamento sgarbiano quando dall'alto della tua sapienza bastano due frasi in croce ben assestate per inchiodarti e farti stare muto .

  • Non c'è revisionismo, la rolling class ebraica newyorchese ha recitato la sua parte, si è creata i suoi eroi, la sua storia. Non c'è bisogno di argomenti validi da contrapporre, il mondo sta cambiando, i nuovi attori economici sono a Shanghai, la prossima storia dell'arte sarà scritta da Li/wang/zang, sarà neoconfuciana e sostituirà la storia talmudica dei tre berg.
    May God bless Leo steinberg.

  • @ pepe verde. Secondo te cosa farà il mondo artistico nostrano? Continuerà a scimmiottare le paturnie dell'arte americana o inizierà a scimmiottare l'arte cinese?

  • Pairone, sui contenuti di cio' che afferma sono d'accordo con Lei . Sarei un pazzo non riconoscere una situazione che si è imposta e si impone, oggi, sempre piu' a livello planetario ( qui in Sardegna, luogo di provincia detto terra terra , nel suo piccolo si sono ripetuti i medesimi meccanismi cosi come a Trento, canicatti', foggia ecc ecc ecc ).
    Contestavo del suo discorso quella parte, in cui tutto veniva consegnato al GIA' DATO, gia' acquisito , insomma al non piu' discutibile .
    Penso che le arti visive, nel Contemporaneo, abbiano accantonato nel loro cammino parte di quello spirito che Le aveva animate agli esordi ovvero non solo presentare una inedita forma di realta' ma anche un mondo nuovo per Uomini veramente Nuovi.
    Insomma, Pairone, si è lasciata "rimorchiare".

    La saluto.

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