Categorie: altrecittà

Ritorna la Biennale di Gubbio

di - 24 Marzo 2005

È vero che le biennali prolificano come funghi, ed è altrettanto vero che iniziative espositive di questo genere hanno raramente la qualità desiderata e desiderabile. La Biennale di Gubbio, che il prossimo anno festeggia il decennale dalla sua ultima edizione (1996), s’appresta a ripartire con nuovi entusiasmi e con una storia alle spalle che la riscatta da ogni sospetta improvvisazione.
Innanzitutto, la Mostra Mercato Nazionale della Ceramica e Leghe Metalliche inaugurata il 14 agosto del 1956, pur inserendosi in una programmazione folcloristica, aveva già presupposti capaci di far prevedere uno sviluppo. La presenza di Leoncillo Leonardi, ad esempio, contraddistingue quelle prime edizioni, sia in qualità di giurato sia come partecipante, ed indica una direzione che, al di là delle interruzioni, sarà seguita nel succedersi delle manifestazioni. Una storia, quindi, specchio di una società che mutava le sue prospettive produttive da artigianato tipico a più generale ricerca artistica e progettuale, una storia che è stata evocata come fondamento culturale nel discorso del curatore Giorgio Bonomi, pronunciato alla presentazione del catalogo della Collezione Comunale tenutasi a Palazzo Ducale il 9 febbraio scorso. Con un’appassionata invettiva nei confronti degli effimeri effetti dei grandi eventi, Bonomi ha posto l’accento sulla necessità di comporre un’impalcatura culturale sulla quale erigere la coscienza del fare contemporaneo ed ha sottolineato, per finire, l’importanza della collezione permanente e della musealizzazione. Si riferiva, a tal proposito, alla neonata collezione comunale d’opere delle biennali ospitata al piano nobile del Palazzo Ducale di Gubbio.
Disposta secondo un ordine cronologico, la collezione presenta pezzi importanti di Leoncillo, un interessantissimo lavoro di Enrico Castellani, ma soprattutto, mostra quella parte prototipica e progettuale che, tra gli anni Sessanta e Settanta, ha orientato la produzione industriale e la ricerca didattica.
Forse sulla scia di una continuità, in tal senso, la Biennale di Gubbio ha pianificato per le prossime edizioni una stretta collaborazione con L’Accademia di Belle Arti di Perugia, nella previsione di dedicare una sezione agli allievi dell’Accademia. L’esperienza espositiva della “storica” biennale umbra è stata testimoniata, infine, da Mirella Bentivoglio la quale, da artista, ha colto l’importanza del luogo ricordando l’arricchimento dei significati quando si lavora site specific. Nel catalogo della collezione è possibile constatare la variazione di obbiettivi e di intenti nelle Sequenze di storia della Biennale di Gubbio: laddove Maurizio Terzetti cita gli interventi critici di Giulio Carlo Argan, Enrico Crispolti e Bruno Corà. Da una chiara impostazione artigianale o pre–industriale, la manifestazione si occupa di dichiarare una sua autonomia intellettuale, che va dal progetto sociale di avvicinamento tra pratiche artigianali ed artistiche, alla didattica in Gubbio 76 diretta da Crispolti. Nel decennio successivo l’edizione curata da Vittorio Fagone è un’esposizione di scultori che vanno da Lorenzetti a Magnoni, da Alviani a Barisani. Pressoché invariata è l’etica espositiva adottata dalla coppia di curatori Marisa Vescovo e Giorgio Bonomi, nell’edizione 1992, in cui le opere dialogavano con le antiche mura della città. Un’immagine questa ripresa nell’ultima edizione da Corà con la mostra Forma Urbis che si sposta dal semplice assemblaggio oggettivo di antico a moderno, per approdare ad una fusione di pratiche. Quasi tornando al discorso crispoltiano, Corà ripropone la collaborazione tra competenze diverse, artigianale ed artistica, nel segno di uno scambio, di uno sforzo unificato in una finalità produttiva.

marcello carriero


XXIV BIENNALE DI GUBBIO
Opere delle biennali di Gubbio nella Collezione Comunale 1956 – 1996
Gubbio (Pg) Palazzo Ducale, fino al 30 giugno 2005
Tutti i giorni, escluso il lunedì dalle ore 9 alle 19


[exibart]


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