La mostra promossa dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Fondazione Italia in Giappone 2001, ricostruisce le straordinarie conoscenze naturali, scientifiche e tecniche degli antichi abitanti della città vesuviana e presenta al pubblico oggetti e testimonianze figurative mai esposte precedentemente.
Pompei e i suoi abitanti mobilita diverse competenze per coinvolgere il visitatore in una scoperta dell’antichità mostrando la città ancora viva. Dopo il successo con l’esposizione Homo Faber, che ha da poco terminato l’ultima tappa a Parigi, la Soprintendenza Archeologica di Pompei ha attuato questo progetto scientifico che è frutto della collaborazione con 25 équipe internazionali di ricercatori operanti in diversi ambiti disciplinari: archeologi e fisici, storici della scienza e chimici, ingegneri e astronomi, biologi e antropologi, geografi e storici dell’agricoltura, zoologi e medici, idraulici e urbanisti che hanno partecipato alla campagna di ricerca e hanno elaborato i dati che ora la mostra presenta al pubblico giapponese.
Il percorso espositivo propone alcuni temi che possono rappresentare un elemento comune nella cultura e nella sensibilità dell’Italia e del Giappone: la scelta ad esempio di oggetti, le cui forme sono simili nelle diverse culture; il tema del giardino; le soluzioni tecniche a necessità sentite da tutte le società antiche, come l’utilizzo dell’acqua e del fuoco; o, infine, il porsi di fronte ad un pericolo noto ad entrambe le popolazioni, quale la presenza di un vulcano attivo.
Lo stato avanzato delle tecnologie informatiche in Giappone ha consentito di approntare per l’occasione ricostruzioni virtuali, realizzate su rigorose basi scientifiche, relative a momenti significativi dell’esposizione, quale ad esempio lo svolgersi dell’eruzione vista dall’interno di una casa, scandita nel tempo dalle fasi rese chiare dallo studio vulcanologico. La multimedialità offrirà ai visitatori l’occasione di “camminare” per le strade dell’antica Pompei in diversi momenti della giornata.
La mostra nasce dall’applicazione dello studio multidisciplinare condotto appunto su una delle case di Via dell’Abbondanza, quella di Giulio Polibio. L’insieme dei reperti ritrovati nei vari ambienti dell’abitazione è rimasto intatto ed era pertanto una situazione ideale per invitare gli studiosi a leggere e ad interpretare dati mai presi in considerazione in precedenza o impossibili da cogliere ad un occhio inesperto.
Alla luce delle indagini svolte, l’esposizione racconta la storia della casa e dei suoi abitanti, come esempio di vita quotidiana a Pompei. Si getta luce su arredamento, illuminazione, impianti e giardini della domus, trattando inoltre la salute, i caratteri fisici, l’alimentazione e altri temi legati ai suoi abitanti nell’ultimo giorno di vita della città.
L’esposizione, andando incontro alle aspettative del pubblico giapponese, rappresenta un felice connubio tra archeologia e scienze applicate.
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Manuela Esposito
[exibart]
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