Dopo aver fatto tappa a Martina Franca, si è chiuso a Manduria il terzo e ultimo appuntamento della rassegna Videoart Yearbook 2006 – Annuario della videoarte italiana, curata da Renato Barilli. La rassegna, promossa dal Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna, già presentata nella città emiliana la scorsa estate, è stata inserita tra le attività culturali dell’ARS MAC (Arsenale Mediterraneo delle Arti Contemporanee della provincia di Taranto), con una volontà esplicitamente didattica volta ad avvicinare un’utenza giovanissima ai linguaggi dell’arte contemporanea.
Quarantaquattro gli artisti selezionati, per rappresentare il meglio della videoarte dell’ultimo anno. Una carrellata che attraverso soluzioni differenti, registri plurali, visioni contrastanti, raccoglie alcune delle molteplici possibilità d’espressione realizzabili con l’uso della tecnologia video.
Tra le narrazioni strutturalmente più complesse, spicca il raffinato 2012 di Sarah Ciracì, un vero e proprio racconto realizzato come una futuristica intervista-testimonianza ad un sopravvissuto. Presenze aliene benevole che intervengono subliminalmente per salvare la Terra dal cataclisma del 2012. Un nuovo Diluvio Universale, da cui l’umanità si salva accorrendo in architetture aerodinamiche che si rivelano essere salvifici ufo (o novelle arche di Noè). Fascinazione da atmosfere new age, rispondenze cosmiche e misteri dello spazio, tracce presenti in molti altri lavori della Ciracì, anche qui trovano soluzioni poetiche e di grande equilibrio.
Altrettanto articolato il video di Zimmerfrei Panorama-Roma, che assorbe in se un linguaggio fortemente teatrale. Piazza del Popolo, ripresa in una panoramica di 24 ore, fa da palcoscenico alla rappresentazione della duplicità estraniante della vita contemporanea. Frenesia fuori, silenzio e interrogativi dentro. Il tempo scorre, le auto sfrecciano in lontananza e la gente passa e ripassa freneticamente; in primo piano, in un tempo diverso, come un fuori sincrono, l’attenzione si sofferma isolando gesti ed espressioni sincopate di personaggi che si muovono inquieti come in delle micro performance.
Parte con toni quasi documentaristici l’intenso Senza respiro e voce, di Michela Formenti. Una processione di donne in abiti neri e dal volto velato, attraversa le strade affollate di una città, e diventa narrazione emotiva ed emozionante attraverso l’uso fortemente soggettivato delle inquadrature: primissimi piani su dettagli banali, fino ad arrivare ad una perdita di fuoco, come un perdersi tra i propri pensieri e poi tornare guardare, ampliando la visione. Intanto il sottofondo della litania acuta ed ossessiva, diventa sempre più una presenza incombente ed esasperata.
Altro filone quello di lavori come Caccolaman di Laurina Paperina o A short trip in the Other Side of the Galaxy di Rebecca Agnes , che recuperano il fare artistico legato alla manualità e fanno del disegno animato la propria via di esplorazione. E ancora, soluzioni che giocano tra l’ironico ed il grottesco, e puntano ad una sollecitazione divertente e dissacrante: come in Aura di Maurizio Mercuri e Bambenella di Franco Silvestro.
Su uno sfondo azzurro, una bandiera che si muove e, come una macchia di Rorschach, diviene aquilone, uccello, missile: è l’oggetto di Lies di Stefano Cagol, video che parte da una forma per liberarla e portarla all’astrazione.
Quattro ore e mezza circa, per 48 video, in cui i 44 artisti selezionati svelano altrettanti scorci sulle possibilità di osservazione e di risposta al mondo reale e a quello interiore. Un’importante occasione per il pubblico pugliese, e in particolare della provincia jonica, che troppo raramente ha l’opportunità di godere nel proprio territorio della produzione artistica più attuale e di tenere il passo con quanto accade a livello nazionale.
Occasione certamente migliorabile nei luoghi e nei modi della fruizione: il taglio didattico ed educativo, risulterebbe molto più accattivante, e non solo per un pubblico in età scolare, portando la rassegna fuori dalle scuole, dove rischia di rimanere confinata e imposta, e darle invece respiro nei cinema, nelle piazze, nei luoghi di ritrovo, come del resto già il lancio di tale operazione ha visto fare nel capoluogo emiliano.
maria grazia taddeo
mostra visitata l’8 gennaio 2007
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Non ho vistro la mostra, ma sono contenta che finalmente nella mia terra si cominci a muovere qualcosa riguardante l'arte contemporanea....
Caro Andrea,
mi dispiace che tu non condivida la mia opinione, ma vivendo in veneto ho la possibilità di vedere diverse mostre di arte contemporanea importanti e non che danno la possibilità di selezionare ciò che si vuol vedere. Se a questo paragono la situazione della Puglia e di Taranto in particolare, dove anche l'unica grande realtà museale come quella del Museo Archeologico è chiusa da troppo tempo e nessuno fa niente e dice niente perchè la situazione cambi, beh preferisco vedere che qualcuno in provincia si interessa di arte contemporanea e la comincia a promuovere anzichè lasciare che niente accada....
mi spiace molto quando si manifestano considerazioni senza neanche aver visto i progetti, denota una superficialità di approccio, purtroppo comune a tanti... per quanto riguarda il concetto di 'purché si muova...' non sono d'accordo. Preferisco non vedere che convalidare attività di 'colonialismo culturale'
taranto non è nata ai margini, ce l'hanno portata.... ed ora sarà una gran fatica ridarle fortuna artistica.
in bocca al lupo