30 novembre 2011

QUESTO LO POSSO FARE SOLO IO!

 
Antonio Riello, artista che da anni lavora con ironia sul filo della manipolazione, ci concede una lucida analisi sull'originalità dell'opera e su come siano cambiate alcune dinamiche nel mondo dell'arte...

di

L’ormai scontata frase: “ma questo lo potrei fare pure io” (da cui il titolo di un noto libro di Francesco Bonami sull’ Arte Contemporanea), che ricorre bisbigliata e sommessa, con una punta di desolazione, ad ogni opening, è un tormentone che mi ha decisamente annoiato. Non se ne può davvero più.

Ho provato naturalmente a mettere a tacere i “filistei” di turno con la pittura e il disegno portati al limite del virtuosismo (ma in verità anche con la scultura in gesso in stile accademico, quasi canoviano….), senza ottenere comunque risultati definitivi e certi: purtroppo c’è sempre qualche furbone globalizzato che infatti  sbotta con robe del genere: “magari te li sei fatti dipingere da qualcuno in Cina”, “Hai qualcuno che te lavora per te a Bali”.

Così mi sono risolto a concepire un’ opera che solo io, al di là di veri o presunti “ghost-artists”, posso legittimamente fare. Si tratta appunto di ORIGINAL RIELLO.

Dei bruciatori nuovi, originali e funzionanti prodotti dalla RielloGroup e trasmutati, attraverso il potente rituale della “firma dell’artista”, in autentiche (e quindi doppiamente “originali”) opere d’arte. La firma è stata realizzata in acciaio cromato ed è completa di anno (il 2011).

Per poterla realizzare, negli stessi termini, qualcuno dovrebbe chiamarsi, se non Antonio Riello, almeno Riello di cognome, essere riconosciuto come un artista e trovare uno spazio artistico deputato per esporre il lavoro (in questo caso la Galleria Michela Rizzo di Venezia).

Forse teoricamente non impossibile, ma praticamente certo molto improbabile, qui ci siamo.

Ma questa installazione, intende anche focalizzare l’attenzione – attraverso un “art-uso” dell’ omonimia – sull’importanza dei puri dati anagrafici nel contesto artistico.

Un tempo sembrava contare la biografia (cioè quello che un/a artista aveva fatto nel corso della propria carriera), oggi è l’elemento anagrafico (ovvero il dove e il quando si è nati) ad essere prevalente. Gli artisti sembrano sempre più spesso delle pedine di un grande Risiko dell’arte, determinato da scelte “strategiche” e sottoposto tanto alle regole ferree del “politically correct” quanto agli imperativi categorici del mercato globale. Un po’ quello che succede con i Premi Nobel della Letteratura e della Pace. La questione non è se ci piace, o no, che sia così – è un dato di fatto e basta – quanto piuttosto di riuscire a rendere questa situazione in modo chiaro, sottraendola ad approcci inutilmente ipocriti o ingannevoli.

Dare visivamente appunto consapevole “epifania” di questo stato delle cose. Senza sterili polemiche, di certo, ma anche senza covare false ingenuità. Proprio per tale scopo, mi piace fornire nei cataloghi sempre un luogo di nascita diverso….sono “nato” ormai dappertutto: Gerusalemme, Baghdad, Kabul, Parigi, Crakovia, Città del Vaticano, Venezia, Saint Moritz, Portofino, Marostica, Pittsburgh, Nottingham, San Paolo, e tanti altri posti ancora (una volta, disperato e a corto di elementi geografici, ho dichiarato di essere nato su una nave in viaggio sull’Oceano Atantico).

Ci sono stati dei momenti nei quali le arti visive hanno rappresentato, con serietà ed efficacia, i momenti più alti della coscienza critica della società e ci sono stati, viceversa, anche dei momenti nei quali la società e il potere si sono serviti dell’arte come forma, più o meno sofisticata, di “controllo sociale”.

Credo che questo sia, per molti aspetti, uno di questi momenti, e il sottolinearlo appropriatamente, rende più credibile, urgente e necessario il lavoro di ogni artista.

 
 
a cura di antonio riello

30 Ottobre – 30 Dicembre 2011

ORIGINAL RIELLO

by ANTONIO RIELLO

curated by Martina Cavallarin

Galleria Michela Rizzo

2597,San Marco

Venezia

orari: martedì-sabato 10.00-13.00 e 15.00-19.00

 
 
[exibart]

5 Commenti

  1. Mi spiace per Riello, ma non è più il luogo
    della banalità la pitturaccia che lui cita
    in opposizione a “questo lo so fare anche io”.
    E’ proprio il suo tipo di arte di regime ad essere scontata,prevedibile e manierata oltre che decadente e decaduta.
    Vuote e necrofili ironie di linguaggio fine a sè
    stesse.
    Ma siamo alla frutta.
    Con la crisi distruttiva in atto, di queste
    forme di decadenza, tra un anno non si ricorderà
    più nessuno!

  2. “Dei bruciatori nuovi, originali e funzionanti prodotti dalla RielloGroup e trasmutati, attraverso il potente rituale della “firma dell’artista”, in autentiche (e quindi doppiamente “originali”) opere d’arte. La firma è stata realizzata in acciaio cromato ed è completa di anno il 2011.”

    Che significa? per essere originali bisogna proporre i prodotti della casa madre. Dove sta “l’orginalita” nell’arte, dove sta l’opera d’arte? Abbiamo perso, sono convinto, di mira l’oggetto del desiderio che comunemente chiamiamo “OPERA D’ARTE”.
    Piuttosto, mi sembra una trovata pubblicitaria ben fatta, a regola d’arte. In questo il signor Riello Group sa fare bene il suo mestiere di imprenditore.

    Cattelan? Direi “che si trovano” come compagni di strada e di avventura.
    Cordialmente, Sandro Bongiani

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